Uno su tre salta la prima colazione
Uno su tre salta regolarmente il primo pasto quotidiano, di cui esistono quattro varianti Pubblicata la prima ‘Rassegna sulla nutrizione’. In calo dal 2007 il consumo di carne di maiale, latte, formaggio a pasta dura, cereali, zucchero e alcolici.
L’evoluzione delle abitudini alimentari degli svizzeri sotto la lente nella prima ‘Rassegna sulla nutrizione’ dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav).
Gli svizzeri non amano particolarmente fare colazione: il “consumo irregolare” del primo pasto quotidiano ha un’alta prevalenza nella popolazione adulta (34,8%). È quanto emerge da uno studio pubblicato online giovedì – unitamente ad altre indagini su temi inerenti alla nutrizione (cfr. sotto) – nella prima ‘Rassegna sulla nutrizione in Svizzera’ a cura dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav). Tuttavia, l’impatto di questo comportamento sulla qualità globale dell’alimentazione è giudicato “modesto” dagli autori, in quanto l’apporto energetico solitamente viene garantito da pranzi più lauti. La ricerca ha permesso di distinguere quattro principali tipi di colazione: ‘pane’ (pane bianco, burro e altri prodotti da spalmare zuccherati; 18,7%), ‘cereali zuccherati’ (latte, cereali zuccherati, dolci; 15%), ‘salato’ (salumi, formaggio; 13,7%) e ‘birchermuesli’ (fiocchi di cereali non trasformati e non zuccherati, yogurt, noci e frutta; 17,8 per cento).
‘Birchermuesli’, non c’è di meglio
Il consumo regolare di quest’ultimo tipo di colazione è associato a una migliore qualità globale dell’alimentazione, se confrontato con gli altri tipi di colazione. In genere, una colazione di ‘buona o eccellente qualità’ si distingue da una colazione di ‘cattiva qualità’ per il consumo più elevato di pane, frutta, verdure, latte, succo di frutta e per il minore consumo di bevande gasate, viene sottolineato nello studio. I risultati dell’analisi rilevano anche differenze fra le regioni linguistiche. Fra i consumatori della colazione di tipo ‘pane’ i romandi sono sovrarappresentati. Analogamente, gli svizzero-tedeschi preferiscono il genere ‘birchermuesli’. L’indagine conferma poi le differenze tra regioni linguistiche nel consumo quotidiano di certi alimenti e bevande tra cui latte, yogurt e caffè.
Meno di questo, più di quello
Nell’arco di dieci anni (2007-2016), in Svizzera si è ridotto in maniera significativa il consumo pro capite di carne di maiale, latte, formaggio a pasta dura, cereali, zucchero e bevande alcoliche; per contro, è aumentato il consumo di pollame, latticini a lunga conservazione, olio di colza, leguminose, alcuni frutti e alcuni prodotti di tendenza come avocado, vari tipi di noci e quinoa. L’evoluzione delle abitudini alimentari nell’ultimo decennio è descritta nell’‘Analisi delle tendenze relative al consumo di generi alimentari in Svizzera’ pubblicata nella ‘Rassegna’ dell’Usav. La popolazione è aumentata, e di conseguenza pure il consumo complessivo di generi alimentari. Quello pro capite, invece, è in diminuzione. Le cause di questa tendenza, in atto dalla fine degli anni 80, “sono molteplici” (c’entra anche il diminuito fabbisogno energetico dovuto alla popolazione che invecchia e al lavoro che è meno impegnativo sotto il profilo fisico) e “non da ultimo riconducibili al comportamento dei consumatori [ad esempio il turismo degli acquisti, ndr] e alle abitudini alimentari della popolazione”, si legge nello studio.
‘Salutista e di tendenza’
L’analisi – che si basa sul sondaggio nazionale sull’alimentazione menuCH, realizzato per la prima volta dall’Usav nel 2014-2015, e sul bilancio alimentare calcolato dall’Unione svizzera dei contadini – mette appunto in relazione le mutate abitudini alimentari anche con “lo stile di vita della società odierna”. La diminuzione del consumo di carne di maiale e il concomitante aumento del consumo di pollame (ritenuto più ‘sano’ rispetto al maiale) viene così ricondotto, tra l’altro, alla tendenza verso “un’alimentazione salutista e di tendenza (cibi integrali e dietetici, alimentazione vegana o super food) con una forte presenza mediatica”. Un tipo di alimentazione che porta a privilegiare ad esempio lenticchie, ceci, noci varie, farro, quinoa, avocado, bacche e frutta tropicale e subtropicale. “Particolarmente evidenti”, per contro, sono “la costante diminuzione dell’utilizzo di latte e la tendenza negativa del formaggio a pasta dura”, acquistabile Oltreconfine a prezzi inferiori.