Weekend a secco per l’Ambrì Piotta
Luca Cereda è arrabbiato dopo il weekend a secco. ‘Serve sacrificio da parte di tutti i giocatori: di scorciatoie non ce ne sono’.
Battuti sabato a Bienne, i biancoblù di Cereda chiudono il fine settimana cedendo al Friborgo davanti al pubblico amico. Digiuno finito invece per il Lugano, vittorioso a Rapperswil.
Ambrì – È infuriato, Luca Cereda. E non lo nasconde. «Certo che sono arrabbiato. Perché non è questa la nostra identità. Abbiamo bisogno che sul ghiaccio ci siano ventidue ragazzi che si sacrificano. Alcuni l’hanno fatto, ma non tutti e ventidue. E non ce ne bastano dieci, dodici, diciotto o ventuno: a noi servono ventidue giocatori che si sacrificano. Altrimenti le nostre chance diventano molto poche». Il risultato è un weekend a secco di punti. «Questa partita l’abbiamo persa sabato sera» spiega Cereda, alludendo alla sconfitta sul ghiaccio di Bienne (3-0). «Infatti abbiamo fatto gli stessi errori. E lo ribadisco, di scorciatoie non ne esistono». Curiosamente, sia ieri, sia sabato, la prima linea biancoblù non ha totalizzato neppure un punto. «Io da Kubalik, Müller e Zwerger mi aspetto che, come tutti gli altri, si mettano a disposizione del gruppo, bloccando tiri, facendo back-checking, lavorando in difesa e vincendo i duelli. Poi il resto ne è una conseguenza». Il weekend è deficitario anche a livello di differenza reti: sette incassate (tolto, naturalmente, il quinto gol di ieri a porta vuota) e soltanto due realizzate. «È ovvio che se passi più tempo nel tuo terzo invece che in quello degli avversari... – spiega il difensore Michael Ngoy –. Forse qualcuno, dopo gli ultimi risultati, s’è immaginato che improvvisamente tutto fosse diventato più facile.
Ma non si può pretendere sempre che ‘Kuba’ segni due gol, e poi lavorare bene in difesa sperando che possa bastare». A quel punto, Waeber o Berra poco cambia... «Se non vai in pista con la convinzione di dare tutto ciò che hai, be’, in porta ci può essere anche un ragazzino. Ma, a parte che Waeber ha la reputazione
di essere un buon portiere, bisogna anche dire che non l’abbiamo letteralmente bombardato...». In una partita in cui, costretto a far senza Bryan Lerg, Cereda deve ricorrere alla formula del ‘tre più uno’, sul fronte degli stranieri, con un D’Agostini ancora visibilmente non al 100% («è stato fuori sei settimane – spiega Cereda –. Quindi, a patto che lavori bene in allenamento, gliene serviranno altrettante per trovare la forma migliore: è lo sport, questo, non si scappa»). Sul fronte di Lerg, intanto, s’attende ancora una diagnosi. «La sua mano è ancora troppo gonfia per poter svolgere degli accertamenti medici – conclude Cereda –, pur se al momento non sembra nulla di troppo grave». Con l’attaccante americano a cui va comunque l’Oscar della sfortuna: infatti, sabato sera a Bienne, dopo aver bloccato con la mano uno ‘slap’ di Earl, si è poi tagliato un dito da solo con il suo stesso pattino.