Post Officine, la Cat: ‘Fateci pianificare’ ‘Tocca alle autorità’
Dopo Officine: la Conferenza delle associazioni tecniche chiede a Città e Cantone di fare un passo indietro
Per la Cat i futuri contenuti del sedime dell’attuale stabilimento non dovrebbero essere definiti dalle autorità politiche e dai proprietari ma dai progettisti coinvolti nel Masterplan
Progettare il territorio, definire il luogo corretto per installare un’attività industriale, commerciale o residenziale e allestire il progetto di uno stabile come le nuove Officine, “non possono essere decisioni prese solo per motivi politici o dettate dalla pressione del mondo economico”. È dunque giusto – è la domanda – che siano le autorità politiche (Cantone e Città) e i proprietari dei sedimi attuali (Ffs) e futuri (Ffs, Cantone e Città) a decidere quali saranno i futuri contenuti dell’attuale comparto Officine Ffs in città, un’area di importanza strategica per il futuro sviluppo edilizio dell’intera Bellinzona aggregata? Non sarebbe meglio che tale compito fosse attribuito ai gruppi di progettisti che stanno per essere selezionati per sviluppare il Masterplan della nuova Bellinzona?
‘Interessi economici’
A sollevare l’interrogativo – auspicando anzi che Cantone e Città facciano un passo indietro – è la Conferenza delle associazioni tecniche del Cantone Ticino (Cat) che riunisce e rappresenta tutte le organizzazioni professionali di architetti, ingegneri e pianificatori. Questo, scrive in un comunicato il direttore Cat Loris Dellea, per “non dover acriticamente accettare quanto imposto nella dichiarazione di intenti (sottoscritta da Ffs, Cantone e Città, ndr) e scaturito principalmente da interessi economici e non da valutazioni urbanistiche”. Le Ffs – osserva Dellea – parteciperanno al Mandato di studi in parallelo (Msp) per l’attuale sedime delle Officine a Bellinzona “ricoprendo un ruolo molto attivo, in primo luogo con la loro adesione finanziaria ma soprattutto imponendo i contenuti dello studio”. Oltre 60’000 metri quadrati su 120’000 della superficie totale “rimarranno di loro proprietà e dovranno avere soprattutto contenuti residenziali, aspetto economicamente non trascurabile e anche indubbiamente molto apprezzato dal settore Immobili delle Ffs”. Questo vincolo, teme la Cat, “condizionerà profondamente le scelte progettuali dei professionisti che parteciperanno all’elaborazione del Masterplan della nuova Città”. Architetti, pianificatori, paesaggisti e ingegneri “non potranno progettare liberamente il territorio aggregato ma saranno condizionati dalle imposizioni derivanti dai contenuti stabiliti per il sedime delle attuali Officine”.
‘Ci sarebbero delle alternative’
La richiesta di fondo – riassume Dellea alla ‘Regione’ – è che il futuro contenuto del comparto Officine sia determinato da un’idea pianificatoria generale e non da una scelta economica: «È vero che Città e Cantone prevedono di inserire nel settore di loro competenza residenze intergenerazionali, scuole e polo tecnologico. Ci chiediamo però se si troverebbero nel posto giusto in rapporto alla dimensione e conformazione della nuova Città determinata da 13 ex Comuni. Po- tremmo immaginare per esempio la densificazione di altre aree e la trasformazione di quelle che saranno le ex Officine in un vero parco urbano. Ma ovviamente questa visione cozzerebbe contro quella più economica delle Ffs che lì vogliono soprattutto appartamenti per creare reddito economico».
‘Mancanza di sensibilità’
L’agire delle Ffs è criticabile – aggiunge il direttore della Cat nel comunicato – anche per la prevista edificazione della nuova Officina a Castione: “Vi hanno individuato l’unica alternativa a loro dire valida per l’insediamento dello stabilimento, ancora una volta senza aprire tra i professionisti, e non solo, un vero e serio dibattito per determinare il luogo più adatto per una tale funzione”. Inoltre “hanno già dichiarato di non voler procedere attraverso un concorso di progetto”, limitandosi a un concorso di prestazione che premia i concorrenti non per l’idea migliore ma per l’onorario più basso offerto. Infatti, annota la Cat, il nuovo stabile “dovrà solamente contenere l’adeguata tecnologia ferroviaria d’avanguardia e non rispondere a requisiti architettonici e d’inserimento paesaggistico”. Ancora una volta – conclude il direttore Cat – dopo il caso del centro di manutenzione Ffs di Biasca sottoposto a un ricorso inoltrato dal Comune, «anche qui si rischia di non avere una garanzia di qualità architettonica. Sarebbe un contenitore di tecnologia, non importa con quale forma e con quale inserimento nel territorio». Sono immaginabili, anche qui, ricorsi? «Purtroppo non da parte nostra né dei progettisti, non essendoci
riconosciuta tale facoltà contro la procedura scelta dalle Ffs. Possiamo solamente ‘denunciare’ la loro mancanza di sensibilità nei confronti del territorio ticinese», conclude Dellea: «Non dimentichiamo che uno dei primi stabili
delle attuali officine, la cosiddetta ‘cattedrale’, è ora monumento storico protetto, quindi chiediamo perché non si possa riservare oggi la stessa attenzione alla qualità del costruito come si fece a inizio ’900».