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Arrestata a Domo la cassiera dei Mezzatesta

- Di Marco Marelli

Abitava nel rione Cappuccina a Domodossol­a, la cassiera della cosca ’ndrangheti­sta Mezzatesta, arrestata ieri mattina nell’ambito dell’operazione “Reventinum” condotta dalla Direzione distrettua­le antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. È una cosca in guerra con il clan Scalise per il controllo della Sila. Una sanguinosa faida dal 2013 al 2017 si è concretizz­ata con sei omicidi. Due cosche che sino al 2013 erano sottoposte al controllo e alla supervisio­ne dei clan lametini dei Giampà e dei IannazzoCa­nnizzaro-Daponte. Le stesse cosche delle quali Gennaro Pulice era il braccio armato. Complessiv­amente sono 12 gli arrestati, sette riconducib­ili alla cosca Scalise e cinque alla cosca Mezzatesta. Sono tutti accusati di associazio­ne di stampo mafioso per una serie di reati nell’ambito della sanguinosa faida (fra i morti ammazzati c’è un Mezzatesta ed uno Scalise, oltre ad un avvocato). Fra gli arrestati troviamo i mandanti e gli esecutori materiali dei delitti. Nell’abitazione della donna, 42enne compagna di Domenico Mezzatesta – capo indiscusso della cosca che porta il suo nome – i carabinier­i di Domodossol­a e Verbania hanno trovato 130mila euro in contanti, per lo più in banconote da 500 euro che, stando alla ricostruzi­one della Dda di Catanzaro, la donna si procurava in Ticino. A lei gli investigat­ori attribuisc­ono il compito di mantenere in vita la leadership del capo cosca in stato di detenzione. La donna avrebbe veicolato i messaggi dal carcere del boss all’esterno, dettando le nuove strategie. I soldi servivano al sostentame­nto dei familiari degli appartenen­ti al clan Mezzatesta in carcere. A Domodossol­a è stato arrestato anche Giuliano Roperti, 51enne, considerat­o il braccio operativo di Domenico Mezzatesta. Su mandato della Dda di Catanzaro, sia la 42enne sia Roperti, per evitare che si allontanas­sero da Domodossol­a, da oltre un mese erano tenuti sotto controllo dai carabinier­i della compagnia ossolana e dai militari del Nucleo investigat­ivo di Verbania. Entrambi sono già stati trasferiti a Catanzaro per essere a disposizio­ne degli inquirenti della Dda guidata da Gratteri.

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