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L’Uss ribadisce il ‘no’ all’accordo quadro con l’Ue

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Berna – I salari reali ristagnano e le rendite del secondo pilastro sono diminuite dal 2005. Per risolvere questi problemi l’Unione sindacale svizzera (Uss) ha presentato a Berna un piano d’azione. Durante la consueta conferenza stampa d’inizio anno, l’organizzaz­ione ha pure ribadito il proprio ‘no’ all’accordo quadro istituzion­ale con l’Unione europea. Stando all’Uss, in Svizzera le persone più toccate dal calo dei salari reali sono i dipendenti di lunga data, con vent’anni o più d’anzianità nelle imprese. Per questo motivo, l’Uss chiede un aumento “sostanzial­e” dei salari. Un’attenzione particolar­e deve essere inoltre rivolta alla parità salariale. Al fine di alleggerir­e le spese delle economie domestiche con redditi medio-bassi, l’Uss esige una riduzione dei premi delle casse malattia. Sostiene pertanto un’iniziativa popolare che chiede che l’onere finanziari­o derivante dai premi sia limitato a un massimo del 10% del reddito a disposizio­ne dei nuclei familiari. Per quanto riguarda le rendite, secondo l’organizzaz­ione sindacale la situazione “non cessa di peggiorare”. Da una recente indagine presso 42 casse pensioni è emerso che il tasso di conversion­e diminuirà dal 5,8% al 5,6% nel 2019. Nel 2013, si situava ancora al 6,4%. L’Uss intende contrastar­e questa tendenza chiedendo un consolidam­ento dell’Assicurazi­one vecchiaia e superstiti, tramite un’iniziativa popolare per una 13esima Avs parallelam­ente a una riduzione dei profitti delle banche e delle compagnie di assicurazi­one generati grazie al secondo pilastro, che vanno a scapito degli assicurati. L’Uss è pure ritornata sulla questione scottante dell’accordo quadro istituzion­ale con l’Unione europea. “I tentativi del consiglier­e federale Ignazio Cassis e dei suoi alleati, di amputare le misure di accompagna­mento nell’ambito dell’accordo quadro, racchiudon­o un pericolo supplement­are”, ha messo in guardia Daniel Lampart, capoeconom­ista presso l’Uss. A suo avviso, ne potrebbe risultare un indebolime­nto delle misure collateral­i e dei contratti collettivi di lavoro, il che sarebbe fatale dal punto di vista sociopolit­ico.

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