Giorni di fuoco
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Mentre in Ticino ci si appresta a discutere la proposta di statalizzare l’assicurazione contro gli incendi
«Il sistema di assicurazione contro gli incendi in Svizzera è unico al mondo». A sostenerlo è l’Associazione degli istituti cantonali di assicurazione (Aica), ente che raggruppa gli assicuratori pubblici nell’ambito della protezione antincendio. Unico perché spesso in mani statali e perché prevede la solidarietà tra cantoni. Un modello di cui però il Ticino non ne fa parte. Oggi 19 cantoni condividono questo approccio, che copre così il 70% del parco immobiliare elvetico, pari a 1,9 milioni di stabili per un valore totale di duemila miliardi di franchi. La discussione in merito a un cambiamento del sistema assicurativo contro gli incendi a livello ticinese è stata rilanciata nei giorni scorsi da un’iniziativa parlamentare sottoscritta da otto granconsiglieri di Ps, Ppd, Plr, Lega e Partito comunista. Come già avviene, appunto, in tanti altri cantoni, la proposta dei deputati chiede, in buona sostanza, che venga creato un Istituto cantonale per l’assicurazione contro gli incendi e gli eventi naturali che abbia il monopolio in materia, rendendo tra l’altro obbligatoria tale copertura (fino a oggi facoltativa) per tutti gli immobili costruiti in Canton Ticino, nonché per tutti i beni mobili presenti all’interno delle proprietà assicurate. Un cambiamento di questo tipo può rappresentare un miglioramento per gli assicurati? «Dal punto di vista strettamente tecnico, no – risponde da noi interpellato l’avvocato Carlo Luigi Caimi, Ombudsman per le assicurazioni private in Ticino –. Cambierebbero soltanto i soggetti che assicurano, oggi i privati domani il pubblico, ma non vi sarebbe niente di positivo». Per Caimi non vi sono motivi per un passaggio del genere, visto che il sistema attuale funziona bene: «Sono vent’anni che faccio l’Ombudsman e non ho mai visto uno svantaggio che derivi dal fatto che c’è un sistema di assicurazione privata, ne per gli assicurati, ne per terzi. Mentre posso confermare che gli assicuratori svolgono in maniera corretta il loro compito».
Caimi: ‘Nessun vantaggio per i ticinesi’. Battaglia-Richi (Acsi): ‘Da prendere in considerazione’.
Come si può spiegare dunque la buona riuscita del modello pubblico e obbligatorio in vigore in altri cantoni? «È semplicemente un sistema diverso che riguarda una scelta storica e politica. Trovo che se il Canton Ticino, come altri, ha deciso di non introdurre fino adesso un’assicurazione del genere è perché non ve ne è stata necessità». Caimi si dice pure scettico rispetto a un eventuale abbassamento dei premi, «tutto da dimostrare, in alcuni cantoni della Svizzera interna sono invece piuttosto alti».
Duemila miliardi di franchi il patrimonio coperto dalle assicurazioni cantonali
C’è poi da considerare che «tra i privati alcune società cooperative permettono ai soci di partecipare agli utili conseguiti, e ciò comporta una riduzione dei premi». Neppure l’obbligatorietà avrebbe «un grande effetto sui prezzi», in quanto già oggi quasi tutti i proprietari di immobili hanno un’assicurazione. «Del modello attuale è invece da ritenere positiva la libera scelta di cui possono disporre
gli utenti. E non bisogna dimenticare che un istituto cantonale sarebbe tutto da creare. Non è scontato». Per Evelyne Battaglia-Richi, presidente dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi) quello che sarebbe da valutare in questo caso sono i vantaggi effettivi per i consumatori, «in particolare le condizioni alle quali uno deve aderire o viene assoggettato a questa assicurazione». Senza escludere una presa di posizione ufficiale da parte dell’Acsi sul tema dopo aver analizzato in dettaglio l’iniziativa, la presidente Battaglia si dice di principio favorevole a una proposta che vada nella direzione di garantire una maggior copertura per gli utenti. «E se addirittura i premi fossero minori, anche meglio».