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‘Conta ciò che ho voglia di fare’

Reduce dal successo nella Hopman Cup, Roger Federer spiega come ha preparato la stagione e quali obiettivi si prefigge

- Di Marcel Hauck/Ats

«È da sei anni che non trascorro il Natale in Svizzera. I lunghi voli andata e ritorno, l’interruzio­ne degli allenament­i, la transizion­e dal caldo dell’emisfero sud al freddo dell’inverno svizzero, il fatto che a Dubai sono già a metà strada sulla via che conduce in Australia, sono tutti fattori che mi inducono ad agire così. Non nego, però, che preferirei trascorrer­e il Natale sulle montagne svizzere». C’è una punta di nostalgia nelle parole di Roger Federer a proposito delle festività che da anni trascorre a Dubai. È lo scotto da pagare a una preparazio­ne mirata alla Hopman Cup che ha nuovamente vinto a fianco di Belinda Bencic, e agli Australian Open, il primo grande appuntamen­to di una stagione che gli potrebbe regalare il 21esimo Slam, il successo numero 100 di una carriera aperta, quanto a vittorie, nel 2001 a Milano. Il Sommo ha aperto con una vittoria – seppur in ambito amichevole – la 22ª stagione da profession­ista della racchetta. Un’annata che Roger Federer affronta forte di una preparazio­ne svoltasi una volta di più senza intoppi di ordine fisico. La mancanza di infortuni seri è da sempre uno dei suoi punti di forza. «Non ho mai accusato problemi seri in preparazio­ne – ha confermato il basilese –, ed è un bene. Se invece ti capita qualcosa, puoi anche andare avanti per qualche settimana ma, presto o tardi, in stagione ti viene presentato il conto. In vacanza ho sempre recuperato molto bene, ogni volta che tornavo al lavoro, ero pronto a farlo. Negli anni, non abbiamo mai commesso errori grossolani, e ho sempre potuto allenarmi duramente. Melbourne e le prossime settimane forniranno indicazion­i supplement­ari, ma al momento sono molto soddisfatt­o. Lo slancio che puoi prendere in dicembre può spingerti per tutta la stagione. Ho imparato a capire bene quando posso spingere a fondo e quando invece devo rilassarmi. È questo il mio segreto».

Team affiatato

Come si svolge un allenament­o nel corso della preparazio­ne? «Faccio un po’ di tutto. Tennis, ovviamente, ma anche corsa e palestra. Nonostante non si veda (ride di gusto, ndr) sollevo anche dei pesi. L’equilibrio è importante. I giocatori di tennis devono districars­i bene in più campi. Ma ammetto di preferire gli esercizi in campo». Federer per l’avviciname­nto al

2019 si è affidato al team che lo accompagna da tempo e che gode ormai da anni della sua fiducia: i coach sono Severin Lüthi e Ivan Ljubicic, Pierre Paganini cura la preparazio­ne atletica, Daniel Troxler è il fisioterap­ista. L’armonia è quella di sempre, anche se bisogna fare i conti

con l’età che avanza. «Gli automatism­i funzionano bene, ciascuno è conscio di quello che apporta, in seno al gruppo. Possiamo permetterc­i di essere molto franchi, l’uno con gli altri. Non chiedo certo di essere venerato o lasciato nella bambagia: sono aperto alle critiche. Non è perché

sono stato il numero uno o perché ho vinto alcune volte a Wimbledon che bisogna nasconderm­i la verità. L’importante è che non ci si rivolga a me come se avessi 20 o 30 anni. Non sono più il tennista che sono stato. Ogni volta che ragioniamo su quali impegni prendere, si tratta di capire cosa ho voglia di fare. Ho chiesto a Ivan, Seve e Pierre cosa ne pensassero a proposito dei tornei che dovrei giocare. Mi hanno risposto “quelli che hai voglia di giocare”. È bello sentire che il mio piacere è ciò che più conta, anche agli occhi di tutti i componenti della mia squadra».

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KEYSTONE ‘È bello sapere che il mio piacere è ciò che più conta anche agli occhi dei membri del mio staff’

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