Nuovo modello territoriale: qual è la strategia del governo?
Segue da pagina 17 (...) e Renzo Respini, tutto confluì nel Piano direttore del 1990. Ora, dopo trent’anni, ci stiamo inesorabilmente avvicinando al limite delle nostre capacità territoriali. Infatti le zone agricole riescono a malapena a coprire la metà del fabbisogno alimentare nazionale e altre tematiche ambientali d’attualità impongono una più disciplinata gestione del territorio. La Confederazione, in questo senso, ha quindi proceduto con una revisione della legge federale del 1980 che – tra le varie misure – blocca l’ulteriore aumento delle zone edificabili (a cui si è aggiunta la lex Weber che ha sancito un’ulteriore restrizione in questo senso). La revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio del 2014 ha chiesto ai Cantoni di ridefinire nei piani direttori cantonali la nuova strategia territoriale a lungo termine. Il 19 dicembre 2018 il Consiglio di Stato ticinese ha quindi proposto al Gran Consiglio un aggiornamento del Piano direttore cantonale finalizzato al concetto territoriale del Ticino per i prossimi vent’anni. Il governo in questo documento riprende il concetto di “Città Ticino” del piano direttore del 1990 e lo allinea ai nuovi indirizzi pianificatori della Confederazione che rafforzano le aree urbane, a scapito di quelle periferiche, e che propugnano il concetto di sviluppo “centripeto” delle zone edificabili. Per i comprensori che non rientrano in questi due concetti il Consiglio di Stato mette l’accento sulla salvaguardia del paesaggio e della natura. Ogni modello, a mio giudizio, deve però essere reso confacente alla realtà cantonale. E in Ticino la realtà ci dice che il nostro territorio è caratterizzato da valli e da comuni a ridosso delle città. Nel modello proposto dal governo sembra che ci si dimentichi di questa peculiarità. Infatti le valli vengono considerate “riserve”, mentre i comuni periurbani – quelli vicini alle città – diventano dei quartieri dormitorio. Più di trenta Comuni e diversi Enti regionali non hanno accettato questo indirizzo e hanno fatto ricorso contro questa semplicista applicazione “ticinese” del modello urbanistico della Confederazione, che è soprattutto pensato per comprensori come l’altipiano svizzero. Leggendo il messaggio governativo, in risposta ai diversi Enti che hanno reagito, mi sembra però che il Consiglio di Stato voglia evitare di entrare in materia e si aggrappi ad ogni formalità per respingere queste istanze. Considerato che in discussione vi è una delle strategie cantonali più rilevanti per il prossimo ventennio, mi sarei aspettato una posizione circostanziata da valutazioni più profonde. Invece il governo sembrerebbe che si sia limitato a seguire le indicazioni di un parere giuridico interno all’amministrazione cantonale e a seguire un’indicazione tecnica dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale, senza evidenziare una sua vera e propria strategia politica cantonale. Vanno quindi ringraziati i Comuni e le Autorità regionali che con i loro ricorsi hanno dato al Gran Consiglio la possibilità di ridiscutere e decidere su uno dei più importanti strumenti strategici per il futuro del nostro Cantone. Affaire à suivre!