Quattro cucine, un’educazione
Nelle scuole dell’infanzia maggiore attenzione all’utilizzo di prodotti agroalimentari ticinesi Il progetto, avviato lunedì con il rientro dei piccoli allievi dalle festività natalizie, tocca le sedi di Davesco-Soragno, Pazzallo, Viganello (via Bottogno)
Non una sostituzione ma diversamente un arricchimento. È questa la filosofia, o sarebbe meglio dire il succo, del progetto avviato lunedì fra il Centro di competenze agroalimentari Ticino e l’Istituto scolastico della Città di Lugano. Obiettivo: incrementare l’utilizzo di prodotti regionali a sostegno del territorio in quattro sedi di scuola dell’infanzia (Davesco-Soragno, Pazzallo, Viganello-via Bottogno e Cassarate). Se a Lodrino, la ‘prima’ bellinzonese, ha permesso di servire, da settembre scorso, circa una trentina di pasti giornalieri, nel Luganese i piatti raggiungeranno il numero di 350. «La sede di Davesco, infatti – ci spiega i contorni della nuova collaborazione Fabrizio Arnaboldi, consulente alla direzione generale dell’Istituto scolastico di Lugano –, serve anche la scuola dell’infanzia di Villa Luganese e la mensa delle scuole elementari. Un progetto che abbiamo accolto fin da subito positivamente in quanto già nel nostro statuto compare un articolo, il 157, che evidenzia l’importanza dell’educazione alle questioni etiche e ambientali nonché ai valori, alle attitudini, alle abilità e ai comportamenti importanti per uno sviluppo sostenibile. Il nostro istituto promuove in questo senso l’educazione a comportamenti rispettosi dell’ambiente affinché gli allievi siano coinvolti attivamente in un processo di miglioramento della qualità di vita dove uno dei punti è proprio quello degli acquisti alimentari regionali. È nostro compito insegnare ai bambini quello che è la nostra storia, quelle che sono le nostre tradizioni e rispettivamente la stagionalità dei prodotti, perché, lo sappiamo bene, il pomodoro non cresce tutto l’anno... per questo è bene che almeno nella scuola si eviti di avere frutta e verdura fuori stagione».
‘Il fine? Un’alimentazione sana’
Essendo però il fine ultimo quello di un’alimentazione sana «l’intenzione – rimarca Arnaboldi – non può essere quella di andare ad escludere quelli che sono prodotti non tipici nostri. Non entriamo dunque in un’ottica di sostituzione, andiamo piuttosto verso un arricchimento. Dunque, laddove il prodotto è ticinese e viene prodotto in Ticino benissimo, giustissimo, facciamolo, questo non significa andare ad abolire, per esempio, l’olio di oliva, perché ha anche lui i suoi grandi benefici. Non si tratta di sostituzione ma di arricchimento, a vantaggio dell’economia locale ma anche degli allievi stessi e della possibilità che ogni singolo docente ha di sviluppare questi temi». Allargarlo al resto degli alunni? «Questa fase di test ci permetterà di capire se ci sono maggiori costi, o meglio quali sono i maggiori costi rispetto ai benefici che questa azione potrà portare, compresi i rifornimenti, perché se adesso parliamo di 350 pasti al giorno, allargando il progetto potremmo toccare, con le nostre 28 cucine che lavorano sul territorio, le 300’000 refezioni all’anno. Certo è un bel business, ma poi, mi passi il termine, le zucchine ci vogliono!». Nel frattempo per Lodrino vi è soddisfazione: «Non abbiamo ancora un bilancio, ma stiamo formulando alcune valutazioni – ci anticipa Sem Genini, presidente del Centro di competenze agroalimentari Ticino –. Il risultato sembrerebbe molto positivo. Le cuoche sono molto contente in quanto si sta sviluppando una bella collaborazione. E anche da parte dei bambini e delle famiglie pare che questa iniziativa sia apprezzata». Ma cosa si intende per prodotti locali? «È sbagliato spesso parlare di chilometro zero. Il nostro obiettivo è quello di proporre prodotti che riportano il marchio Ticino e che sono coltivati da produttori della regione – sottolinea Genini –. Quello che si sta cercando di fare è mettere direttamente in rete le aziende con le mense, o almeno come si fa a Lodrino con il Denner dove si può andare ad acquistare. Come Centro di competenze siamo chiamati a favorire, aumentare e promuovere il marchio Ticino attraverso il consumo, a beneficio dell’agricoltura ticinese. Estenderlo al resto del cantone? È uno degli scopi del progetto, valutando naturalmente quantitativi e costi».