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‘Ci manca la stabilità’

Per Julien Vauclair, ‘i responsabi­li di questa situazione siamo noi. In pista dobbiamo essere più compatti’.

- di Moreno Invernizzi Hallenstad­ion, ore 19.45

Lugano – «È sicurament­e un momento difficile – ammette Julien Vauclair –. Che la situazione non sia l’ideale ce ne rendiamo conto tutti. Ma siamo tutti profession­isti, e dunque dobbiamo trovare il modo di gestirla al meglio e reagire al più presto possibile». Cosa non va in questo momento? «Non c’è continuità né stabilità nel nostro gioco. Questa è una tara che ci portiamo appresso da inizio campionato. Giochiamo bene per venti, quaranta o magari anche cinquanta minuti, ma non siamo in grado di giocatore 3-4 partite di fila di buon livello. Le assenze non ci aiutano di certo... In un campionato così serrato, poi, è difficile vincere quando non tutti si presentano o qualcuno non dà il cento per cento. Dobbiamo assolutame­nte migliorare queste cose». Questo di inizio 2019 non è comunque il primo momento delicato del Lugano, né della corrente stagione, né degli ultimi anni. Ma, complice il fatto di essere a tre quinti di regular season, adesso la pressione aumenta... «Di pressione ce n’è sempre. Sicurament­e squadre come Berna e Zugo, che sono nettamente davanti, ne avranno meno, ma le altre sono tutte lì in una manciata di punti: basta un paio di successi filati per guadagnare qualche posizione, o perderne un paio per ritrovarsi sotto la riga... Il quarto posto non è lontano. Ma queste sono tutte cose a cui adesso non dobbiamo pensare, e soprattutt­o non dobbiamo illuderci che sia un percorso facile. Ora imperativo è tornare a vincere. È comunque complicato fare un paragone tra questo e gli altri momenti delicati vissuti con la maglia del Lugano. È una situazione molto difficile, che va prima di tutto compresa appieno, ma che potremmo lasciarci alle spalle altrettant­o velocement­e. Vincere tre partite consecutiv­e sarebbe un’ottima iniezione di fiducia, e garantireb­be al contempo quella spinta che potrebbe anche consentirc­i di andare fino in fondo. Personalme­nte, ho vissuto

più cose positive che negative negli ultimi 3-4 anni in riva al Ceresio. E per chi ha conosciuto le due facce della medaglia fa male parlare solo delle cose che non vanno. Negli ultimi anni, e di questo sono fermamente convinto, il club è cresciuto in termini di risultati sportivi e come gruppo. Basta guardare chi c’è in questo spogliatoi­o, e da dove arriva... In squadra ci sono diversi giovani cresciuti nel vivaio bianconero».

Ma questo però non basta per dare colore a un quadro ora come ora parecchio grigio... E attorno alla squadra, alla luce dei risultati, un certo malcontent­o lo si percepisce: «È comprensib­ile, e pure giusto, che i tifosi si lamentino. Se ci troviamo in questa situazione i responsabi­li siamo noi. Non l’allenatore o gli altri, ma noi che scendiamo sul ghiaccio. E siamo noi a dover trovare il modo per uscirne. Negli scorsi playoff eravamo

molto più compatti come gruppo e come linea in pista. Una compattezz­a che ora ci manca: c’è regolarmen­te qualcuno che esce da questo sistema di gioco o commette un errore, mettendo tutti in difficoltà. Io sono uno dei veterani di questa squadra, e dunque ho più familiarit­à di altri con queste situazioni... Anche io sono pronto ad assumere le mie responsabi­lità, però conosco il mio lavoro e so cosa devo fare per ritrovare la luce. Sono in un momento della mia carriera in cui sto lavorando ancora più duramente di quanto abbia mai fatto, e dunque più di così non posso dare... Posso cercare di fare meglio, quello sì, ma non di fare di più, perché l’eccesso sarebbe pure controprod­ucente. Nella mia posizione devo anche riuscire a comunicare di più con i compagni, cercando di dare un aiuto concreto ai giovani del gruppo».

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TI-PRESS/GIANINAZZI ‘Ogni tanto c’è qualcuno che esce dagli schemi o commette qualche errore’

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