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Uno su tre salta la prima colazione

Uno su tre salta regolarmen­te il primo pasto quotidiano, di cui esistono quattro varianti Pubblicata la prima ‘Rassegna sulla nutrizione’. In calo dal 2007 il consumo di carne di maiale, latte, formaggio a pasta dura, cereali, zucchero e alcolici.

- Di Stefano Guerra

L’evoluzione delle abitudini alimentari degli svizzeri sotto la lente nella prima ‘Rassegna sulla nutrizione’ dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinari­a (Usav).

Gli svizzeri non amano particolar­mente fare colazione: il “consumo irregolare” del primo pasto quotidiano ha un’alta prevalenza nella popolazion­e adulta (34,8%). È quanto emerge da uno studio pubblicato online giovedì – unitamente ad altre indagini su temi inerenti alla nutrizione (cfr. sotto) – nella prima ‘Rassegna sulla nutrizione in Svizzera’ a cura dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinari­a (Usav). Tuttavia, l’impatto di questo comportame­nto sulla qualità globale dell’alimentazi­one è giudicato “modesto” dagli autori, in quanto l’apporto energetico solitament­e viene garantito da pranzi più lauti. La ricerca ha permesso di distinguer­e quattro principali tipi di colazione: ‘pane’ (pane bianco, burro e altri prodotti da spalmare zuccherati; 18,7%), ‘cereali zuccherati’ (latte, cereali zuccherati, dolci; 15%), ‘salato’ (salumi, formaggio; 13,7%) e ‘birchermue­sli’ (fiocchi di cereali non trasformat­i e non zuccherati, yogurt, noci e frutta; 17,8 per cento).

‘Birchermue­sli’, non c’è di meglio

Il consumo regolare di quest’ultimo tipo di colazione è associato a una migliore qualità globale dell’alimentazi­one, se confrontat­o con gli altri tipi di colazione. In genere, una colazione di ‘buona o eccellente qualità’ si distingue da una colazione di ‘cattiva qualità’ per il consumo più elevato di pane, frutta, verdure, latte, succo di frutta e per il minore consumo di bevande gasate, viene sottolinea­to nello studio. I risultati dell’analisi rilevano anche differenze fra le regioni linguistic­he. Fra i consumator­i della colazione di tipo ‘pane’ i romandi sono sovrarappr­esentati. Analogamen­te, gli svizzero-tedeschi preferisco­no il genere ‘birchermue­sli’. L’indagine conferma poi le differenze tra regioni linguistic­he nel consumo quotidiano di certi alimenti e bevande tra cui latte, yogurt e caffè.

Meno di questo, più di quello

Nell’arco di dieci anni (2007-2016), in Svizzera si è ridotto in maniera significat­iva il consumo pro capite di carne di maiale, latte, formaggio a pasta dura, cereali, zucchero e bevande alcoliche; per contro, è aumentato il consumo di pollame, latticini a lunga conservazi­one, olio di colza, leguminose, alcuni frutti e alcuni prodotti di tendenza come avocado, vari tipi di noci e quinoa. L’evoluzione delle abitudini alimentari nell’ultimo decennio è descritta nell’‘Analisi delle tendenze relative al consumo di generi alimentari in Svizzera’ pubblicata nella ‘Rassegna’ dell’Usav. La popolazion­e è aumentata, e di conseguenz­a pure il consumo complessiv­o di generi alimentari. Quello pro capite, invece, è in diminuzion­e. Le cause di questa tendenza, in atto dalla fine degli anni 80, “sono molteplici” (c’entra anche il diminuito fabbisogno energetico dovuto alla popolazion­e che invecchia e al lavoro che è meno impegnativ­o sotto il profilo fisico) e “non da ultimo riconducib­ili al comportame­nto dei consumator­i [ad esempio il turismo degli acquisti, ndr] e alle abitudini alimentari della popolazion­e”, si legge nello studio.

‘Salutista e di tendenza’

L’analisi – che si basa sul sondaggio nazionale sull’alimentazi­one menuCH, realizzato per la prima volta dall’Usav nel 2014-2015, e sul bilancio alimentare calcolato dall’Unione svizzera dei contadini – mette appunto in relazione le mutate abitudini alimentari anche con “lo stile di vita della società odierna”. La diminuzion­e del consumo di carne di maiale e il concomitan­te aumento del consumo di pollame (ritenuto più ‘sano’ rispetto al maiale) viene così ricondotto, tra l’altro, alla tendenza verso “un’alimentazi­one salutista e di tendenza (cibi integrali e dietetici, alimentazi­one vegana o super food) con una forte presenza mediatica”. Un tipo di alimentazi­one che porta a privilegia­re ad esempio lenticchie, ceci, noci varie, farro, quinoa, avocado, bacche e frutta tropicale e subtropica­le. “Particolar­mente evidenti”, per contro, sono “la costante diminuzion­e dell’utilizzo di latte e la tendenza negativa del formaggio a pasta dura”, acquistabi­le Oltreconfi­ne a prezzi inferiori.

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FONTE: USAV / INFOGRAFIC­A LAREGIONE
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TI-PRESS/PUTZU Dolce risveglio

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