Assistenza, ovvero esistenza
La Cosas mette in guardia: non c’è spazio per ulteriori riduzioni del forfait per il mantenimento
In alcuni cantoni si vorrebbe risparmiare ancora sulle prestazioni dell’aiuto sociale. Uno studio mostra quali sarebbero le conseguenze.
Già oggi il forfait per il mantenimento versato alle persone in assistenza è inferiore alle spese per i bisogni vitali; ulteriori riduzioni comprometterebbero la copertura del minimo esistenziale e renderebbero più arduo il reinserimento delle persone interessate nel mercato del lavoro. «Nuovi risparmi sono ingiustificabili e irresponsabili», denuncia Felix Wolffers, copresidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas). L’associazione, che elabora insieme ai cantoni le norme per determinare tale forfait, ha presentato ieri i risultati di un’analisi scientifica sul tema. L’analisi è appunto “scientifica”, rileva la Cosas. Non lo sono invece le richieste fatte in vari cantoni per abbassare il forfait, espressione – indica una nota – di “decisioni politiche” prese “senza analisi professionale e senza un esame delle conseguenze” per i beneficiari. Per colmare questa lacuna l’associazione ha chiesto al Bass, ufficio specializzato in politica del lavoro e sociale, di mostrare quali conseguenze avrebbero tagli fino al 30% come quelli discussi nei cantoni di Berna, Argovia e Basilea Campagna. L’attuale forfait – che, assieme alle spese dell’alloggio e alle spese di base per la salute, copre i bisogni primari (cfr. infografica): non si parla di soldi per comprarsi un’auto o fare una vacanza – ammonta a 986 franchi per una persona sola. È dunque “già oggi nettamente inferiore a quello delle prestazioni complementari (1’621 franchi)” e si situa al di sotto delle spese stabilite statisticamente per le economie domestiche con il reddito più basso (1’082 franchi). I 986 franchi – 1’509 per una famiglia di due persone, 1’834 per una di tre, 2’110 per una di quattro – “bastano a malapena ad assicurare un’esistenza degna”, scrive la Cosas. L’associazione mette in guardia. “Se l’attuale forfait (...) fosse ridotto dell’8%, una famiglia di quattro persone disporrebbe ancora di 7 franchi per acquistare cibo, bevande e prodotti del tabacco e di 5 franchi soltanto se il calo fosse del 30%”, spiega Wolffers, citato nella nota. “Ciò non permette di nutrirsi a sufficienza e in modo sano”, aggiunge il copresidente della Cosas. La Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle Opere sociali, dal canto suo, raccomanda ai cantoni di adeguare il forfait al rincaro entro il 2020, portandolo a 997 franchi. Svariati oneri (spese legate all’elettricità, al telefono, alla tv ecc.) finanziati tramite questo forfait non possono essere influenzati dai comportamenti personali. I tagli andrebbero quindi inevitabilmente a pesare sulle spese variabili, quelle nell’ambito dei bisogni quotidiani, principalmente cibo e vestiti. “Le prime vittime sarebbero i bambini, che rappresentano il 30% dei beneficiari dell’aiuto sociale”, rileva Therese Frösch, altra copresidente della Cosas. Lo studio evidenzia inoltre che i costi dei trasporti pubblici sono stati nettamente sottovalutati. Caritas definisce “allarmanti” i risultati dell’analisi. Il fabbisogno di base attuale è già troppo basso per garantire il minimo esistenziale. L’organizzazione esorta ad aumentare l’aiuto sociale e a investire nell’accompagnamento e nella formazione dei beneficiari. Per AvenirSocial, lo studio mostra i gravi effetti di un aiuto sociale carente. Spesso l’indebitamento si aggrava, si legge in una nota. Le persone in assistenza devono tirare la cinghia sull’alimentazione, il che comporta problemi di salute in breve tempo. Inoltre, meno soldi per abbigliamento, mobilità e divertimento si traducono in stigmatizzazione ed esclusione sociale, soprattutto per bambini e adolescenti.