Trasparenza in soldoni
Diciotto anni e solo 74 autocertificazioni nella lista dei contributi privati a partiti e candidati Su quattro elezioni, solo tre persone avrebbero ricevuto più di 5’000 franchi da un solo donatore. Nella lista spicca l’assenza di Ppd e Lega.
Settantaquattro segnalazioni in 18 anni. Si riassumono in poco più di tre paginette le donazioni superiori ai 10mila franchi (cinquemila per i candidati alle elezioni cantonali) ricevute da partiti, movimenti politici e comitati referendari dal 2000 in poi in Ticino. Sono tutte autocertificate perché la legge cantonale in materia (è quella sull’esercizio dei diritti politici, Ledp) non prevede nessun tipo di controllo. A mettere cifre sul tavolo è stata la ‘Nzz’ facendo il punto sulla trasparenza in materia di finanziamento dei partiti in Svizzera, dove solo tre Cantoni hanno sinora legiferato in materia: Ginevra, Neuchâtel e Ticino. A marzo 2018 due iniziative popolari sul tema sono state accolte a Friborgo e Svitto, mentre a Palazzo federale si discute sull’iniziativa depositata il 10 ottobre 2017 da Ps, Verdi, borghesi democratici ed evangelici. La lista ticinese, di cui ‘laRegione’ è in possesso, mostra come nello spazio di quattro elezioni cantonali, solo tre candidati al Gran Consiglio (due Plr e un Ppd) hanno annunciato donazioni superiori ai cinquemila franchi. Nell’elenco figurano invece praticamente tutti i principali partiti (il Plr fa il record con una singolo accredito da oltre 280mila franchi, mentre le donazioni medie si aggirano tra i 10 e i 30mila), con l’eccezione di Ppd e Lega. «Semplicemente non abbiamo mai ricevuto donazioni superiori al limite –, precisa il capogruppo leghista Daniele Caverzasio –. Come movimento non abbiamo comunque spese elevate e in genere basta il finanziamento pubblico». Finanziamento che per i maggiori partiti si aggira sui 100mila franchi all’anno. Discorso analogo a quello della Lega in casa popolare democratica: «Non abbiamo ricevuto donazioni superiori ai 10mila franchi – ci dice il vicepresidente Marco Passalia –. Riceviamo contributi da membri del congresso cantonale, membri del comitato e simpatizzanti». La lista viene aggiornata tramite pubblicazioni sul Foglio ufficiale. Non mancano alcune segnalazioni retroattive. Come i 12mila franchi incassati dal Ps dal proprio consigliere di Stato: mille franchi al mese dal 2012 al 2016 pubblicati in un sol colpo sul Foglio ufficiale del 27 giugno 2017. «Si tratta di contributi noti al pubblico – precisa il presidente socialista Igor Righini –. Come pubblici sono peraltro i conti del partito».
Legge aggirabile?
“Quanto sono affidabili queste liste è difficile da dire”, fa notare la ‘Nzz’ dopo aver presentato anche i modelli di Grigioni e Neuchâtel. E aggiunge: “È nella natura delle leggi che possano essere aggirate. Senza sanzioni e controlli, la probabilità è maggiore”. Nella legge ticinese – di recente rivista dal Gran Consiglio – le sanzioni ci sarebbero anche (decurtazione del finanziamento statale ai gruppi parlamentari), ma mancano gli strumenti di accertamento, come ammesso dallo stesso Consiglio di Stato nel settembre 2017 in una risposta a una interrogazione di Carlo Lepori (Ps) e Michela Delcò Petralli (Verdi): il sistema “non prevede un controllo sistematico delle donazioni ricevute da partiti e canditati, né conferisce al Consiglio di Stato la facoltà di compiere ispezioni”. Per scelta politica, faceva notare il governo. Scelta che andrebbe eventualmente cambiata tramite “una maggioranza espressa dal parlamento”. Parlamento che, difatti, si è espresso il 6 novembre scorso. E tutto è rimasto più o meno come prima sulla questione dei finanziamenti. D’altronde la Commissione diritti politici è stata chiara: “Siamo consapevoli – si legge nel rapporto – delle difficoltà esistenti a livello di applicazione di tali disposizioni; oggettivamente non vi è la possibilità, e ci mancherebbe altro, di instaurare un potere inquirente da parte della Cancelleria dello Stato volto a consentirle di andare a verificare nei conti dei candidati o dei partiti se vi sono state donazioni non notificate”. Anche se, invero, a Ginevra, le formazioni politiche sono obbligate a sottoporre i loro conti. Di fatto, però, è praticamente impossibile capire chi ha donato cosa. E comunque la lista è consultabile solo recandosi in Cancelleria.