Certe vittorie pesano di più
Timea Bacsinszky si è liberata di un fardello: dai brutti pensieri di ritiro al ritorno a un ‘successo che mi riempie d’orgoglio’.
Per conferire il giusto valore a certe vittorie, sul piatto dell’analisi vanno posti e soppesati tutti gli elementi: la prestazione di chi ha vinto, la forma di chi esce sconfitto, il valore delle giocatrici eccetera. La vittoria di Timea Bacsinszky (Wta 145), quindi, può sembrare di facile lettura: un avvio incerto (3-0 per l’avversaria, con la vodese rimasta per tre giochi ai margini della contesa), poi il clamoroso crollo della russa Daria Kasatkina, incapace di reagire al ritorno dell’elvetica alla quale ha consegnato dodici giochi filati per un 6-3 6-0 davvero strano, con cui Timea accede al secondo turno, con ottime possibilità di portarsi ai sedicesimi di finale (affronterà infatti un’altra russa, sulla carta meno temibile, la numero 134 al mondo Natalia Vikhlyantseva). Fin qui, l’analisi un po’ superficiale, andamento della partita e punteggio alla mano. Tuttavia, e Timea non ha certo mancato di sottolinearlo, il suo è un successo che va decisamente oltre il ranking di Kasatkina (la 21enne è la decima giocatrice al mondo). Per quanto prestigioso possa essere battere in due set un membro della Top-10, a conferire peso e sostanza all’impresa di Timea è il calvario (tecnico e mentale) lungo il quale si è incamminata negli scorsi mesi, in preda ai dubbi circa l’opportunità di proseguire una carriera più volte interrotta da infortuni e da lunghi stop. Per una tennista professionista che ha già fatto un’apparizione nelle migliori dieci e che sa di avere un tennis tale da permetterle di competere ai massimi livelli, trascorrere quattordici mesi senza una sola vittoria, senza lo straccio di una gratificazione per i sacrifici fatti per ritrovare la condizione dopo l’ennesimo guaio fisico (stavolta un infortunio alla mano), è sconvolgente. Forse il termine più corretto è deprimente. E infatti la vodese, peraltro abituata a lottare per recuperare il terreno perduto, aveva addirittura pensato di smettere. Era lo scorso settembre, dopo la sconfitta contro la giovane Ylena In-Albon al modesto torneo Itf di Montreux. Una sorta di umiliazione, il pun-
to più basso, fortunatamente non quello del non ritorno. «Non ringrazierò mai abbastanza tutti quelli che hanno continuato a credere in me – ricorda Timea –. Da parte mia, ho sempre covato il sogno di tornare a certi livelli, è sempre stato dentro di me. Ecco perché questa vittoria è una grande vittoria. Mi rende fiera e mi riempie di orgoglio». La prospettiva cambia, se si considerano tutti gli elementi in gioco. Da un successo apparentemente normale, si passa a una vittoria di enorme importanza. La differenza la fanno i presupposti.