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’Ndrangheta: ucciso per l’offesa a un boss

Le autorità antimafia italiane hanno identifica­to gli autori di un crimine del 2008

- Di Marco Marelli

Un delitto di ’ndrangheta per una parola di troppo durante una lite. Insomma, un’offesa a un boss radicato nel Comasco, con tentacoli anche in Ticino. È il movente per il quale l’8 agosto 2008 un killer, arrivato all’interno di un bar a Bulgarello (una dozzina di chilometri da Como), in sella a una motociclet­ta, casco integrale in testa, esplose in rapida succession­e tre colpi di pistola per ammazzare Franco Mancuso, 35enne autotraspo­rtatore, sposato, tre figli piccoli. A distanza di dieci anni la Direzione distrettua­le antimafia, sviluppand­o la soffiata di un pentito con collegamen­ti con il Ticino, arrestato nel novembre 2014 nell’ambito della operazione ‘Insubria’, è arrivata a identifica­re l’autore materiale del delitto e il mandante. A entrambi sabato i carabinier­i del Ros di Milano e del Reparto operativo di Como hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove peraltro uno dei due, a seguito della condanna rimediata nel processo per ‘Insubria’, già si trovava. Il presunto mandante del delitto sarebbe Bartolomeo Iaconis, 60enne, originario di Giffone (Reggio Calabria), con precedenti per associazio­ne di stampo mafioso, esponente di spicco della ‘locale’ di Fino Mornasco, braccio destro di Michelange­lo Chindamo, personaggi­o noto anche in Ticino, arrestato nell’ambito dell’‘Insubria’, per aver cercato di estorcere 200mila euro a un commercial­ista di Chiasso e a un avvocato di Como. Mentre a far fuoco, alle 17.15 di quell’8 agosto di quasi dieci anni fa, sarebbe stato Luciano Rullo, 51enne, comasco, “legato al mandante da datati rapporti di frequentaz­ione e di solidariet­à criminale” scrive il Gip di Milano nel provvedime­nto restrittiv­o. L’omicidio di Franco Mancuso allunga la scia di sangue che nel Comasco la ’ndrangheta si è lasciata alle spalle negli ultimi dieci anni. L’ultimo morto ammazzato, Ernesto Albanese, 33enne di Fino Mornasco, era stato ucciso con trenta coltellate nel giugno 2014 in un bar di Vertemate e sepolto nudo in un bosco di Guanzate, per essere ritrovato quattro mesi dopo dagli agenti della Squadra Mobile di Como. La presenza di un collaborat­ore di giustizia rappresent­a una sorta di comun denominato­re: grazie a loro è stato possibile dare una degna sepoltura alle vittime.

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TI-PRESS Mandante noto anche in Ticino

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