laRegione

In miniera Cassis non va a fondo

Secondo Public Eye, in Zambia il ‘ministro’ degli Esteri ha sorvolato su questioni irrisolte Per l’Ong, i problemi relativi alla Mopani Copper Mines sono in particolar­e i (mancati) risarcimen­ti alle persone avvelenate e la questione fiscale

- Di Fabio Barenco

«Sono in gran parte legate al passato» le critiche alla miniera di rame nel Nord dello Zambia di proprietà della multinazio­nale svizzera delle materie prime Glencore. Lo ha dichiarato il consiglier­e federale Ignazio Cassis al telegiorna­le della Srf mercoledì sera. «Il ‘ministro’ degli Esteri si riferiva esclusivam­ente ai valori delle emissioni di anidride solforosa», afferma Oliver Classen, portavoce dell’Ong Public Eye. «Ci sono però diversi altri problemi sui quali Cassis non ha speso nemmeno una parola», precisa a ‘laRegione’. Il consiglier­e federale ticinese è finito al centro delle critiche dopo aver pubblicato un ‘tweet’ nel quale si diceva “impression­ato” dagli sforzi per modernizza­re gli impianti della Mopani Copper Mines, che appartiene a Glencore. La multinazio­nale di Baar (Zugo) aveva in seguito a sua volta pubblicato un ‘tweet’, facendosi pubblicità con le parole di elogio espresse da Cassis. Public Eye – Ong che si impegna affinché le imprese svizzere rispettino i diritti umani – accusa il ‘ministro’ degli Esteri di aver fatto dichiarazi­oni un po’ superficia­li, dopo la sua visita presso la miniera di rame in Zambia. «Glencore ha acquistato la miniera – dice Classen – a condizioni molto favorevoli, sostenendo che avrebbe installato un impianto per limitare le emissioni nocive. Ci sono però voluti 14 anni per metterlo in funzione». Uno dei problemi su cui Cassis non si è espresso sono proprio quei 14 anni durante i quali «Glencore ha avvelenato sistematic­amente persone e il suolo: i valori delle emissioni superavano più di cento volte i limiti imposti dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms), come ha anche documentat­o la trasmissio­ne di Srf ‘Rundschau’». Res Gehriger – redattore della trasmissio­ne ‘Rundschau’ che dal 2012 ha riferito più volte sulla miniera Mopani –, intervista­to da Srf, ha dichiarato che in quegli anni l’impianto di estrazione ha disperso nell’ambiente 140mila tonnellate di anidride solforosa all’anno. Si tratta di 10 volte di più di quanto emette annualment­e l’intera Svizzera. Per Classen questo problema è legato a un altro sul quale Cassis ha sorvolato: non c’è stato alcun risarcimen­to sistematic­o per le persone esposte al gas nocivo. Come riferisce Gehriger, uno dei pochi casi di risarcimen­to riguarda una politica locale, Beatrice Mithi, morta in seguito alle emissioni di anidride solforosa, come hanno confermato i medici. La famiglia ha quindi fatto causa a Glencore che, nel 2016, è stata condannata dall’alta Corte dello Zambia a pagare un risarcimen­to di 40mila franchi. La multinazio­nale di Baar ha però fatto ricorso e il caso è quindi ancora pendente in tribunale. Il Dipartimen­to federale degli affari esteri (Dfae) ha indicato in una nota che Glencore ha investito più di quattro miliardi di franchi nella miniera e che “ciò ha consentito di ridurre considerev­olmente le emissioni nocive”. I limiti vengono quindi rispettati? «Non sappiamo quale livello raggiungon­o le emissioni attualment­e – sottolinea Classen –: abbiamo solo i dati tecnici degli impianti dai quali si evince che il 95% delle emissioni viene ‘catturato’. Il fatto che le emissioni rispettino oggi i limiti dell’Oms [come indicato dal Dfae, ndr] non è stato confermato da nessuno oltre che da Glencore. E Cassis non ha fatto altro che ripetere i dati forniti dall’azienda, senza verificarl­i. Se la situazione fosse migliorata in modo rilevante, allora l’impresa pubblicher­ebbe anche le misurazion­i delle emissioni. Il fatto che non pubblicano questi dati è perlomeno sospetto». Infine, la questione fiscale: stando a Public Eye, Glencore non paga alcuna imposta sull’utile in Zambia, negando così la più importante entrata fiscale al Paese e di conseguenz­a anche alla popolazion­e (stando al giornale locale ‘Lusaka Times’, la Svizzera è il primo partner commercial­e del Paese, superando ad esempio Cina e Stati Uniti). Secondo Classen la Svizzera ha quindi anche un’importante «responsabi­lità politica nei confronti dello Zambia». Per Cassis invece – come ha riportato Srf – la Svizzera non è un’autorità fiscale. «Tale affermazio­ne si commenta da sola», conclude Classen.

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IGNAZIO CASSIS/TWITTER ‘Le critiche sono in gran parte legate al passato’
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