Discorso sul Muro della Nazione
Donald Trump ha affrontato un Congresso ostile per l’intervento sullo stato degli Usa Il capo della Casa Bianca ha evocato una barriera umana al confine con il Messico se gli verrà negata quella per cui si è tanto speso
Washington – “Se necessario realizzeremo un muro umano”. L’assaggio di quale sarebbe stato il tono del discorso sullo stato dell’Unione, Donald Trump lo ha offerto via Twitter: “Un numero enorme di persone sta arrivando attraverso il Messico nella speranza di passare il nostro confine meridionale. Abbiamo inviato altri militari, e se necessario costruiremo un muro umano”. Mentre se ci fosse quel benedetto Muro sul quale si sta rompendo le ossa, ha inteso Trump, le cose andrebbero a posto da sole. Quel Muro e il rifiuto dei democratici di finanziarlo (con il conseguente shutdown) gli sono già costati un primo, disonorevole rinvio del Discorso, ma non è da Trump farsi da parte quando la battaglia mediatica infuria. E l’attesa maggiore relativa al suo intervento davanti al Congresso (avendo sul collo, letteralmente, il fiato di Nancy Pelosi, speaker della Camera) non era dunque la solita sul numero delle pause, delle standing ovation e altri ammennicoli di un rituale ormai stantio, ma la possibilità di sentire dichiarata “l’emergenza nazionale” che consentirebbe al presidente di bypassare il parlamento e finanziare il Muro direttamente di propria iniziativa. Tecnicamente era il suo secondo discorso sullo stato dell’Unione, il più difficile, per la prima volta davanti a un Congresso diviso come il Paese dopo l’esito delle elezioni di metà mandato dello scorso novembre. E un Congresso in gran parte ostile, col presidente “anatra zoppa” assediato dai democratici che gli hanno giurato una guerra spietata e che sperano nell’effetto-Russiagate. Oppure nelle tante inchieste avviate sull’universo del presidente: come quella di New York sulle donazioni sospette per il comitato inaugurale, con l’ipotesi di reati come false dichiarazioni, riciclaggio, frode elettorale e fondi illegali dall’estero.
Ma Trump è ormai assediato anche dalla base repubblicana, sempre più insofferente e pronta a boicottarlo se dovesse davvero proclamare l’emergenza nazionale per aggirare il rifiuto del Congresso sul Muro. Non facile, nel momento in cui i sondaggi confermano l’appannamento di una immagine sinora vincente. La leadership di Trump si è incrinata dopo il parziale riscatto dei democratici nelle urne di metà mandato, e dopo lo scacco dello shutdown più lungo della storia, trasformatosi in un boomerang per il presidente e in una vittoria schiacciante per Pelosi. Più di un campanello d’allarme per le sue chance di rielezione. A Trump, conscio del rischio di rimanere sempre più isolato non restava che tentare di sollevare il morale alle truppe con la scontata sequela di “impressionanti successi” di cui la Storia lo ringrazierà. Dalla congiuntura economica eccellente, alle vittoriose battaglie campali che hanno costretto la Cina a trattare sui dazi, alla denuclearizzazione della Corea del Nord annunciata da Kim Jong-un (e ancora ieri smentita da un rapporto dell’Onu), alla sconfitta dell’Isis in Siria e dei taleban in Afghanistan (l’una e l’altra largamente frutto di fantasia). E altre amenità simili. Trump e signora hanno invitato a seguire il discorso alcune vittime di crimini commessi da clandestini. I democratici alcuni degli immigrati irregolari che hanno lavorato sfruttati per le società del presidente stesso. Muro umano o di ferro-e-cemento che sia, è contro una parete che il sogno di Trump potrebbe andare a sbattere.