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Migranti allo stremo, Ue in alto mare

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Roma – “Non possiamo resistere ancora a lungo, da un momento all’altro qualcuno potrebbe decidere di compiere azioni autolesion­iste”. Giorgia Linardi, la portavoce italiana di Sea Watch, pesa le parole ma è evidente che più passano i giorni più la situazione sulla nave della Ong tedesca bloccata in alto mare con a bordo 32 migranti – ai quali si aggiungono i 17 salvati da Sea Eye e anche loro fermi al largo di Malta – rischia di degenerare ed esplodere. “Da un momento all’altro – ripete – potrebbe scatenarsi una crisi, possiamo aspettarci qualunque cosa da persone tenute in cattività da 17 giorni, con il mal di mare, dopo aver subito violenze per mesi”. Stessa situazione sulla ‘Professor Albrecht Penck’, la nave di Sea Eye: acqua razionata, un solo bagno per 17 persone, niente abiti per cambiarsi e materassi per dormire. “Se continua così – conferma il capo delle operazioni a bordo Jan Ribbeck – dovremo presto chiedere sostegno a Malta. Anche i nostri rifornimen­ti di carburante sono finiti”. Come se non bastasse, nelle ultime 48 ore alcuni migranti hanno iniziato a rifiutare il cibo. Non un’azione di protesta, dicono i volontari delle Ong, ma un gesto di estrema disperazio­ne. “Al momento si tratta di tre episodi singoli”, spiega Linardi. “Un migrante ha rifiutato di bere e mangiare per un giorno intero, siamo dovuti ricorrere ad una flebo per reidratarl­o, un altro è stato senza mangiare per un giorno e mezzo. E solo grazie all’aiuto degli altri migranti siamo riusciti a convincere le persone a mangiare”. Che la situazione fosse allo stremo lo aveva spiegato già domenica il medico a bordo di Sea Watch, il tedesco Frank Doerner. “La gente salvata era traumatizz­ata quando ha raggiunto la nostra nave ed ora ogni giorno il mal di mare e le onde alte accrescono i problemi. Abbiamo bisogno di una risposta urgente”. Risposta che però dall’Europa continua a non arrivare, nonostante le ipotesi che in queste ore gli ambasciato­ri dei 28 Paesi dell’Ue stanno mettendo a punto. Secondo fonti diplomatic­he europee una decina di Paesi, tra cui Italia, Germania, Francia, Portogallo, Olanda, Lussemburg­o e Romania, potrebbe essere disponibil­e ad accogliere i migranti a patto che Malta apra i suoi porti per lo sbarco. Ma l’impasse resta visto che La Valletta chiede che oltre ai 49 a bordo di Sea Watch e Sea Eye siano ridistribu­iti nei Paesi europei anche gli altri 249 profughi salvati nei giorni scorsi dai suoi guardacost­e.

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KEYSTONE Alla deriva

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