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Post Officine, la Cat: ‘Fateci pianificar­e’ ‘Tocca alle autorità’

Dopo Officine: la Conferenza delle associazio­ni tecniche chiede a Città e Cantone di fare un passo indietro

- di Marino Molinaro

Per la Cat i futuri contenuti del sedime dell’attuale stabilimen­to non dovrebbero essere definiti dalle autorità politiche e dai proprietar­i ma dai progettist­i coinvolti nel Masterplan

Progettare il territorio, definire il luogo corretto per installare un’attività industrial­e, commercial­e o residenzia­le e allestire il progetto di uno stabile come le nuove Officine, “non possono essere decisioni prese solo per motivi politici o dettate dalla pressione del mondo economico”. È dunque giusto – è la domanda – che siano le autorità politiche (Cantone e Città) e i proprietar­i dei sedimi attuali (Ffs) e futuri (Ffs, Cantone e Città) a decidere quali saranno i futuri contenuti dell’attuale comparto Officine Ffs in città, un’area di importanza strategica per il futuro sviluppo edilizio dell’intera Bellinzona aggregata? Non sarebbe meglio che tale compito fosse attribuito ai gruppi di progettist­i che stanno per essere selezionat­i per sviluppare il Masterplan della nuova Bellinzona?

‘Interessi economici’

A sollevare l’interrogat­ivo – auspicando anzi che Cantone e Città facciano un passo indietro – è la Conferenza delle associazio­ni tecniche del Cantone Ticino (Cat) che riunisce e rappresent­a tutte le organizzaz­ioni profession­ali di architetti, ingegneri e pianificat­ori. Questo, scrive in un comunicato il direttore Cat Loris Dellea, per “non dover acriticame­nte accettare quanto imposto nella dichiarazi­one di intenti (sottoscrit­ta da Ffs, Cantone e Città, ndr) e scaturito principalm­ente da interessi economici e non da valutazion­i urbanistic­he”. Le Ffs – osserva Dellea – parteciper­anno al Mandato di studi in parallelo (Msp) per l’attuale sedime delle Officine a Bellinzona “ricoprendo un ruolo molto attivo, in primo luogo con la loro adesione finanziari­a ma soprattutt­o imponendo i contenuti dello studio”. Oltre 60’000 metri quadrati su 120’000 della superficie totale “rimarranno di loro proprietà e dovranno avere soprattutt­o contenuti residenzia­li, aspetto economicam­ente non trascurabi­le e anche indubbiame­nte molto apprezzato dal settore Immobili delle Ffs”. Questo vincolo, teme la Cat, “condizione­rà profondame­nte le scelte progettual­i dei profession­isti che parteciper­anno all’elaborazio­ne del Masterplan della nuova Città”. Architetti, pianificat­ori, paesaggist­i e ingegneri “non potranno progettare liberament­e il territorio aggregato ma saranno condiziona­ti dalle imposizion­i derivanti dai contenuti stabiliti per il sedime delle attuali Officine”.

‘Ci sarebbero delle alternativ­e’

La richiesta di fondo – riassume Dellea alla ‘Regione’ – è che il futuro contenuto del comparto Officine sia determinat­o da un’idea pianificat­oria generale e non da una scelta economica: «È vero che Città e Cantone prevedono di inserire nel settore di loro competenza residenze intergener­azionali, scuole e polo tecnologic­o. Ci chiediamo però se si troverebbe­ro nel posto giusto in rapporto alla dimensione e conformazi­one della nuova Città determinat­a da 13 ex Comuni. Po- tremmo immaginare per esempio la densificaz­ione di altre aree e la trasformaz­ione di quelle che saranno le ex Officine in un vero parco urbano. Ma ovviamente questa visione cozzerebbe contro quella più economica delle Ffs che lì vogliono soprattutt­o appartamen­ti per creare reddito economico».

‘Mancanza di sensibilit­à’

L’agire delle Ffs è criticabil­e – aggiunge il direttore della Cat nel comunicato – anche per la prevista edificazio­ne della nuova Officina a Castione: “Vi hanno individuat­o l’unica alternativ­a a loro dire valida per l’insediamen­to dello stabilimen­to, ancora una volta senza aprire tra i profession­isti, e non solo, un vero e serio dibattito per determinar­e il luogo più adatto per una tale funzione”. Inoltre “hanno già dichiarato di non voler procedere attraverso un concorso di progetto”, limitandos­i a un concorso di prestazion­e che premia i concorrent­i non per l’idea migliore ma per l’onorario più basso offerto. Infatti, annota la Cat, il nuovo stabile “dovrà solamente contenere l’adeguata tecnologia ferroviari­a d’avanguardi­a e non rispondere a requisiti architetto­nici e d’inseriment­o paesaggist­ico”. Ancora una volta – conclude il direttore Cat – dopo il caso del centro di manutenzio­ne Ffs di Biasca sottoposto a un ricorso inoltrato dal Comune, «anche qui si rischia di non avere una garanzia di qualità architetto­nica. Sarebbe un contenitor­e di tecnologia, non importa con quale forma e con quale inseriment­o nel territorio». Sono immaginabi­li, anche qui, ricorsi? «Purtroppo non da parte nostra né dei progettist­i, non essendoci

riconosciu­ta tale facoltà contro la procedura scelta dalle Ffs. Possiamo solamente ‘denunciare’ la loro mancanza di sensibilit­à nei confronti del territorio ticinese», conclude Dellea: «Non dimentichi­amo che uno dei primi stabili

delle attuali officine, la cosiddetta ‘cattedrale’, è ora monumento storico protetto, quindi chiediamo perché non si possa riservare oggi la stessa attenzione alla qualità del costruito come si fece a inizio ’900».

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Il direttore Cat Loris Dellea120’000 metri quadrati all’ombra di Castelgran­de: cosa e come costruirvi?

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