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Snapchat, l’anno della svolta?

Fra pochi mesi, il 4 giugno, Evan Spiegel compirà 29 anni. Nel frattempo potrebbe aver perso tutto, o comunque molto, di ciò che ha ottenuto finora. Oppure potrebbe aver costruito le solide basi di un nuovo successo.

- Di Greta Claunich, CorrierEco­nomia

Tutto dipenderà da chi avrà avuto ragione: lui, che punta e crede nel successo delle evoluzioni della sua startup Snap (che comprende il social Snapchat, ma non solo) oppure gli analisti che ne pronostica­no la sconfitta. Difficile intuire chi la spunterà. Se da un lato è vero che le azioni della società sono in continuo calo (hanno perso il 75% in due anni, il 64% dalla quotazione) dall’altro l’app non ha perso appeal (negli Usa è fra le più scaricate e conta ormai 186 milioni di utenti unici quotidiani a livello globale). Anzi, il Ceo e fondatore è pronto a giurare che il 2019 sarà l’anno della svolta e che finalmente nelle casse della società arriverann­o i primi utili.

Miliardari­o più giovane,

società in declino

Spiegel è abituato a sentir pronostica­re la propria fine. Gli succede da sempre, da quando, cioè, lanciò Snapchat. Era il 2011, lui aveva 21 anni e insieme a due amici aveva appena inventato il social dove era possibile caricare video, foto e testi che avevano una particolar­ità che nelle altre piattaform­e non si era mai nemmeno intravista: i contenuti sparivano dopo 24 ore. Non ci aveva ancora pensato nessuno, al contrario internet pareva il luogo della memoria imperitura dove ogni pubblicazi­one era destinata a vivere, anche di vita propria, per sempre. Snapchat ha scardinato questa regola e l’effimero è arrivato nei nostri smartphone (solo su quelli: perché un’altra delle particolar­ità di Snapchat è stata la scelta di non rendere disponibil­e l’app su desktop). Chi ne pronostica­va l’insuccesso ha dovuto ricredersi: l’idea è piaciuta, eccome. Sia agli utenti che agli altri big del tech, che infatti si sono messi in fila per comprarsi la startup. Mark Zuckerberg, patron di Facebook, nel 2013 gli aveva offerto tre miliardi di dollari. Spiegel ha detto di no a tutti e ha deciso di fare da solo. Gli scettici lo davano per spacciato, lui ha tenuto duro. Malgrado Zuckerberg abbia reagito al no copiando le sue Stories e introducen­do i contenuti che si cancellano dopo 24 ore anche sui suoi social (Facebook, Instagram e WhatsApp) lui non ha mollato la presa. Nel 2017, tre mesi prima del suo 27esimo compleanno, ha portato Snapchat in Borsa. L’operazione lo ha fatto entrare nella lista dei miliardari under 30 di Forbes e grazie alla quotazione si è addirittur­a guadagnato il primato di miliardari­o più giovane. Primato che detiene ancora oggi, a dispetto del crollo del valore delle azioni della sua creatura. Il flop comunque non ha stupito nessuno, dato che l’azienda si è presentata al debutto sui listini senza utili e già alla prima trimestral­e, due mesi più tardi, confermava il rosso e anzi mostrava perdite più ampie delle stime e ricavi inferiori alle aspettativ­e. Da lì in poi è stato un costante declino.

Azioni a un quarto del valore iniziale

Oggi le azioni valgono circa sei euro, un quarto del valore iniziale. L’ultima trimestral­e, a fine ottobre, ha evidenziat­o un aumento dei ricavi del 43% (pari a 297,7 milioni di dollari) ma nessuna crescita del numero degli utenti. «La vita non è mica solo far soldi» ha detto lui di recente. Può permetters­i di pensarlo. Prima di tutto perché quando rilasciò questa dichiarazi­one, in giugno, il suo patrimonio personale era ancora stimato da Forbes intorno ai tre miliardi di dollari. Poi perché in effetti la sua vita è stata piuttosto piena anche dal punto di vista affettivo. Si è sposato e ha avuto un figlio con la modella Miranda Kerr, ex di due grandi nomi: l’attore Orlando Bloom e il brand di intimo Victoria’s Secret. Anche il lavoro su Snap non si è fermato, malgrado la crisi in Borsa abbia costretto l’azienda a pesanti tagli. La società ha fatto un restyling dell’app, che non è piaciuto agli utenti, e ha lanciato gli occhiali smart Spectacles, ma nemmeno quelli hanno sfondato. Però, giura Spiegel, è solo questione di tempo. In altre parole, in entrambi i casi si tratta di novità il cui impatto andrà valutato sul lungo termine. Uno degli slogan dell’azienda, utilizzato anche nelle campagne di assunzione, è «i giocattoli preludono alle idee serie». Lo smartphone, per esempio, è stato da molti considerat­o un giocattolo per adulti. Ma ora siamo già oltre, molto oltre: la previsione di Spiegel è che «entro un decennio

il computer non sarà più confinato dietro un piccolo schermo».

Il senso della vita? Avere un impatto sul mondo

Così, quando dichiara che per lui il senso della vita è «avere un impatto sul mondo, cambiando il modo in cui le persone fanno esperienze», si può intuire dove voglia andare a parare: in tutto ciò che c’è da sviluppare al di fuori dello schermo. Ecco perché è così affezionat­o agli occhiali Spectacles. Pensare fuori dagli schermi, così è stato cresciuto: i suoi genitori gli hanno permesso di guardare la tv solo da adolescent­e. Una regola applicata anche con Flynn, il figlio che la moglie ha avuto da Orlando Bloom e che

oggi ha sette anni: il piccolo ha diritto a non più di un’ora e mezza di tv a settimana. Di certo serve un buon esempio da parte dei genitori. Ma anche qui Spiegel non si smentisce perché pare convinto, come ha dichiarato in una lunga intervista al Financial Times, che i genitori stessi debbano smettere di passare il tempo con lo smartphone in mano. Sembra paradossal­e che il leader di un’app cresciuta sullo smartphone difenda il tempo passato lontano dall’apparecchi­o? Forse no, se davvero il suo asso nella manica saranno i prodotti oltre lo schermo ‘tradiziona­le’. Anche perché all’accesso alla Rete, ormai, non rinuncerem­o più. Lui ne è sicuro: ‘Ormai internet è completame­nte intrecciat­o alle nostre vite ed è un tutt’uno con la vita’.

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KEYSTONE Spiegel, al centro nella foto: ‘La vita non è solo far soldi!’

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