Commercianti, il presidente lascia
Sfide attuali e future dei negozianti bellinzonesi secondo Ottaviano Torriani, che lascia la presidenza
Intervista a Ottaviano Torriani, che inoltrerà le dimissioni ad aprile per dedicare più tempo alla famiglia.
Le sue riflessioni sulle difficoltà e sui cambiamenti nel settore.
Dopo sei anni alla testa della Società dei commercianti di Bellinzona, continuerà a far parte del comitato. Sugli acquisti locali sottolinea: ‘È importante riflettere sulle possibili conseguenze, per esempio sui posti di lavoro’.
È un settore che fa parlare di sé soprattutto quando gli affari vanno male, non quando vanno a gonfie vele. Ed è comprensibile: negozi in crisi possono comportare tagli al personale e vetrine vuote, che non sono un bel biglietto da visita per i turisti. Ma in questi casi di chi è la ‘colpa’? Ne abbiamo parlato con il presidente della Società dei commercianti di Bellinzona Ottaviano Torriani, il quale annuncia di voler rassegnare le proprie dimissioni dalla carica che ricopre da 6 anni per poter dedicare più tempo alla famiglia. La trattanda sarà affrontata il prossimo aprile in occasione dell’assemblea generale ordinaria e un suo sostituto potrebbe essere individuato all’interno del comitato. Comitato di cui Torriani fa parte dal 2002 e nel quale intende continuare a sedere.
Quali sono le sfide più ardue con cui si trovano confrontati i commercianti bellinzonesi rispetto a qualche anno fa?
C’è chi parla di affitti troppo elevati, ma si tratta di un dato relativo essendo i prezzi grossomodo rimasti stabili negli anni. Bisogna piuttosto parlare della crescente difficoltà a coprire le spese. Fino a quando le vendite avevano volumi importanti e i margini di guadagno erano corretti, si poteva far fronte con facilità alle spese fisse, ovvero quelle per il personale, l’energia, l’affitto ecc. Essendo nel frattempo diminuiti i volumi di vendita ed erosi i margini di guadagno, si fa sempre più fatica. È diventata una sfida per molti settori commerciali, non solo per i negozianti. Alcuni in città per cercare di ridurre le spese fisse hanno per esempio cambiato locazione.
Cos’ha provocato quest’erosione dei guadagni?
L’estrema concorrenza generata dal mercato aperto, che si potrebbe riassumere con il termine di globalizzazione, ha avuto come conseguenza il fatto che ora si possono trovare prestazioni un po’ ovunque. Storicamente la concorrenza con l’Italia c’è sempre stata, dunque non è stata determinante per la situazione che stiamo vivendo ora. Più pericolose per il nostro settore sono invece le vendite su internet. Il commercio online ha successo perché è riuscito a interpretare l’evoluzione della società, nella quale gli orari sono sempre più irregolari, e in cui sempre più famiglie hanno entrambi i coniugi che lavorano. Perciò ora si punta ad aumentare gli orari di apertura dei negozi, ma per cambiare la legge sono necessari lunghi tempi politici.
Cosa pensa invece dell’arrivo, nel corso degli ultimi anni, di catene di negozi internazionali?
È un discorso per nostalgici ma bisogna riconoscere che si è persa un po’ la figura del commerciante. Sono rimasti pochi negozi di proprietà, nei quali si conoscono direttamente le persone e l’approccio con i clienti è diverso. Ma si tratta di un fenomeno che si verifica anche nell’ambito della ristorazione e anche oltre Gottardo.
Di fatto il commercio bellinzonese come sta andando?
Aveva ragione il presidente della Federcommercio Augusto Chicherio intervenuto durante la nostra assemblea del 2018. Secondo lui il commercio bellinzonese è un diesel: non ci sono picchi ma nemmeno tonfi clamorosi. Le fluttuazioni ci sono ma sono contenute rispetto ad altre località. Parlando con certi commercianti del centro emerge che alcuni vanno bene perché propongono articoli di nicchia di qualità ma a prezzi concorrenziali rispetto alla Svizzera interna. Ciò attira in particolare i visitatori che raggiungono Bellinzona tramite AlpTransit. Ma non per tutti è fattibile adattare i prezzi, soprattutto se sono dettati da una casa madre. Ben venga poi il ritorno dei negozi di alimentari nel centro cittadino, ad esempio con l’apertura di Frutta Banfi in via Dogana e l’espansione del tea room Degio in via Camminata. Si tratta di segnali positivi perché gli alimentari rappresentano un’attrazione verso altri acquisti.
Al di là dell’offerta, un ruolo attivo ce l’hanno però anche i consumatori stessi. Che appello si può fare loro?
È importante promuovere gli acquisti locali, come fatto nel 2017 dalla Società dei commercianti di Giubiasco con la campagna ‘Non fare il pollo, gioca in casa’. Trovo sia fondamentale che i consumatori riflettano sulle conseguenze dei loro acquisti, che possono garantire posti di lavoro e di formazione per i giovani.