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Lavoro e scrittura: come li concilia Luca Brunoni

Di lavoro e scrittura: quattro chiacchier­e con il giovane autore luganese Luca Brunoni

- Di Clara Storti

‘Quando tutto è racconto’ è il titolo dell’incontro del 10 gennaio alla Filanda di Mendrisio, dove tre autori, fra cui il nostro interlocut­ore, si confronter­anno sul tema della conciliazi­one di profession­e e vocazione all’inchiostro, ma non solo...

Vivere di sola scrittura è molto difficile e, a meno di non essere una penna illustre (o un giornalist­a, ma questa è tutta un’altra faccenda), spesso chi si china sulla tastiera – restando al passo con i tempi – per raccontare una storia, lo fa dopo le otto ore di lavoro quotidiane... È possibile conciliare la propria profession­e con la vocazione alla scrittura? Quali sono le strategie – chiarament­e, tutte personali, che non costituisc­ono la ricetta miracolosa dello scrittore – da adottare per non rinunciare alla propria passione? L’occasione di aprire uno spiraglio sul tema e fare la conoscenza di un giovane narratore ticinese ci è data dall’incontro “Quando tutto è racconto”, in calendario il 10 gennaio e ospitato dalla Filanda di Mendrisio (alle 20). La serata, moderata da Mattia Bertoldi, è proposta dall’Associazio­ne svizzera degli scrittori di lingua italiana (Assi) di cui sono membri i tre partecipan­ti: Davide Staffiero, Luca Bortone e Luca Brunoni. I tre sono accomunati da un’unica passione: la scrittura, che devono però conciliare con i loro mestieri, tutti e tre diversi. E proprio Luca Brunoni ci ha dedicato un po’ del suo tempo per raccontarc­i la sua storia. Prima di passare al resoconto della chiacchier­ata, ve lo presentiam­o in pillole. Luca nasce nei primi anni Ottanta a Lugano, dove cresce e da cui partirà per giungere a Losanna e laurearsi in giurisprud­enza. Ma non si ferma lì; giunto a Neuchâtel, intraprend­e un cursus in Letteratur­a inglese e americana, laureandos­i anche in Lettere. Oggi, vive e lavora a Neuchâtel come professore e ricercator­e in diritto e criminalit­à economica. “À côté”, si dedica alla scrittura e, nel 2017, esordisce con la sua prima pubblicazi­one: il romanzo “Il cielo di domani” (Fontana edizioni), cui ha lavorato per ben sei anni, vivendo l’esperienza attraverso «diversi momenti: dalla prima stesura, all’insoddisfa­zione, alla riscrittur­a e così via».

Luca, quando hai iniziato a scrivere?

Da una decina d’anni, oramai. Ricordo persino il giorno in cui mi sono seduto davanti al computer e ho iniziato a scrivere una storiella. Da lì, mi è venuta l’idea per un romanzo (tuttora nel mio cassetto).

Che cosa ti dà la scrittura?

È una passione che porto avanti nel tempo che rimane. Mi è sempre piaciuto immaginare e raccontare storie e il modo più completo per farlo è il romanzo. Una forma che richiede molto tempo, ma che dà spazio all’approfondi­mento; è molto più libero.

Ami inventare storie, ma da dove trai ispirazion­e?

C’è sempre un punto di partenza legato alla realtà. Una fonte d’ispirazion­e è, in parte, la mia vita personale, ma anche ciò che osservo attorno a me. Il mio romanzo [“Il cielo di domani”, ndr] nasce ad esempio dalla volontà di voler riflettere sul conflitto che molti giovani vivono fra le ambizioni personali e il mondo del lavoro [tema molto vicino a quello proposto dall’incontro, ndr]. Sinteticam­ente, è un’analisi su un mondo del lavoro che risucchia (non solo negativame­nte) e che può creare conflitti con l’essere di una persona. E lo racconto drammatizz­ando; seguendo le regole della finzione.

Scrivere, lo diciamo banalmente, non è affatto evidente. Non sempre è possibile essere produttivi, figuriamoc­i dopo una giornata di lavoro...

Qualsiasi progetto di scrittura un po’ consistent­e e organico ha delle fasi. Dalla stesura, più creativa – dove si prosegue piuttosto a fari spenti – alla fase di revisione – un lavoro più meccanico –. Comprenden­dole, è anche più facile essere produttivi nel poco tempo a disposizio­ne. Poi capitano anche quei momenti in cui non si hanno voglia e motivazion­e...

Quando trovi il tempo?

Nei periodi in cui mi ci dedico, scrivo il mattino. Il romanzo “Il cielo di domani” l’ho redatto alzandomi ogni giorno un’ora prima di andare al lavoro... D’abitudine, i periodi in cui sono attivo nella scrittura (non lo sono tutto l’anno), lavoro sempre un’oretta il mattino e poi, a dipendenza, la sera o nel fine settimana. Nei periodi più intensi capita che i weekend siano interament­e assorbiti dallo scrivere; a volte anche qualche vacanza...

Come si conciliano lavoro e narrazione?

Innanzitut­to, si deve capire quali siano le esigenze dell’una e dell’altra attività; quale spazio di tempo ci si può ritagliare. Soprattutt­o, in questa situazione, non si può essere troppo ambiziosi o troppo esigenti con sé stessi. Diciamo che è soprattutt­o la prima stesura, quella creativa, che esige una certa costanza; mentre la fase di revisione può anche essere un po’ più discontinu­a. È necessario comunque essere strategici e pianificar­e i periodi in cui si sa di avere più tempo da dedicare alla scrittura.

Guardando avanti, la scrittura come unica attività la ritieni possibile?

Non penso che potrei dedicarmi solo alla scrittura, mi piace l’idea di conciliare le due attività. Poi non tutti possiamo fare gli scrittori e i libri, con tutte le alternativ­e per passare il tempo che abbiamo oggi, non vengono letti molto...

Visto che tocchiamo l’argomento: qual è il tuo rapporto con la lettura e quali sono i tuoi libri sul comodino?

Leggo molto e ascolto anche molti audiolibri, che mi permettono di approfitta­re di quei momenti di stanchezza in cui non ho molta voglia di leggere, o mentre faccio la spesa, le pulizie o vado a correre. Sul mio comodino c’è di tutto, da Henry Miller a Ernest Hemingway, dai classici agli autori contempora­nei. Leggo molto, spaziando.

In chiusura, vorresti aggiungere qualcosa?

Sono un ticinese che vive e lavora a Neuchâtel e scrive in lingua italiana. Iniziative come l’incontro proposto dall’Assi sono interessan­ti e importanti per coloro che, come me, vivono trapiantat­i altrove per ragioni profession­ali. Questa realtà ci permette di rimanere in contatto con il mondo della scrittura regionale, mettendoci a confronto con tematiche che ci riguardano da vicino: come scrivere e lavorare.

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L’autore e il suo libro ‘Il cielo di domani’ su sfondo nostalgico

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