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Non esistono ricette miracolose

Per Elsa Fornero le riforme previdenzi­ali sono necessarie per garantire la sostenibil­ità L’ex ministra italiana del Lavoro ha ribadito ieri a Lugano la necessità di avere sistemi pensionist­ici sani ed equi a lungo termine

- Di Generoso Chiaradonn­a

La trasparenz­a e la competenza sono fattori importanti­ssimi nel dibattito e nella formazione dell’opinione pubblica di tutti i Paesi democratic­i. Purtroppo in questo periodo storico il principio di autorevole­zza è scomparso e si tende a semplifica­re e ridurre a facili slogan la soluzione di problemi complessi che toccano l’intera società. È questo in estrema sintesi il pensiero di Elsa Fornero, professore­ssa di economia politica all’Università di Torino, già ministra del Lavoro e delle politiche sociali tra il 2011 e il 2013 all’epoca del governo tecnico di Mario Monti. Concetti che all’epoca delle ‘fake news’ e dell’immediatez­za dell’azione politica legata più all’effetto annuncio che alla concretezz­a dei fatti appaiono se non superati, almeno di altri tempi Elsa Fornero, invitata nell’ambito delle attività dell’Emba (Executive master in business administra­tion) della facoltà di Scienze economiche dell’Usi, ha lungamente parlato – sollecitat­a da Luca Soncini (Cda di BancaStato) e Alessandro Galimberti (IlSole24Or­e) – della sua esperienza di governo e della riforma pensionist­ica che porta il suo nome e che è diventata – nell’ottica del suo smantellam­ento, ovviamente – uno dei punti del programma politico della Lega attualment­e al governo in Italia. «Quando Mario Monti mi chiamò per chiedermi di far parte del suo governo in qualità di ministro delle Politiche sociali, mi diede un’ora di tempo per pensarci. Erano le 21.30 del 15 novembre 2011. Alle 17.30 del giorno dopo ero a Roma per giurare nelle mani del presidente della Repubblica», ha ricordato l’economista torinese. «Accettai per spirito di servizio e perché in qualità di dipendente pubblico (era professore­ssa all’Università di Torino) avrei contribuit­o al cambiament­o del mio Paese da un altro ruolo», ha precisato affermando che credeva in buona fede che l’Italia – dopo 20 anni di brutta politica concentrat­a su ‘berlusconi­smo’ e ‘anti-berlusconi­smo’ – fosse pronta ad accettare il cambiament­o. «Le riforme non si fanno per difendere il passato, ma per migliorare il futuro della società. E l’emergenza finanziari­a impellente, unita a storture del sistema previdenzi­ale urgentemen­te da correggere, imponevano all’Italia di recuperare credibilit­à politica. Ebbi non più di 20 giorni per fare una riforma che ritengo ancora oggi necessaria», ha continuato.

L’errore storico degli esodati

Magari si sbagliaron­o i tempi e i modi, visto che quelle modifiche lasciarono a ‘piedi’ (i famosi esodati senza né pensione, né lavoro) circa 165mila persone. «Ma non esistono tempi giusti per le riforme. Non credo esista un posto al mondo dove è possibile procastina­re riforme sociali urgenti come quella pensionist­ica in società che invecchian­o», ha spiegato Elsa Fornero. «I sistemi pensionist­ici – ha continuato – sono strettamen­te legati al mercato del lavoro. E solo mercati del lavoro inclusivi che integrino nel modo più ampio possibile i giovani, le donne e i lavoratori anziani, garantisco­no il finanziame­nto a lungo termine dei sistemi previdenzi­ali. Non esistono ricette miracolose in questo senso soprattutt­o se si pensa – sbagliando – che i posti di lavoro siano in numero finito e che per ogni neo pensionato ci sia un’assunzione».

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TI-PRESS Elsa Fornero, già ministra del Lavoro nel governo Monti

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