‘Ci manca la stabilità’
Per Julien Vauclair, ‘i responsabili di questa situazione siamo noi. In pista dobbiamo essere più compatti’.
Lugano – «È sicuramente un momento difficile – ammette Julien Vauclair –. Che la situazione non sia l’ideale ce ne rendiamo conto tutti. Ma siamo tutti professionisti, e dunque dobbiamo trovare il modo di gestirla al meglio e reagire al più presto possibile». Cosa non va in questo momento? «Non c’è continuità né stabilità nel nostro gioco. Questa è una tara che ci portiamo appresso da inizio campionato. Giochiamo bene per venti, quaranta o magari anche cinquanta minuti, ma non siamo in grado di giocatore 3-4 partite di fila di buon livello. Le assenze non ci aiutano di certo... In un campionato così serrato, poi, è difficile vincere quando non tutti si presentano o qualcuno non dà il cento per cento. Dobbiamo assolutamente migliorare queste cose». Questo di inizio 2019 non è comunque il primo momento delicato del Lugano, né della corrente stagione, né degli ultimi anni. Ma, complice il fatto di essere a tre quinti di regular season, adesso la pressione aumenta... «Di pressione ce n’è sempre. Sicuramente squadre come Berna e Zugo, che sono nettamente davanti, ne avranno meno, ma le altre sono tutte lì in una manciata di punti: basta un paio di successi filati per guadagnare qualche posizione, o perderne un paio per ritrovarsi sotto la riga... Il quarto posto non è lontano. Ma queste sono tutte cose a cui adesso non dobbiamo pensare, e soprattutto non dobbiamo illuderci che sia un percorso facile. Ora imperativo è tornare a vincere. È comunque complicato fare un paragone tra questo e gli altri momenti delicati vissuti con la maglia del Lugano. È una situazione molto difficile, che va prima di tutto compresa appieno, ma che potremmo lasciarci alle spalle altrettanto velocemente. Vincere tre partite consecutive sarebbe un’ottima iniezione di fiducia, e garantirebbe al contempo quella spinta che potrebbe anche consentirci di andare fino in fondo. Personalmente, ho vissuto
più cose positive che negative negli ultimi 3-4 anni in riva al Ceresio. E per chi ha conosciuto le due facce della medaglia fa male parlare solo delle cose che non vanno. Negli ultimi anni, e di questo sono fermamente convinto, il club è cresciuto in termini di risultati sportivi e come gruppo. Basta guardare chi c’è in questo spogliatoio, e da dove arriva... In squadra ci sono diversi giovani cresciuti nel vivaio bianconero».
Ma questo però non basta per dare colore a un quadro ora come ora parecchio grigio... E attorno alla squadra, alla luce dei risultati, un certo malcontento lo si percepisce: «È comprensibile, e pure giusto, che i tifosi si lamentino. Se ci troviamo in questa situazione i responsabili siamo noi. Non l’allenatore o gli altri, ma noi che scendiamo sul ghiaccio. E siamo noi a dover trovare il modo per uscirne. Negli scorsi playoff eravamo
molto più compatti come gruppo e come linea in pista. Una compattezza che ora ci manca: c’è regolarmente qualcuno che esce da questo sistema di gioco o commette un errore, mettendo tutti in difficoltà. Io sono uno dei veterani di questa squadra, e dunque ho più familiarità di altri con queste situazioni... Anche io sono pronto ad assumere le mie responsabilità, però conosco il mio lavoro e so cosa devo fare per ritrovare la luce. Sono in un momento della mia carriera in cui sto lavorando ancora più duramente di quanto abbia mai fatto, e dunque più di così non posso dare... Posso cercare di fare meglio, quello sì, ma non di fare di più, perché l’eccesso sarebbe pure controproducente. Nella mia posizione devo anche riuscire a comunicare di più con i compagni, cercando di dare un aiuto concreto ai giovani del gruppo».