L’idea: da bosco a… cimitero
A Rheinfelden qualcosa di simile c’è da cent’anni; la pratica potrebbe sbarcare anche in Ticino Seppellire i morti – posti in urne biodegradabili – sotto le piante. Questa l’idea che potrebbe rivoluzionare gli estremi onori.
Seppellire i morti – in apposite urne biodegradabili – sotto le piante. Una pratica innovativa per la Svizzera (o quasi), che potrebbe sbarcare in Ticino. Ma a precise condizioni.
Un luogo della memoria ecosostenibile. Per il Ticino sarebbe una prima assoluta. È il ‘bosco sacro’: «Un nuovo modo per concepire l’accompagnamento funerario» secondo Aldo Ferrini. Il promotore del progetto ha già contattato servizi cantonali e comunali alla ricerca di sponde per veder realizzata quest’idea – da non confondere coi boschi di protezione dell’Alto Ticino – venutagli circa un anno e mezzo fa: una porzione di foresta da utilizzare come una sorta di cimitero, ma con peculiarità che lo differenzierebbero nettamente da quelli a cui siamo abituati. «Più si va avanti nella vita, più ci si pone la questione: che tipo di cerimonia, di sepoltura, di ricordo vorrei? Ho letto di quest’iniziativa che sta prendendo piede nei Paesi nordici e l’ho subito trovata interessante». Alle domande di Ferrini, l’80% circa dei ticinesi risponde: cremazione. La pratica è talmente radicata ormai nella società, che più d’un Comune ha espresso preoccupazioni per il – presente o futuro che sia – ‘sovraffollamento’ dei cimiteri canonici. «C’è il rischio di ritrovarci con grattacieli di loculi, con un impatto ambientale e paesaggistico non indifferente». Il progetto del bosco sacro, nelle intenzioni, sarebbe invece eco-friendly. «Le ceneri delle persone cremate verrebbero depositate in urne biodegradabili (forse di legno, ndr), a loro volta seppellite sotto una pianta». Sull’albero verrebbe posata una targhetta commemorativa. «Sarebbe un’opportunità per rivalorizzare delle sezioni di bosco magari in disuso, con sentieri ben curati». Ciascuno potrebbe scegliere la pianta da abbinare al proprio riposo eterno, purché sia autoctona e preferibilmente già presente in loco. L’iniziativa presenterebbe inoltre significativi pregi spirituali e sociali: sarebbe adatta a tutte le confessioni religiose e alla spiritualità laica, anche atea. Un luogo comunitario quindi. Questo in estrema sintesi il progetto. Interessante, ma lungi dall’essere realizzato. «Ho parlato con il Cantone (cfr. correlato, ndr), che mi ha illustrato le considerazioni di ordine giuridico per realizzarlo». Il Dipartimento del territorio non è evidentemente l’unico interlocutore per un’idea di questo genere. In Ticino – il più boscoso cantone svizzero, almeno in percentuale –, la stragrande maggioranza delle superfici forestali appartengono ai Patriziati. «Mi sono rivolto al Municipio di Torricella-Taverne (vedi a lato) – spiega Ferrini – e sto aspettando un loro riscontro». Nell’attesa, l’avvocato luganese non intende restare con le mani in mano. «Penso che ci sia un grande potenziale. Vorrei costituire un’associazione senza scopo di lucro, di persone che credano nel progetto e che abbiano voglia di darsi da fare in tutti i suoi aspetti: da quelli giuridici e tecnici alla manutenzione del bosco una volta creato». E se l’iniziativa può suscitare curiosità e interesse per alcuni ma non per altri, di certo il tema riguarda proprio tutti.