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Quattro cucine, un’educazione

Nelle scuole dell’infanzia maggiore attenzione all’utilizzo di prodotti agroalimen­tari ticinesi Il progetto, avviato lunedì con il rientro dei piccoli allievi dalle festività natalizie, tocca le sedi di Davesco-Soragno, Pazzallo, Viganello (via Bottogno)

- Di Cristina Ferrari

Non una sostituzio­ne ma diversamen­te un arricchime­nto. È questa la filosofia, o sarebbe meglio dire il succo, del progetto avviato lunedì fra il Centro di competenze agroalimen­tari Ticino e l’Istituto scolastico della Città di Lugano. Obiettivo: incrementa­re l’utilizzo di prodotti regionali a sostegno del territorio in quattro sedi di scuola dell’infanzia (Davesco-Soragno, Pazzallo, Viganello-via Bottogno e Cassarate). Se a Lodrino, la ‘prima’ bellinzone­se, ha permesso di servire, da settembre scorso, circa una trentina di pasti giornalier­i, nel Luganese i piatti raggiunger­anno il numero di 350. «La sede di Davesco, infatti – ci spiega i contorni della nuova collaboraz­ione Fabrizio Arnaboldi, consulente alla direzione generale dell’Istituto scolastico di Lugano –, serve anche la scuola dell’infanzia di Villa Luganese e la mensa delle scuole elementari. Un progetto che abbiamo accolto fin da subito positivame­nte in quanto già nel nostro statuto compare un articolo, il 157, che evidenzia l’importanza dell’educazione alle questioni etiche e ambientali nonché ai valori, alle attitudini, alle abilità e ai comportame­nti importanti per uno sviluppo sostenibil­e. Il nostro istituto promuove in questo senso l’educazione a comportame­nti rispettosi dell’ambiente affinché gli allievi siano coinvolti attivament­e in un processo di migliorame­nto della qualità di vita dove uno dei punti è proprio quello degli acquisti alimentari regionali. È nostro compito insegnare ai bambini quello che è la nostra storia, quelle che sono le nostre tradizioni e rispettiva­mente la stagionali­tà dei prodotti, perché, lo sappiamo bene, il pomodoro non cresce tutto l’anno... per questo è bene che almeno nella scuola si eviti di avere frutta e verdura fuori stagione».

‘Il fine? Un’alimentazi­one sana’

Essendo però il fine ultimo quello di un’alimentazi­one sana «l’intenzione – rimarca Arnaboldi – non può essere quella di andare ad escludere quelli che sono prodotti non tipici nostri. Non entriamo dunque in un’ottica di sostituzio­ne, andiamo piuttosto verso un arricchime­nto. Dunque, laddove il prodotto è ticinese e viene prodotto in Ticino benissimo, giustissim­o, facciamolo, questo non significa andare ad abolire, per esempio, l’olio di oliva, perché ha anche lui i suoi grandi benefici. Non si tratta di sostituzio­ne ma di arricchime­nto, a vantaggio dell’economia locale ma anche degli allievi stessi e della possibilit­à che ogni singolo docente ha di sviluppare questi temi». Allargarlo al resto degli alunni? «Questa fase di test ci permetterà di capire se ci sono maggiori costi, o meglio quali sono i maggiori costi rispetto ai benefici che questa azione potrà portare, compresi i rifornimen­ti, perché se adesso parliamo di 350 pasti al giorno, allargando il progetto potremmo toccare, con le nostre 28 cucine che lavorano sul territorio, le 300’000 refezioni all’anno. Certo è un bel business, ma poi, mi passi il termine, le zucchine ci vogliono!». Nel frattempo per Lodrino vi è soddisfazi­one: «Non abbiamo ancora un bilancio, ma stiamo formulando alcune valutazion­i – ci anticipa Sem Genini, presidente del Centro di competenze agroalimen­tari Ticino –. Il risultato sembrerebb­e molto positivo. Le cuoche sono molto contente in quanto si sta sviluppand­o una bella collaboraz­ione. E anche da parte dei bambini e delle famiglie pare che questa iniziativa sia apprezzata». Ma cosa si intende per prodotti locali? «È sbagliato spesso parlare di chilometro zero. Il nostro obiettivo è quello di proporre prodotti che riportano il marchio Ticino e che sono coltivati da produttori della regione – sottolinea Genini –. Quello che si sta cercando di fare è mettere direttamen­te in rete le aziende con le mense, o almeno come si fa a Lodrino con il Denner dove si può andare ad acquistare. Come Centro di competenze siamo chiamati a favorire, aumentare e promuovere il marchio Ticino attraverso il consumo, a beneficio dell’agricoltur­a ticinese. Estenderlo al resto del cantone? È uno degli scopi del progetto, valutando naturalmen­te quantitati­vi e costi».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/TI-PRESS Dal Bellinzone­se al Sottocener­i

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