Israele bombarda l’Isis nel Sinai
Il Cairo – Israele sta colpendo i santuari dell’Isis nel Sinai. Ma non ditelo. L’ammissione di Abdel Fattah Al Sisi, affidata alla Cbs, è di quelle che mutano gli scenari. Non che il presidente egiziano abbia rivelato chissà quale segreto (che aveva cessato di essere tale da tempo per i circoli di intelligence), ma è la prima volta che un capo di Stato arabo riconosce di avere aperto il proprio territorio a operazioni militari israeliane. L’ammissione, che conferma precedenti indiscrezioni del ‘New York Times’ e del sito israeliano Ynet, è stata fatta in un’intervista che sarà trasmessa domenica dalla tv statunitense, nonostante la richiesta del governo egiziano di non diffonderla. Secondo le anticipazioni della Cbs, alla domanda sulla cooperazione con Israele, Sisi ha risposto: “È corretto, abbiamo un ampio spettro di cooperazione con gli israeliani”. L’anticipazione non aggiunge altro ma basta a far dire che il presidente egiziano “ha confermato che i propri militari stanno lavorando con Israele contro i terroristi nel nord del Sinai”. È facile capire la successiva reticenza egiziana alla diffusione dell’intervista. Nonostante i reciproci interessi economici crescenti e la “pace” con Israele del 1979 (costata la vita al presidente Sadat), la retorica anti-sionista in Egitto è sempre una garanzia di popolarità. Ne sa qualcosa il deputato cacciato dal parlamento per aver incontrato l’ambasciatore israeliano. Già in febbraio, peraltro, il ‘New York Times’ aveva scritto che nei precedenti due anni Israele ha compiuto oltre cento raid aerei in Egitto, in media uno alla settimana, con il beneplacito di Sisi. Mentre in precedenza Ynet aveva rivelato che aerei da guerra egiziani hanno sorvolato brevemente lo spazio aereo israeliano per bombardare postazioni dell’Isis nei pressi del confine nord del Sinai.