laRegione

Che imbarazzo quelle foto da bebè

- Di Matteo Caratti

Ancor prima che i nostri figli inizino a interessar­si del nostro telefonino – che è ormai un computer a tutti gli effetti – in un’età che continua ad abbassarsi, hanno già un’identità digitale. Esistono già in rete, perché noi genitori per anni e anni e in tante occasioni già a partire dal concepimen­to e forse ancora prima, abbiamo postato tutta una serie di foto e di filmati per documentar­e il loro arrivo. Quali? L’annuncio in famiglia ai futuri nonni: ‘Indovinate cosa ci sarà di nuovo quest’anno?’ e giù il filmato coi sussulti e lacrime dei (presto) nonni; ‘clic’ e via con le immagini del pancione e magari anche delle ecografie prontament­e postate su Instagram; e poi, dal primo vagito, foto con situazioni di ogni genere: belle, brutte, simpatiche, scatti di ira, attacchi di panico, fratelli che si menano e via dicendo. Come se i genitori dovessero documentar­e ogni attimo della vita di chi verrà o è appena venuto a questo mondo. Materiale che per riuscire a vederlo tutto, anche per uno che è ai primi passi, ci vorrebbe una vita e mezza! Cosa denotano questi nostri nuovi comportame­nti? Se lo sono chiesti in settimana i colleghi del quotidiano romando ‘La Liberté’. Intanto, se fino all’altro ieri erano i genitori a dire ai figli state attenti a non mettere di tutto e di più in rete, oggi quei figli sono diventati genitori. E, indipenden­temente dall’educazione ricevuta, postano spesso e volentieri immagini private della loro famiglia. Quasi come se nulla fosse. Comprese le foto dei figli (come detto) appena nati e minorenni, senza che sia chiesto loro preventiva­mente alcun permesso. Mettono dunque in piazza – ma ne sono coscienti? – aspetti della personalit­à e dell’identità dei loro rampolli, che non solo potrebbero esser di particolar­e interesse per malintenzi­onati, ma che un domani potrebbero far dire al figlio: ‘Mamma, papà ma perché avete messo in rete tutte queste immagini di me rendendole accessibil­i a tutti?’. Tanto più se poi fra giovani, ad un certo punto, parte di quelle immagini rispunta fuori e trasforma l’iper fotografat­o/filmato nello zimbello del momento: perché si comportava così (dita nel naso e sbrodolata di minestrone), si vestiva così alla Pippo-Pippo-non-lo-sa, usava quelle espression­i tanto carine (ma che poi i compagni canzonano), ha preso uno spavento per nulla, è caduto dall’altalena ecc. ‘La Liberté’ ci informa che il 19 per cento dei genitori ha pubblicato in rete immagini che i loro figli una volta cresciuti hanno trovato imbarazzan­ti. E perché lo hanno fatto? Per ricevere subito una gratificaz­ione dalla rete: per vedere cioè quante faccine finiscono sotto la foto del piccolo o della piccola. Gratificaz­ione evidenteme­nte per l’adulto che posta, non per chi è postato a sua insaputa! Quindi, cari adulti, pensiamoci bene prima di liberare in rete immagini di altri individui, a maggior ragione dei nostri figli. Rimangono online, vanno a finire anche in siti specialist­ici di raccolta immagini gestiti da altri e destinati – nella migliore delle ipotesi – a divertire e far ridere, per via di quel visino e/o di quel video tanto simpatici. Ma non è detto che un domani chi è finito lì ne sia contento, anzi! A volte tale pubblicità si trasforma in un problema, se non in un danno bello e buono, che è stato causato da mamma e papà! E, come ormai si sa, far scomparire dalle pieghe di internet quello che ormai circola da un po’ per rimettere le cose a posto è molto difficile. Quindi… attenti al lupo (digitale). È carino, pratico, fantasioso, lo usano tutti. Ma ha i denti aguzzi e può mordere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland