Le tante voci dell’amore
Segue da pagina 17 E, secondo interrogativo, come utilizzare le centinaia di ore di risposte raccolte sul tema in videointerviste svolte qua e là per il nostro plurilinguistico Paese? Waldvogel sceglie il gate di un aeroporto quale metafora del palcoscenico della vita, e luogo di incontri furtivi & casuali per eccellenza. Sguardi preoccupati che dalla tabella oraria scendono però sino a incrociare quello di un “altro”. All’incontro segue talvolta la fase dell’innamoramento, sul palco le passioni si accendono su melodie pinkfloydcheggianti. I trentenni oggi godono (godono?) dell’ormai acquisita rivoluzione sessuale nata 50 anni fa e il loro concetto di coppia si è aperto: etero, omo, bisex, threesome (il vecchio “Triangolo” cantato da Renato Zero). Resistono – ma stentano – i romantici da “mano nella mano”. Tanto… chiusa una porta se ne apre subito un’altra. Soprattutto in quest’epoca di “Amore liquido” colta e spiegata da Zygmunt Bauman. Vero: tutto è sempre mutato nella storia dell’umanità, senza evoluzioni chissà dove saremmo oggi, la nostra epoca sta vivendo i suoi cambiamenti a velocità sempre più scellerata, ma gli interrogativi restano in fondo i medesimi: sarò all’altezza (“Mi chiedo se uscirei con uno come me…”)? Devo parlare di ciò che non mi va nel nostro rapporto, o forse è meglio lasciar perdere? È davvero questa la persona con cui potrei fare un figlio? Cosa cerco? Un amico, un confidente, un amante? Cerco di essere amato: “Can someone hug me?” recita il cartello retto dalla hostess Anahì Traversi, indaffaratissima (e brava!) nel cercare di porre ordine in quel turbinìo di emozioni e sorprese che i passeggeri sempre in cerca dell’imbarco (Camilla Parini, Carla Valente, Thomas Couppey, Aurelio Di Virgilio e lo stesso Waldvogel, davvero in cabina di regia!) di volta in volta vivono e trasmettono al pubblico. Un turbinìo di voci poliglotte, mentre la coreografia accompagna sagacemente le varie fasi contemplate nel concetto di innamoramento/amore. Uno spettacolo estremamente ricco, variegato (multimediale si diceva sino a pochi anni fa, ora il vocabolo è già desueto e abusato!) e accolto con molto entusiasmo dal pubblico luganese dopo la sua “prima”.