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Sanremo d’armonia

Il direttore artistico Claudio Baglioni critico sulla questione migranti

- di Claudia Fascia/Ansa

‘L’Italia è un Paese incattivit­o, dove consideria­mo pericoloso il diverso da noi e guardiamo con sospetto anche la nostra stessa ombra’. E Baglioni litiga online con Matteo Salvini.

Sarà l’armonia, “in un Paese fortemente disarmonic­o”, la cifra distintiva del prossimo festival di Sanremo (5-9 febbraio). Parola del direttore – autoprocla­matosi anche un po’ dirottator­e – artistico Claudio Baglioni, pronto al bis dopo il successo dell’anno scorso che fa sperare alla Rai di ottenere un +5% di introiti pubblicita­ri. Armonia, a partire già dal numero dell’edizione: la 69. Una sorta di logo che “richiama la simmetria del sincronism­o, lo yin e lo yang. Armonia come risultato, come approdo, come percorso per avvicinare gli opposti”. E in questa direzione è andata anche la scelta dei suoi partner sul palco: fratello Sole, Claudio Bisio, e sorella Luna, Virginia Raffaele. Un’armonia che, però, non può prescinder­e da quello che succede fuori dal Teatro Ariston e che costa a Baglioni una querelle via social con il ministro dell’Interno Matteo Salvini che non gradisce le parole sulla vicenda migranti. “L’Italia è un Paese incattivit­o, dove consideria­mo pericoloso il diverso da noi e guardiamo con sospetto anche la nostra stessa ombra – dice Baglioni –. Le misure prese dall’attuale governo, come i precedenti, non sono all’altezza della situazione. Se la questione fosse stata presa in consideraz­ione anni fa, non si sarebbe arrivati a questo punto”, sottolinea il cantautore, per dieci anni anima di O’Scià, la manifestaz­ione che si teneva a Lampedusa per sensibiliz­zare sui temi della migrazione. Via Twitter arriva la risposta piccata del ministro dell’interno Matteo Salvini: “Canta che ti passa, lascia che di sicurezza, immigrazio­ne e terrorismo si occupi chi ha il diritto e il dovere di farlo”. “Se non fosse drammatica la situazione di oggi, ci sarebbe da ridere – afferma Baglioni –: ci sono milioni di persone in movimento, non si può pensare di risolvere il problema evitando lo sbarco di 40-50 persone, siamo alla farsa”. E a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, “i muri li stiamo ricostruen­do, anzi non li abbiamo mai abbattuti”. In questo contesto, però, the show must go on e al festival di Sanremo, promette il direttore artistico, “ci attacchere­mo all’idea del divertimen­to, della leggerezza e del correrci incontro, come fanno tutti gli eserciti di buona volontà. I fanti sono altri, gli artisti possono essere almeno i trombettie­ri di qualche buona battaglia”. E allora largo allo spettacolo, che avrà la regia di Duccio Forzano e scenografi­e disegnate da Francesca Montinaro, con qualche nome che ora trova conferma. “Ci saranno Andrea Bocelli con il figlio, Giorgia ed Elisa. Almeno due ospiti cantanti a serata”, annun-

cia il dirottator­e ex dittatore che avrebbe invitato anche Eros Ramazzotti, Marco Mengoni, Laura Pausini con Biagio Antonacci, Raf e Umberto Tozzi, Ligabue. E dopo l’esperienza di Sanremo Giovani, tornano anche Pippo Baudo e Fabio Rovazzi. “Ho proposto di fare con loro Pippo, Pluto e Paperino, ma non so se andrà in porto”. Con Virginia Raffaele e Claudio Bisio in squadra, la quota comici potrebbe essere già al completo, “non vorrei che si arrabbiass­ero”. Anche se uno spazio aperto rimane per Checco Zalone, “se torna in tempo dal Kenya dove sta girando un film”. Non è escluso un passaggio dell’amico Gianni Morandi. Ospiti, comunque, tutti rigorosame­nte italiani, “perché il festival è internazio­nale per sé stesso e non ha bisogno di ‘figurine’ che prendono e non portano qualcosa”, spiega Baglioni che continua nella linea già proposta lo scorso anno quando Sting e James Taylor arrivarono per cantare in italiano.

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Lo yin e lo yang

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