L’Udc nei panni del cane da guardia
L’Udc vuole continuare a lottare per la libertà e la sicurezza dei cittadini svizzeri. Per la legislatura 2019-2023 il partito intende mantenere tutti i suoi cavalli di battaglia. Lo hanno ribadito ieri i democentristi presentando i loro obiettivi davanti ai media a Berna. Il documento che li enumera verrà presentato all’assemblea dei delegati il 26 gennaio. «Tutti conoscono la nostra politica», ha detto Peter Keller, responsabile del programma quadriennale. Siamo «la forza politica affidabile del nostro paese. Il nostro progetto non ha una data di scadenza e non c’è un’Udc prima e una dopo le elezioni», ha aggiunto il 47enne consigliere nazionale nidvaldese. L’Udc si ritiene “unico garante della libertà e della sicurezza”, vuole difendere la democrazia diretta e salvaguardare una Svizzera indipendente e neutra. La svendita della sovranità elvetica da parte dell’élite politica va fermata, sostiene il partito. L’Udc continuerà dunque la lotta per evitare un «subdolo ancoraggio» del paese a strutture internazionali come l’Ue, ha sostenuto il presidente Albert Rösti. Si opporrà «con determinazione» all’accordo quadro con Bruxelles, ha detto il capogruppo Thomas Aeschi. Un accordo «che toglie ai cittadini svizzeri il diritto di fissare le regole del loro paese per attribuirlo all’Ue». Per Aeschi esistono valide alternative; non si deve «cedere al panico davanti alla minaccia dell’Ue, secondo la quale ‘o si firma l’accordo, oppure è la fine della via bilaterale’». Rösti ha parlato poi del «numero sempre crescente di lavoratori oltre i 50 anni» e dei giovani diplomati con formazione conclusa che non trovano impiego. Il Ticino è «un esempio lampante». Il consigliere nazionale bernese ha citato come limiti attuali la libera circolazione delle persone, l’immigrazione «incontrollata» e «l’assenza di controlli alle frontiere». C’è dell’altro. L’Udc vorrebbe anche: tagliare di un miliardo di franchi l’anno i fondi all’aiuto allo sviluppo e attribuire questa somma all’Avs; «correggere il caos che regna nella politica d’asilo», terreno di coltura di una reale o presunta criminalità sproporzionata tra i richiedenti asilo e di una loro eccessiva dipendenza dall’aiuto sociale; evitare il riconoscimento ufficiale dell’islam; battersi affinché la famiglia resti il pilastro principale della società; opporsi alla totale uguaglianza fra matrimonio e unioni omosessuali, così come all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali o di famiglie ‘monoparentali’.