Sentieri di plastica
Segue da pagina 11 (...) lo spazio riservato ai corsi d’acqua prescrivendo in metri la larghezza dell’alveo e la distanza da tenere dal filo dell’acqua. Prevede inoltre che in questo spazio è consentito realizzare esclusivamente impianti a ubicazione vincolata e d’interesse pubblico, come percorsi pedonali e sentieri intesi esclusivamente come stradine, viottoli o mulattiere che troviamo spesso nelle valli ad accompagnare il torrente o il fiume. Per immergere nel lago un mastodontico “sentiero” di plastica, singolare e orribile, si è proceduto alla modifica puntuale (locale) del Piano cantonale dei sentieri escursionistici (Pcse). Questo modo d’agire è un chiaro indizio di come oggi, ai fini d’ottenere un profitto, si adegua l’uso corrente dei sostantivi per adattare e stravolgere, con motivazioni bizzarre, il senso di una normativa federale. Il funzionario cantonale che, in violazione del principio di neutralità da rispettare se confrontato con interessi privati promuove pubblicamente l’opera nei dibattiti pubblici e il direttore del Dipartimento del territorio che giustifica la struttura con interpretazioni “ampie” della norma legale federale, offendono il parlamento che ha emanato la Legge, oltraggiano l’intelligenza dei cittadini e pregiudicano in modo grave il prestigio stesso dell’autorità. Lo stesso discorso può essere proposto per censurare il comportamento di un professore della facoltà d’architettura dell’Usi che si presta a consulenze d’imprenditori privati e si esibisce in pubblico a sostegno unilaterale del manufatto, sottacendone le fragilità, sia di carattere formale, sia sostanziale. Il rigore e la serietà accademici prevedono e prescrivono ben altro, come ad esempio il rispetto dell’Obbligo di diligenza che secondo la Legge federale ognuno è tenuto a usare al fine di evitare effetti pregiudizievoli alle acque. Probabilmente il direttore del Dipartimento del territorio s’illude, sbagliandosi, che nessuno oserà ledere la sua maestà, denunciandolo per il delitto menzionato all’art. 70 della Legge federale che prevede una pena detentiva fino a tre anni o una pena pecuniaria per chiunque, intenzionalmente, illecitamente, direttamente o indirettamente, introduce nelle acque, oppure deposita sostanze atte a inquinarle e con ciò provoca un pericolo d’inquinamento.
La cultura
La percezione del Lago Maggiore, nella storia remota e recente della regione, è sempre stata negativa. Il lago è stato sentito per lo più come una minaccia. La Buzza di Biasca del 1515, i Masnarditi che taglieggiavano i barcaioli che vi transitavano, le piene frequenti con le forti differenze di livello che a volte superavano i dieci metri e sommergevano parte delle città e dei villaggi rivieraschi, i venti impetuosi che provocavano la così detta onda corta, pericolosa per il tipo d’imbarcazione usato dai pescatori, erano motivo di costante ansia e preoccupazione dei residenti sulle rive. Fino alla seconda metà del secolo scorso questo sentimento di timore ha prevalso; perciò si sono allontanate le sponde dalle abitazioni. Clamorosi a questo proposito sono stati a Locarno il riempimento della darsena che lambiva l’attuale edificio postale della città e la discarica dei detriti della demolizione dell’Albergo Metropole, gettati nel lago per formare un giardino, poi rimosso per l’edificazione del porto turistico. Le visite dei viaggiatori inglesi del 1700, la costruzione dei grandi alberghi dell’Ottocento, così come le colonie d’intellettuali che si stabilirono sul Monte Verità agli inizi del Novecento segnarono l’arrivo di ospiti di una borghesia colta, attratta dal clima mediterraneo e dal paesaggio incantevole. Salvo rare eccezioni i rapporti degli abitanti autoctoni con la gente venuta dal nord si limitavano a prestazioni di servizi. Gli asconesi non avevano il tempo e gli strumenti culturali necessari per capire, ad esempio, cosa avveniva al Monte Verità, considerato dai più un luogo di bizzarre trasgressioni. Fu la condizione appartata e tranquilla del Locarnese ad attirare uno speciale turismo di artisti, filosofi e intellettuali in genere, in particolare d’ispirazione utopistica. Inoltre numerosi rifugiati e perseguitati politici e, comunque, intellettuali di grande fama, quali Hermann Hesse, Erich Maria Remarque, Rainer Maria Rilke hanno dato fama internazionale ad Ascona e rinsaldato questo carattere di asilo per artisti di ogni genere e pensatori. Il borgo diventa sempre più un luogo d’incontro delle tendenze più avanzate e spregiudicate di pensiero che si rendono concrete, per esempio, nelle originali realizzazioni in architettura. È inoltre fondato il Centro Eranos che diventerà un luogo di discussione di temi richiamantisi a diverse discipline dell’arte e del pensiero, con personaggi di diversa provenienza e di fama internazionale fra i quali Karl Gustav Jung. Evidentemente il fenomeno del pellegrinaggio d’intellettuali di tutta Europa non ha niente in comune col progetto odierno del ponte galleggiante. La realizzazione del ponte progettato viola ogni principio già oggetto delle meditazioni e degli studi di persone particolarmente colte e sensibili, perennemente in conflitto con ogni espressione di massa. Ciò che oggi si vuole fare è la negazione e la profanazione di tutto quanto ha consacrato Ascona come luogo privilegiato per la promozione culturale.