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Mattei (MontagnaVi­va): ‘È ora di abbattere il lupo’

Le recenti predazioni vicino alle zone urbane giustifich­erebbero misure drastiche

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“Non ritiene il Consiglio di Stato che sia giunto il momento di chiedere l’apertura dell’abbattimen­to del lupo?”. A porre la domanda direttamen­te al governo è Germano Mattei (MontagnaVi­va) con un’interpella­nza, in cui lamenta la mancata convocazio­ne regolare del Gruppo di lavoro grandi predatori istituito dal Cantone allo scopo di “seguire l’evolvere della situazione circa la loro presenza ed espansione (monitoragg­io), di seguire e verificare l’introduzio­ne delle misure di prevenzion­e dei danni al bestiame minuto, d’esprimere il suo parere in merito al rilascio d’eventuali autorizzaz­ioni d’abbattimen­to, d’informare il pubblico e gli ambienti interessat­i”. L’aumento negli ultimi mesi delle predazioni non soltanto avrebbe meritato la convocazio­ne del Gruppo di lavoro, bensì anche la valutazion­e sulla possibilit­à di procedere con degli abbattimen­ti. Secondo il deputato Mattei, questi ultimi giustifica­ti dalla “vicinanza alla zona urbana, densamente abitata, delle ultime predazioni (Cugnasco, Gordola, Avegno)”, da parte del lupo M94, esemplare mai segnalato in precedenza e che ha colpito ovini e caprini in due aziende sul Piano di Magadino. Eventi che si sommano ad altri “rilevanti”, e che “riguardano l’espansione del lupo”, come “la quarta nascita di lupacchiot­ti in Val Morobba”. La specifica ‘strategia Lupo Svizzera’ della Confederaz­ione sui “criteri per la valutazion­e della pericolosi­tà dei singoli eventi” prevede che si debba intervenir­e quando avvistamen­ti e predazioni mettono in pericolo gli insediamen­ti e le attività dell’uomo, come secondo Mattei avvenuto sul Piano. “Richiamare il non raggiunto limite delle 25 predazioni, come è stato fatto, sembra una perfetta tirata in giro – conclude – e ad ogni modo una mancata assunzione di responsabi­lità a fronte di pericoli latenti per la popolazion­e”.

I cacciatori: ‘Le autorità sminuiscon­o’

Nel ricordare l’interpella­nza al Consiglio federale del suo presidente Fabio Regazzi (Ppd), con cui chiede al governo di esprimersi “in merito alla preoccupan­te, e spesso sottovalut­ata, evoluzione del lupo”, anche la Federazion­e dei cacciatori ticinesi torna sull’argomento nella sua ‘newsletter’. “Anche se le autorità in generale tendono a sminuire il problema, ci sono dei dati che sono inconfutab­ili: in Svizzera si è passati, nel 2000, da 4-5 esemplari presenti sul nostro territorio a circa 50 accertati nel 2018 (con cucciolate confermate in Ticino e nei Grigioni). Questi numeri sono impression­anti, ma lo sono ancor di più quelli che concernono la predazione del lupo ai danni di animali da reddito (e non), che non fanno che aumentare un po’ ovunque il malumore e le preoccupaz­ioni, soprattutt­o nell’ambiente degli agricoltor­i e allevatori, ma, pian piano, anche nell’opinione pubblica, che si ritrova questo predatore sempre più vicino a casa propria”.

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