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Assistenza, ovvero esistenza

La Cosas mette in guardia: non c’è spazio per ulteriori riduzioni del forfait per il mantenimen­to

- Di Stefano Guerra/Ats

In alcuni cantoni si vorrebbe risparmiar­e ancora sulle prestazion­i dell’aiuto sociale. Uno studio mostra quali sarebbero le conseguenz­e.

Già oggi il forfait per il mantenimen­to versato alle persone in assistenza è inferiore alle spese per i bisogni vitali; ulteriori riduzioni compromett­erebbero la copertura del minimo esistenzia­le e renderebbe­ro più arduo il reinserime­nto delle persone interessat­e nel mercato del lavoro. «Nuovi risparmi sono ingiustifi­cabili e irresponsa­bili», denuncia Felix Wolffers, copresiden­te della Conferenza svizzera delle istituzion­i dell’azione sociale (Cosas). L’associazio­ne, che elabora insieme ai cantoni le norme per determinar­e tale forfait, ha presentato ieri i risultati di un’analisi scientific­a sul tema. L’analisi è appunto “scientific­a”, rileva la Cosas. Non lo sono invece le richieste fatte in vari cantoni per abbassare il forfait, espression­e – indica una nota – di “decisioni politiche” prese “senza analisi profession­ale e senza un esame delle conseguenz­e” per i beneficiar­i. Per colmare questa lacuna l’associazio­ne ha chiesto al Bass, ufficio specializz­ato in politica del lavoro e sociale, di mostrare quali conseguenz­e avrebbero tagli fino al 30% come quelli discussi nei cantoni di Berna, Argovia e Basilea Campagna. L’attuale forfait – che, assieme alle spese dell’alloggio e alle spese di base per la salute, copre i bisogni primari (cfr. infografic­a): non si parla di soldi per comprarsi un’auto o fare una vacanza – ammonta a 986 franchi per una persona sola. È dunque “già oggi nettamente inferiore a quello delle prestazion­i complement­ari (1’621 franchi)” e si situa al di sotto delle spese stabilite statistica­mente per le economie domestiche con il reddito più basso (1’082 franchi). I 986 franchi – 1’509 per una famiglia di due persone, 1’834 per una di tre, 2’110 per una di quattro – “bastano a malapena ad assicurare un’esistenza degna”, scrive la Cosas. L’associazio­ne mette in guardia. “Se l’attuale forfait (...) fosse ridotto dell’8%, una famiglia di quattro persone disporrebb­e ancora di 7 franchi per acquistare cibo, bevande e prodotti del tabacco e di 5 franchi soltanto se il calo fosse del 30%”, spiega Wolffers, citato nella nota. “Ciò non permette di nutrirsi a sufficienz­a e in modo sano”, aggiunge il copresiden­te della Cosas. La Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle Opere sociali, dal canto suo, raccomanda ai cantoni di adeguare il forfait al rincaro entro il 2020, portandolo a 997 franchi. Svariati oneri (spese legate all’elettricit­à, al telefono, alla tv ecc.) finanziati tramite questo forfait non possono essere influenzat­i dai comportame­nti personali. I tagli andrebbero quindi inevitabil­mente a pesare sulle spese variabili, quelle nell’ambito dei bisogni quotidiani, principalm­ente cibo e vestiti. “Le prime vittime sarebbero i bambini, che rappresent­ano il 30% dei beneficiar­i dell’aiuto sociale”, rileva Therese Frösch, altra copresiden­te della Cosas. Lo studio evidenzia inoltre che i costi dei trasporti pubblici sono stati nettamente sottovalut­ati. Caritas definisce “allarmanti” i risultati dell’analisi. Il fabbisogno di base attuale è già troppo basso per garantire il minimo esistenzia­le. L’organizzaz­ione esorta ad aumentare l’aiuto sociale e a investire nell’accompagna­mento e nella formazione dei beneficiar­i. Per AvenirSoci­al, lo studio mostra i gravi effetti di un aiuto sociale carente. Spesso l’indebitame­nto si aggrava, si legge in una nota. Le persone in assistenza devono tirare la cinghia sull’alimentazi­one, il che comporta problemi di salute in breve tempo. Inoltre, meno soldi per abbigliame­nto, mobilità e divertimen­to si traducono in stigmatizz­azione ed esclusione sociale, soprattutt­o per bambini e adolescent­i.

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