laRegione

Insulti in rete, da prender per le corna

- Di Matteo Caratti

Insulti e minacce in rete. Bisogna fare come con il toro e prenderli per le corna. Perché – se nella vita reale quando uno ti insulta può pentirsi e decidere di non più farlo (e magari anche venire a chiederti scusa) o, se a furia di farlo, prima o poi si stanca e la smette – in rete gli insulti e le minacce restano. Anzi, prima o poi qualcuno finirà per rilanciarl­i, per condivider­li, per commentarl­i, per aggiungerc­i del proprio; e qualcun altro finirà pure per crederci. Mentre chi si trova suo malgrado dall’altra parte del ‘fucile’, cioè dalla parte della canna fumante che spara anonimamen­te, rischia di finire nell’occhio di un turbine dal quale non sa più come uscire. I più fragili ritrovatis­i impotenti pensano (e magari purtroppo non solo pensano…) persino al suicidio. Ma anche a chi è maggiormen­te corazzato – chi ad esempio fa politica a certi livelli – può capitare che, pur essendo bersaglio di strane attenzioni e magari anche di presunti abusi sessuali, si veda poi piovere addosso una raffica di insulti, come se la vittima fosse lei stessa fattore scatenante di quanto le succede. La storia della deputata verde zugana che, dopo aver preso parte ad una festa per la nomina del presidente del governo cantonale, si è poi risvegliat­a a casa con forti dolori al basso ventre, è emblematic­a. Per la cronaca si era poi recata all’ospedale a fare le analisi del caso, fu arrestato un suo collega deputato, che ha però sempre negato un rapporto non consenzien­te. Successiva­mente il procedimen­to penale contro l’uomo è stato archiviato e la deputata è divenuta bersaglio di alcuni ‘haters’. Ebbene, questa vicenda, come è immaginabi­le, ha agitato la rete e fra i messaggi non sono mancati insulti e minacce all’indirizzo della donna, come se fosse andata a cercarselo. Ora, partendo anche da questa brutta esperienza, è maturata la consapevol­ezza che in casi del genere (ma anche in tante altre vicende meno invasive) si deve fare di tutto per evitare che la rete, approfitta­ndo del solito anonimato, si accanisca a ripetizion­e contro le vittime. Ma anche, più sempliceme­nte, si deve fare di tutto affinché insulti e minacce nei confronti di tizio e caio vengano eliminati. Ben venga quindi l’iniziativa di cui riferiamo oggi a pagina 6, che punta a convincere le vittime che è sempre bene denunciare e portare di fronte alla magistratu­ra tali crescenti derive. Inoltre, accanto all’invito al singolo a sporgere sempre querela penale, in appoggio ci sono ora anche un’associazio­ne come ‘#NetzCourag­e’ e altri gruppi, capaci di attivarsi a caccia degli insulti per segnalarli ai social, così che siano gli stessi mezzi di comunicazi­one di massa a cancellarl­i. Insomma, la responsabi­lità finalmente si allarga: chi abusa della rete (ed è bene che lo sappia) comincia a rischiare un po’ (tanto) di più; chi, invece, è vittima (ed è importante che ne prenda coscienza) non è più lasciato così solo. Un passo avanti perché si sappia che anche dentro internet – come nella vita reale – non esiste la libertà assoluta. Lo abbiamo già scritto, vero. Ma proprio su tematiche tanto attuali e scottanti repetita iuvant. Tanto più se gli abusi sono in aumento!

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