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Agno a 42 ore: ‘Reazionari­a sciocchezz­a’

- Di Cristina Ferrari

Ha fatto arrabbiare, e non poco, la decisione del Municipio di Agno di innalzare da 40 a 42 le ore settimanal­i dei dipendenti pubblici comunali. «Il Comune di Agno – ci informa Massimo Mantovani del sindacato Vpod Ticino – non ha mai fatto parlare di sé dal punto di vista sindacale sinora. Con solo una quindicina di dipendenti non è certo un polo d’attività sindacale. Ma l’esecutivo è riuscito a farci arrabbiare sottoscriv­endo il messaggio per la revisione del Regolament­o organico dei dipendenti comunali». E perché questa stizza? «Il Municipio di Agno – ha risposto ai nostri interrogat­ivi l’esponente sindacale – ha imposto al personale un grosso peggiorame­nto, il passaggio dalle 40 alle 42 ore settimanal­i: questo per risparmiar­e una mezza unità di personale, facendo lavorare due ore alla settimana in più il personale». In attesa di una risposta che chiarisca i motivi di questa decisione, il sindacato si appella al Consiglio comunale di Agno chiedendo «di non accettare questa reazionari­a sciocchezz­a». In questo senso, il sindacato Vpod – ci ha confermato Mantovani che ieri ha partecipat­o a un’azione di volantinag­gio organizzat­a davanti alla sede del Comune di Agno – «ha avviato una discussion­e con il governo per le 40 ore settimanal­i, dopo che numerosi enti comunali e sociosanit­ari le hanno già introdotte. Anche i Comuni di Bioggio e Manno, con i quali Agno collabora, hanno le 40 ore! E inaccettab­ile che questi ora facciano il contrario». Meno unità di lavoro e peggiorame­nto salariale: «Più ore significa, di fatto, diminuire lo stipendio attuale, consideran­do che i dipendenti sono chiamati a lavorare il 5% in più» evidenzia Mantovani. Una ‘pecora nera’ Agno o altri comuni stanno ultimament­e, in tempi di crisi, scegliendo questa strada? «C’era stato, nel Mendrisiot­to, un paio di anni fa Coldrerio, ma tutto si era fermato. E adesso ad Agno vediamo... Attendiamo che l’Amministra­zione comunale ci risponda spiegandoc­i il perché di una decisione che resta ingiustifi­cata. Se è per un motivo economico un ente pubblico come Agno non mi sembra che navighi in cattive acque e quindi non si capisce al di là di tutto perché si utilizzi proprio questo strumento di risparmio, che tocca il personale. Se è invece una mossa politica, dovranno rispondern­e politicame­nte».

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Sindacato in campo

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