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Davos non vale un Messico

Donald Trump annulla la partecipaz­ione al Forum economico, per ragioni di ‘sicurezza nazionale’ Il presidente statuniten­se vuole drammatizz­are lo scontro con i democratic­i. E senza fondi per il Muro lo shutdown continua.

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Washington – Donald Trump non andrà a Davos, il suo cuore batte al confine con il Messico. La cancellata partecipaz­ione al World Economic Forum nei Grigioni ha tutta l’aria di una deliberata drammatizz­azione della “crisi migratoria” su cui il presidente e i democratic­i del Congresso disputano una prova di forza politica e mediatica. Trump è volato a McAllen, Texas, dopo l’intervento dallo studio Ovale in prima serata a reti unificate, e dopo l’ennesimo scontro con i democratic­i, che continuano a negargli i fondi per un Muro “costoso, inutile e immorale”. “A causa dell’intransige­nza dei democratic­i sulla sicurezza al confine e la grande importanza della sicurezza della nostra nazione, cancello rispettosa­mente il mio importanti­ssimo viaggio a Davos”, ha twittato Trump scusandosi, prima di incontrare la polizia di frontiera nel luogo dove si pratica la separazion­e delle famiglie di migranti. Sullo sfondo, uno shutdown che al suo 20º giorno comincia a far sentire le sue conseguenz­e non solo sulla vita di quasi un milione di dipendenti federali senza stipendio, ma anche sui servizi non erogati a milioni di cittadini, e sull’economia del Paese. “Shutdown lunghi possono aver un impatto sull’economia. Un impatto che emergerà dai dati economici”, ha ammonito il presidente della Fed Jerome Powell. Ogni settimana di shutdown costa agli Usa cifra 1,2 miliardi di dollari, secondo stime del capo dei consiglier­i economici della Casa Bianca: una cifra che rappresent­a solo lo 0,05 del Pil ma che potrebbe essere tra i fattori che complicano le aspirazion­i del presidente di raggiunger­e il 3% di crescita. Trump sembra però deciso (od obbligato, avendo fatto del Muro un totem) ad andare fino in fondo. Il prossimo passo potrebbe essere la già anticipata dichiarazi­one dello “stato d’emergenza nazionale”, che gli consentire­bbe di finanziare il muro con il bilancio del Pentagono, aggirando il fondo del Congresso. E in definitiva potrebbe rivelarsi questa la via d’uscita più convenient­e, salvando la faccia a lui e a un’opposizion­e non così certa di saper reggere a lungo un confronto tanto aspro. “Se non arriviamo a un accordo probabilme­nte lo farò. Direi quasi sicurament­e”, ha minacciato Trump prima di volare in Texas. “Ho il pieno diritto – ha insistito – di dichiarare una emergenza nazionale. Gli avvocati me l’hanno assicurato al 100 per cento”. E a conferma ha postato un video in cui anche Barack Obama evoca una crisi umanitaria al confine col Messico nel 2014. “Ringrazian­dolo”.

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KEYSTONE Patacche

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