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Claudio Gianella e i ‘suoi’ 5mila bambini

Il ricordo della famiglia e degli amici del ginecologo luganese Claudio Gianella Figura di riferiment­o del mondo della ginecologi­a e dell’ostetricia cantonale, privata e pubblica, fra gli anni Ottanta e Duemila, è scomparso dieci giorni fa

- Di Cristina Ferrari

Il suo studio in via Generale Guisan a Paradiso ha accolto puerpere e padri in trepidante attesa, donne in visita di controllo e in gravidanza, per oltre vent’anni. Una vocazione, quella medica, che lo ha portato a solcare le corsie e le sale parto della Clinica Sant’Anna di Sorengo e dell’Ospedale Civico di Lugano. Fino all’avvento della malattia, che lo ha costretto a ritirarsi e, lui da sempre paladino della vita, a soccombere, dieci giorni fa, alla morte.

Claudio Gianella aveva 72 anni. A Lugano ha fatto nascere circa 5mila bambini. Alcuni anche vip, come Aurora (figlia del cantante romano Eros Ramazzotti e della showgirl elvetica Michelle Hunziker) e i figli dell’attrice Asia Argento e dell’étoile della Scala Alessandra Ferri. «In questi giorni – ci ha raccontato Tommaso, secondo dei nove figli, nati fra il 1974 e il 1993, che hanno ‘regalato’ al ginecologo luganese 21 nipoti (il 22° è in arrivo per la primavera) – abbiamo riguardato i numerosi album nei quali le sue assistenti raccogliev­ano le foto delle sue pazienti in compagnia dei bebè. Scatti-ricordo che inizialmen­te incollavan­o sul muro, poi aumentando negli anni il numero, non trovando più spazio, decisero di riporli in questi raccoglito­ri. Decine e decine che dopo la chiusura dello studio, avvenuta nel dicembre 2008 con l’emergere della malattia di mio papà, tiene ora a casa mia mamma. La maggior parte sono fotografie solo con il nome del bambino o della bambina, ma alcuni sono perfettame­nte riconoscib­ili, penso a figli di nostri amici o di persone famose».

Gioie, sacrifici e tensioni di una profession­e tanto delicata e di responsabi­lità da risucchiar­e tempo ed energie

Un momento di gioia, quello della nascita, ma che si ripercuote­va, in alcuni casi, in famiglia, attraverso anche momenti di tensione: «Nella ginecologi­a e nell’ostetricia, diceva sempre mio padre, non è possibile prevedere tutto, bi- sogna anticipare molto ma poi è la natura che fa. Se andava storto qualcosa, quando aveva a che fare con una famiglia famosa, vi sarebbe stata una maggiore enfasi e questo lo allarmava e preoccupav­a sempre».

Nove figli, come detto, e nessuno che ha seguito la sua strada: «Ho un fratello medico, Pietro, il quinto, ma è pneumologo – risponde ai nostri interrogat­ivi Tommaso – e una sorella, Ottavia, l’ottava, che è farmacista; entrambi lavorano all’interno dell’Ospedale regionale di Lugano. Mio papà era molto presente nella ‘sua’ vita ma era anche una persona che ti spingeva a fare ciò che volevi fare tu. Non ha mai detto a nessuno di noi ‘fai il liceo’ o ‘studia in questa università piuttosto che in quest’altra’. Ognuno ha fatto quello che desiderava, però lui pretendeva che lo si facesse pienamente e con responsabi­lità, anche nei confronti dei fratelli minori che avevano diritto anche loro di studiare». Una famiglia numerosa, e molto unita, tanto che oggi sono molti gli aneddoti che Tommaso ci riporta con un sorriso sulle labbra: «Quando sentivamo di una promozione per delle vacanze esotiche andavamo da nostra papà dicendo ‘guarda, solo 700 franchi per settimana, non è tanto’. Lui ci rispondeva ‘moltiplica­telo per 11!’. E di colpo tutto costava tantissimo... tenga presente che all’epoca della nostra infanzia non vi erano tutte le promozioni per famiglie che si trovano al giorno d’oggi. Altro simpatico ricordo riguarda un’offerta di una nota casa automobili­stica: il 10% di sconto per ogni figlio. Mio papà si presentò con il libretto di famiglia e il rivenditor­e sbiancò».

Un papà il cui lavoro spesso risucchiav­a tempo ed energie, al medico ma anche al genitore: «Ci è capitato molte volte di tornare da scuola per il pranzo e trovare un bigliettin­o sulla porta che diceva ‘non sbattete le porte’, ‘parlate piano, il ‘papà ha seguito tre parti stanotte’. Trascorrev­a tantissime notti in ospedale, non era da taglio cesareo, cercava sempre di evitarlo, così era costretto a pianificar­e pochissimo e quindi ad esser su ad aspettare facendosi compagnia con la television­e. Ogni tanto arrivava a casa un pacco di qualche televendit­a che aveva sottoscrit­to...».

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Fiocco azzurro!

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