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L’accordo quadro con l’Ue non mette d’accordo i ‘professori’

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Dopo tre ore di botta e risposta, l’audizione pubblica di esperti di fronte alla Commission­e della politica estera del Consiglio nazionale (Cpe-N) ha permesso almeno di capire una cosa: nemmeno tra gli specialist­i vi è unanimità di vedute in merito alla bontà o meno dell’accordo istituzion­ale tra Svizzera e Ue. Se per alcuni l’intesa è tutto sommato vantaggios­a, per altri l’accordo e la sua evoluzione presentano troppe incognite. Insomma, nonostante tutto il sapere sbandierat­o, a decidere in ultima istanza saranno i politici sulla base di consideraz­ioni che vanno oltre i concetti morali di ‘buono’ o ‘cattivo’. L’intesa negoziata con Bruxelles, come ricordato nella sala delle conferenze del Consiglio federale, è un compromess­o e, come ogni compromess­o, presenta luci e ombre. Le domande poste dai membri della CpeN hanno toccato argomenti vari, ma che agitano il mondo politico e no: soluzione delle vertenze, protezione dei lavoratori, direttive Ue sulla cittadinan­za, aiuti di Stato. Invitati a dare il loro giudizio globale sul documento ora in consultazi­one, e sulla scorta delle risposte fornite in seguito, gli esperti si sono divisi in due gruppi: da un lato gli scettici, come l’ex ambasciato­re Paul Widmer, professore a San Gallo, e l’ex giudice del Tribunale dell’Associazio­ne europea di libero scambio (Aels) Carl Baudenbach­er. Sul fronte dei favorevoli gli accademici Christa Tobler (Basilea), Astrid Epiney (Friburgo) e Matthias Oesch (Zurigo). Un po’ in disparte Marc Bros de Puechredon del Bak Basel, sentito in particolar­e sui vantaggi economici dell’accordo istituzion­ale (a suo dire importanti) e delle conseguenz­e di un ‘no’ elvetico e, seduto nelle retrovie, il segretario di Stato Roberto Balzaretti, capo negoziator­e. Pur mantenendo un tono deferente nei confronti dei politici e dei colleghi, non sono mancate da parte degli esperti prese di posizione chiare, al limite della provocazio­ne. Ad esempio: Widmer ha giudicato «non buono» l’accordo negoziato in questa forma, mentre Baudenbach­er ha sostenuto che il Tribunale arbitrale, volto a dirimere le future vertenze con l’Ue, è «una foglia di fico»: a prevalere sarà sempre secondo lui la giurisprud­enza della Corte europea di giustizia.

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