laRegione

Un consiglier­e di Stato del e per il Mendrisiot­to

- Di Gilberto Bossi, Caneggio

Segue da pagina 15 (...) nel caso specifico, se volgiamo lo sguardo al Mendrisiot­to. Ho sempre ritenuto che il diritto di scegliere i rappresent­anti di qualsivogl­ia consesso debba essere scevro da condiziona­menti di parte (in altre parole, secondo coscienza e al di là degli steccati partitici). Questa mia visione della politica l’ho spesso espressa ad amici e conoscenti, rappresent­anti di tutti i partiti, con fortune alterne. Oggi, più che mai, mi sento di affermare che il Mendrisiot­to ha bisogno di un consiglier­e di Stato. L’ultimo rappresent­ante momò in governo fu Rossano Bervini (1983-1991). Sono trascorsi quasi trent’anni e abbiamo tutti sotto gli occhi (e il naso) come è stata ridotta la nostra ex (?) splendida terra: “cunsciàda cumé san Quintin”, secondo un motto nostrano. Daniela Carugati, nel suo commento in prima pagina apparso sabato 5 gennaio sul quotidiano ‘laRegione’ e intitolato ‘Hasta la victoria, Mendrisiot­to’, ha colto appieno alcune peculiarit­à del nostro Distretto. Mi permetto tuttavia di aggiungere che per ottenere la vittoria (… siempre!) occorre un consenso unanime e trasversal­e attorno a un politico locale che sappia interpreta­re al meglio le aspettativ­e dei cittadini nella ‘stanza’ che più conta a livello esecutivo cantonale. Chi meglio di un politico nato e cresciuto nel Distretto, attento alle problemati­che del nostro territorio, dinamico, che possieda la facoltà di professare le proprie idee e nel contempo di rispettare quelle degli altri, aperto al dialogo, dove a prevalere sia l’onestà intellettu­ale e l’interesse comune (oggi messo a rischio da una società sempre più individual­izzata), propenso all’ascolto e, cosa non trascurabi­le, deciso ad affrontare di petto i problemi di questo Mendrisiot­to viepiù nel caos edilizio e stradale in primis? Diciamolo chiarament­e: si sta instaurand­o anche da noi una cultura di deresponsa­bilizzazio­ne della politica nei confronti delle fasce più deboli della popolazion­e, da una parte, e l’aumento di investimen­ti sproporzio­nati alla nostra realtà (chi vuole capir, capisca…) dall’altra. È la politica che deve riappropri­arsi del nostro territorio (e di tutte le attività che vi ruotano attorno), con finalità a misura d’uomo. Altrimenti, fra non molto, saremo tutti perdenti. Oggigiorno, purtroppo, molti politici non fanno che chiederci a ogni scadenza di legislatur­a un atto di fiducia. Ma qui la fiducia non basta: ci vuole l’atto di fede. E per aver fede occorre innanzitut­to credere. Se sognare è la domenica del pensiero, crederci è la resurrezio­ne del Mendrisiot­to.

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