Meillard, l’asso nella manica
Il vallesano è la carta migliore in mano allo sci elvetico per una vittoria che ad Adelboden manca dal 2008
Adelboden sta al gigante come Wengen o Kitzbühel stanno alla velocità pura. La Coppa del mondo si appresta a vivere un weekend tecnico su un pendio al cui cospetto soltanto l’Alta Badia regge il paragone. Lungo la Chuenisbärgli lo sci rossocrociato cercherà un successo che manca dal 2008, quando tra le porte larghe si impose Marc Berthod. Per la classica di gigante quest’anno la carta migliore la Svizzera se la gioca con un altro romando, Loïc Meillard. Il vallesano di origini neocastellane è reduce da due secondi posti nelle prove di metà gennaio di Salbach, uno in gigante, l’altro in slalom... «A dirla tutta, non è che abbia fatto chissà che», afferma il 22enne. Il quale cerca di mantenere l’equilibrio tra la capacità di non deconcentrarsi e quella di non riflettere troppo. Il suo talento fa sì che Meillard venga considerato come una delle principali speranze per il settore tecnico dello sci svizzero, ma ciò non significa che nelle due prove bernesi il giovane atleta si caricherà sulle spalle il fardello di una pressione eccessiva... «Quella di Adelboden è in primo luogo una corsa particolare, a maggior ragione per noi svizzeri. Vincere qui rasenterebbe l’incredibile. Per ciò che mi riguarda, su questo pendio ho esordito in Coppa, nel 2015. Si tratta di una pista estremamente difficile da gestire». Ma che, per caratteristiche tecniche, si adatta bene alle capacità del romando... «È vero, mi si addice, ma è anche una pista sulla quale non ti puoi allenare». I due podi di Salbach permettono a Meillard di situarsi meglio nella gerarchia del Circo bianco... «Nel gigante sto trovando la giusta regolarità, con piazzamenti sempre tra i primi dieci. In slalom so di poter andare ve-
loce, ma devo trovare la costanza. So di avere le basi per ottenere buoni risultati, ma a prescindere dal podio ho ancora molti aspetti da migliorare». Se tra i paletti stretti potrà dividere il fardello delle responsabilità con altri possibili protagonisti (Zenhäusern e Yule, tanto per citarne solo due), in gigante le speranze elvetiche poggeranno essenzialmente sui suoi sci... «Ho imparato a conoscere alla perfezione la pista. Sto bene e so di avere i mezzi per essere tra i migliori. L’obiettivo è di poter dare il massimo e poi vedere ciò che ne scaturisce. Non mi prefiggo di ottenere
risultati precisi: un quinto posto frutto di una buona prestazione mi andrebbe benissimo. Se la sciata sarà giusta, anche il tempo lo sarà: meglio quindi concentrarsi sulla qualità della prestazione, conscio che se sarà positiva, il risultato finale ne risulterà essere la logica conseguenza». Tra meno di un mese (5-17 febbraio) ad Are scatteranno i Mondiali. Prima di allora, però, il programma di Coppa prevede quattro slalom e due giganti. Trovare il tempo per recuperare le energie non sarà uno scherzo... «Occorre fare attenzione. Molte competizioni significano pure molti
viaggi. Il recupero è fondamentale, si tratta di saper ascoltare il proprio corpo e di trovare con i tecnici il giusto carico di lavoro da svolgere durante gli allenamenti. In corsa, d’altra parte, si è sempre a tutta, non si potrebbe certo sperare di ottenere risultati apprezzabili se si ragionasse in maniera diversa». Loïc Meillard ascolta il suo corpo e lui gli dice che... «Che per il momento sta bene. Durante le festività natalizie ne ho approfittato per tirare il fiato, ma mi sono pure dedicato a un richiamo di condizione fisica. In famiglia ho avuto l’occasione di
mangiare in modo corretto e ho la fortuna di non dover stare a contare le calorie». La Nazionale delle discipline tecniche sta vivendo un buon momento... «È fantastico. Ma occorre fare attenzione, perché molti sono i chiamati, pochi gli eletti. L’atmosfera è molto buona, diamo il massimo per superarci l’un l’altro. D’altro canto, essere avversari in pista non significa non poter essere amici al di fuori. Ognuno di noi è conscio del fatto che non potrebbe diventare più veloce se non vi fosse lo sprone rappresentato dai compagni di squadra».