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Vent’anni senza don Renzo Beretta

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Il ‘Mese della Pace’ diocesano di Como quest’anno sarà nel segno di don Renzo Beretta, il parroco dei migranti ucciso il 20 gennaio di venti anni orsono da un extracomun­itario egiziano che lo aveva colpito a morte con diverse coltellate. Tutto era accaduto all’interno della torre grigia del campanile appiccicat­a alla chiesa di Ponte Chiasso, che don Renzo aveva trasformat­o nel ‘Centro svizzero per rifugiati e respinti’, approdo dei profughi che tentavano di passare la frontiera con la Svizzera. Due appartamen­ti, l’uno sopra l’altro, con otto letti, una sala da pranzo, un bagno. C’era anche un altro locale in cui dormivano i migranti: una stanza accanto al portone centrale della chiesa. Mediamente ne ospitava cinquanta per notte. Era la stessa Polizia di frontiera di Ponte Chiasso a bussare alla porta di don Beretta, all’epoca affiancato da padre Cornelius Koch, promotore (con il mimo Dimitri e l’architetto Mario Botta), del Primo agosto alternativ­o. Dal ‘Centro’ nel corso degli anni sono transitati oltre 5mila profughi. Quest’anno, il mondo del volontaria­to comasco, in primis la Caritas diocesana di Como, unitamente alla Caritas nazionale e la Cei (Conferenza episcopale italiana), ha deciso di ricordare don Renzo con un progetto a sostegno dei poveri di Como, non solo profughi e migranti, ma anche residenti, un numero in costante crescita. Con i fondi dell’8 per mille per due anni si supportera­nno l’attività di Porte Aperte e le mense. Il 20 gennaio alle 17.30 a Ponte Chiasso il vescovo Oscar Cantoni celebrerà una messa in ricordo. Lo stesso giorno alle 14 sarà organizzat­a una ‘Marcia della Pace’ dalle ex caserme al Monumento alla Resistenza europea. M.M.

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