Proposte non convincenti e tante perplessità
Montreux non è solo Final Four ma anche riunione dei presidenti delle squadre di Lna. Come sempre, ne sono uscite proposte che lasciano molte perplessità, considerato come il nostro basket si appoggia su un insieme di fattori che poco hanno a che vedere con una futuribilità del basket. Ci sono club che puntano al professionismo globale – i quattro che al momento hanno i soldi per farlo – ma gli altri, alle prese con bilanci ristretti, sono contrari. Ma ci sono storture evidenti che andrebbero prima sistemate. Da noi si gioca su terreni che non sono a norma, oggetti di continue deroghe (Troistorrents e Boncourt in primis). Ci sono campi in cui i tabelloni sono ancora in plexiglas e non in cristallo, non c’è il parquet, e i terreni da gioco sono segnati da righe che nulla hanno a che fare con il basket. Per non parlare di tribune precarie. Tutte questioni delle quali si parla da decenni e per le quali non vi sono soluzioni. Le deroghe sono concesse sotto il ricatto di rinunce a giocare in Lna e, visto l’esiguo numero di squadre, si continua a concederle. Altro aspetto importante sono gli addetti ai tavoli: le società faticano a trovare volontari disponibili. Occorrerebbe che la Lega promuova degli addetti che possano svolgere questo importante lavoro a pagamento: è un servizio essenziale, e negli altri campionati europei è già così. Detto e non concesso che si arriverà a 12 squadre (Nyon è sempre sulla porta ma non entra mai), anche le formule dovranno essere modificate, dato che la fase a orologio non è garanzia di equità. In campo femminile s parla di un campionato con 10 squadre, lasciando aperta la possibilità che il Bellinzona, ritiratosi un anno fa, possa rientrare direttamente in A senza passare dalla B, come ha fatto Aarau, che in A ci torna. Una decisione di questo genere non sarebbe comunque gradita a molti club, come quella di avere tre straniere e non più il 2+1, formula ridicola, come il 4+1 per i maschi. Molte società hanno grossi problemi a far quadrare i conti, per cui un possibile incremento dei costi porterebbe a lasciare la A per giocare in B e far crescere il settore giovanile, risparmiando soldi: non è utopico, sentiti alcuni presidenti di Lna. Infine, l’alibi della voglia di tornare protagonisti in Europa non regge: troppa, la differenza fra noi e gli altri, malgrado investimenti oltre il milione. Non è certamente passando per vie di comodo che il nostro basket crescerà. Sarebbe interessante avere una seria valutazione delle attività svolte nei settori giovanili negli ultimi quattro anni, e capire quanto di concretamente buono ci sia in questi settori, il futuro del nostro basket.