Bell’oro, splendido bronzo
La firma sul superG è sempre la stessa, quella di Mikaela Shiffrin. Argento a Sofia Goggia, terza la svittese Corinne Suter.
Al centesimo. Il superG che ha inaugurato i Mondiali di Åre si è risolto... in pochi centimetri. Così, in un contesto votato all’equilibrio, anche perché il tracciato è stato accorciato a causa del forte vento in partenza, non deve stupire più di tanto che a trionfare sia stata una volta di più la più forte di tutte, anzi la più forte di tutti i tempi, Mikaela Shiffrin. Ebbene sì, proprio lei, strepitosa anche nella disciplina che in assoluto le ha regalato meno allori delle prove tecniche, ma che sa domare (o dominare) con una maestria tale da farne un mostro anche con meno curve da condurre magistralmente. Quarto alloro mondiale, dopo i tre fra i paletti stretti, nonostante una sbavatura nel finale, corretta con una padronanza che da qualche anno ormai fa tutta la differenza del mondo tra le campionesse e lei che è di un’altra categoria. Straordinaria, la statunitense, favorita in slalom e gigante e candidata a una storica tripletta. Buon per le discesiste, che alla libera abbia già deciso di rinunciare, poiché tempra e tecnica ne avrebbero fatto una degnissima aspirante al titolo anche domenica. Detto ciò, non è detto che il poker le debba sfuggire. Perché mai dovrebbe sfuggirle la supercombinata? Nel frattempo, però, si gode l’oro strappato al collo dell’azzurra Sofia Goggia, campionessa olimpica di discesa in carica, formidabile tanto quanto l’americana, seppur per motivi diversi, seconda a Garmisch, argento con solo quattro allenamenti di velocità nelle gambe dopo la lunga pausa per l’infortunio dello scorso ottobre, a due centesimi da una medaglia d’oro che sarebbe stata fantastica, oltre che clamorosa, proprio per i presupposti non banali con cui è giunta ad Åre. Bellissima anche la favola di Corinne Suter (in estate ha rischiato l’amputazione di un piede per un’infezione ravvisata tardi ma in tempo), passata alla storia per le occasioni mancate di un soffio, per pochi centesimi. Gli stessi centesimi stavolta ‘presi’ dalla parte giusta. Il bronzo che si è messa al collo le apre una seconda carriera. Finalmente sul podio, dopo una lunga serie di delusioni che avevano inciso pesantemente su un mentale già di per sé
non a prova di bomba. Il talento della 24enne svittese, invece, lo è da tempi non sospetti, e finalmente ha trovato il coronamento che merita. In un Mondiale che le era debitore di questa celebrazione: è tra le più forti specialiste al mondo, tesi stavolta confortata anche dal risultato: è così lanciata anche la sua candidatura nella discesa di domenica. Nella libera cercherà il riscatto anche Lara Gut, nona al termine di una prova che lei stessa ha definito «fin troppo pulita, ma non sufficientemente aggressiva e veloce. Non sono riuscita ad accelerare, in uscita dalle curve. La mia sciata era bella, non ho commesso
errori, ma mi è mancato il ritmo». Tutto sommato contenuto il distacco dal podio... «Ai Mondiali contano solo le medaglie». È andata peggio alle altre elvetiche in lizza: 14ª Wendy Holdener, eliminata Jasmine Flury. Quanto a Lindsey Vonn, l’americana ha regalato attimi di grande paura per la sua caduta per fortuna senza gravi conseguenze. Ad Åre per chiudere la sua straordinaria carriera con superG e discesa libera, è giunta al traguardo sulle proprie gambe, accolta dal sollievo e dagli applausi del pubblico. Fuori dalle dieci le austriache, disastrosa la loro prova d’assieme.