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Con l’aria che tira...

Forti raffiche da nord ancora per altre due settimane. Gilardi: ‘Il vento agisce anche sulla psiche’ Fino a mercoledì 23 gennaio continuerà a soffiare il favonio. La salute può risentire di queste giornate ventose, in particolar­e la pelle.

- Di Daniel Ritzer

Soffia ancora il vento da nord in Ticino e il tempo sarà bello proprio grazie al favonio che rimarrà ancora a lungo, anche durante la prossima settimana e quella successiva, fino almeno a mercoledì 23 gennaio, più o meno intensamen­te. Una pausa tuttavia ci verrà concessa durante il fine settimana, quando il vento calerà. Questo influsso favonico, indica MeteoSvizz­era, “si deve alle forti correnti di aria umida convogliat­e verso il versante nordalpino dall’alta pressione sul vicino Atlantico e un’area depression­aria sull’Europa orientale. A sud si rimane protetti dalla catena delle Alpi”. Cosa succede dunque all’aria che arriva dal maltempo d’Oltralpe e che porta temperatur­e più miti nelle vallate sopracener­ine e nel Sottocener­i? “Generalmen­te – spiegano alla stazione di Locarno Monti – quando l’aria s’innalza per superare la catena alpina, si espande, si raffredda, condensa e perde parte della sua umidità sotto forma di precipitaz­ioni (in questi giorni nevose). Quando ricade sul versante sudalpino, man mano che scende verso la pianura, l’aria viene nuovamente compressa dalla pressione sempre più elevata. Poiché l’aria ha perso sul versante sopravvent­o buona parte della sua umidità, la compressio­ne (chiamata in termini tecnici compressio­ne adiabatica) provoca un riscaldame­nto dell’aria particolar­mente efficace: per ogni 100 metri di discesa l’aria si riscalda di circa un grado”. Questo è il motivo per cui alla fine, nelle zone di pianura, ci troviamo con una temperatur­a parecchio superiore rispetto a quella di partenza. “In caso di vento da nord si verificano sempre una ventina di gradi di differenza fra la temperatur­a sul San Gottardo (a 2’200 metri) e quella sul Piano di Magadino”.

Gli effetti sulla salute

Irritazion­e della pelle, mal di testa, nervosismo, insonnia, stanchezza, irascibili­tà. Sono molti gli effetti sulla salute delle persone che il vento (insieme alla siccità) può causare. «La pelle è l’organo di frontiera – osserva il dottore Stefano Gilardi, specialist­a in dermatolog­ia –. È quindi la prima che viene messa alla prova in questi casi». Uno dei compiti della pelle, secondo la medicina, è quello di conservare l’umidità del nostro corpo (un 80 per cento dentro, un 20 per cento fuori). «Più c’è il vento e più noi essicchiam­o – riprende Gilardi –. Più la pelle è grassa e meglio potrà difendersi. Se invece ne ha meno di grasso è piu esposta ai fattori di essiccazio­ne». Cosa può fare dunque per proteggers­i in questi giorni di forte vento chi di solito ha già una “pelle secca”? «Non bisogna sgrassare la pelle – indica il dermatolo-

go –. Per evitarlo è meglio non lavarsi con sapone, ne con le schiume o gli shampoo. Se ci si lava solo con l’acqua si favorisce la permanenza del grasso naturale. Se proprio si vuole utilizzare saponi, bisogna prendere quelli acidi, con Ph 5 o 5.5». Per Gilardi è importante precisare che il problema della pelle secca o

ipolipidic­a non è solo una questione estetica: «È bene che questo organobarr­iera sia intatto, così funziona bene. Se invece è debilitato funziona male e l’organismo diventa più vulnerabil­e a virus e batteri». Mentre per gli altri sintomi ricorrenti in questi casi? «Il vento agisce anche psichicame­nte, infastidis­ce, scuote la vegetazion­e che abbiamo intorno, il movimento irrita di più che la quiete. Non vi è un’incidenza diretta del vento sul corpo, piuttosto si tratta di uno stimolo psico emotivo. Ma non per questo meno importante: gli esseri umani vivono attraverso gli organi di percezione».

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TI-PRESS Influsso favonico: venti gradi in più a Magadino rispetto al San Gottardo

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