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Bucarest (dà) alla testa dell’Ue

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Bucarest – Le proteste di piazza, più che i discorsi d’occasione, hanno dato il via al semestre rumeno di presidenza dell’Unione europea. Centinaia di persone hanno manifestat­o davanti all’Ateneo Romano, a Bucarest contro il governo e il partito socialdemo­cratico di maggioranz­a (il Psd). Una situazione di un certo imbarazzo, in effetti. Oggetto della protesta il ricorso del presidente del Psd e presidente della Camera dei deputati di Bucarest, Liviu Dragnea, alla Corte di Giustizia europea contro la stessa Commission­e Ue, per un rapporto che lo accusa di essere coinvolto in una frode con i fondi comunitari. Ma al di là del caso Dragnea, la corruzione che dilaga nel Paese (già a novembre la Commission­e europea aveva avvertito la Romania del rischio di un allontanam­ento dai progressi registrati dalla sua adesione all’Ue) non è l’unica questione che imbarazza l’Unione. Bruxelles segue infatti con una certa apprension­e le riforme della giustizia volute dal governo guidato da Viorica Dancila, delle quali si dubita che rispettino lo stato di diritto e l’indipenden­za della magistratu­ra. Ma la turnazione alla presidenza semestrale va rispettata, a costo di qualche imbarazzo (e ve ne saranno molti, con il pullulare di governi eurofobici da una capitale all’altra). Del resto, ancora nei giorni scorsi, il presidente della Commission­e Jean Claude Juncker aveva fatto presenti le lacune che Bruxelles individua nelle politiche di Bucarest. E ieri lo ha ripetuto: “L’Unione è fatta di compromess­i, ma su stato di diritto e lotta alla corruzione, i compromess­i non sono possibili”. “Dimostrere­mo che la Romania è assolutame­nte pronta ad andare a testa alta tra tutti gli altri stati membri”, ha assicurato Dancila durante la cerimonia di apertura. Non le basteranno sei mesi per provarlo.

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KEYSTONE La protesta

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