Macron parla con sindaci e gilet
Parigi – Dalla rabbia alle soluzioni: comincia tra le polemiche il ‘Grande dibattito nazionale’ voluto da Emmanuel Macron per tentare di smorzare la crisi dei gilet gialli e rilanciare il suo quinquennato all’Eliseo. Rivolgendosi ad oltre 600 sindaci riuniti in un centro sportivo di Grand Bourgtheroulde, villaggio di 3’700 anime in Normandia, il presidente ha promesso ieri di voler porre fine a quattro grandi fratture: sociale, territoriale, economica e democratica, in quello che presenta come un dibattito “senza tabù” a pochi mesi dal voto Ue di maggio. Nella lunga sessione di domande e risposte, Macron si è mostrato aperto a proposte e cambiamenti. E tuttavia – ha avvertito – “bisogna rifiutare le violenze, perché dalla violenza non si ottiene nulla. E bisogna rifiutare la demagogia, perché la somma delle collere non porta soluzioni”. Criticato per aver categoricamente escluso di voler ripristinare la tassa patrimoniale Isf (Impôt sur la fortune), il leader francese si è mostrato maggiormente possibilista, affermando che “tutte le questioni restano aperte”, inclusa questa. “Io ho citato 35 (questioni) sulle quali mi impegno a rispondere fermamente”, ha detto in riferimento alla lettera da lui inviata ai francesi domenica sera. “Ma se ci sono questioni intelligenti o temi che non ho visto emergere, saranno anch’essi considerati”. Poco prima, il capo dello Stato è stato a Gasn, partecipando ad un Consiglio comunale. Nell’incontro a porte chiuse, ha detto che la crisi delle casacche gialle è una “chance” perché consentirà di “reagire in modo più forte e profondo” ai problemi della République. Ma non è passata la sua controversa uscita sui meno abbienti. “Le persone in situazione di difficoltà – ha detto – vanno maggiormente responsabilizzate perché ce ne sono alcune che fanno bene e altre che fanno cazzate”. Queste parole hanno scatenato l’indignazione delle opposizioni di destra e sinistra. “Il presidente non ha capito niente. Il suo modo di stigmatizzare i più deboli è insopportabile”, ha tuonato il segretario socialista Olivier Faure. Non sono mancate le contestazioni nemmeno dei gilet gialli. Fuori dalla palestra, la gendarmeria ha usato gas lacrimogeni per far indietreggiare i manifestanti giunti a poche centinaia di metri dalla palestra ‘bunker’ in cui il presidente rispondeva alle domande dei sindaci dopo giorni di silenzio.