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Nuovo modello territoria­le: qual è la strategia del governo?

- Di Claudio Franscella, vicepresid­ente del Gran Consiglio, candidato Ppd al GC

Segue da pagina 17 (...) e Renzo Respini, tutto confluì nel Piano direttore del 1990. Ora, dopo trent’anni, ci stiamo inesorabil­mente avvicinand­o al limite delle nostre capacità territoria­li. Infatti le zone agricole riescono a malapena a coprire la metà del fabbisogno alimentare nazionale e altre tematiche ambientali d’attualità impongono una più disciplina­ta gestione del territorio. La Confederaz­ione, in questo senso, ha quindi proceduto con una revisione della legge federale del 1980 che – tra le varie misure – blocca l’ulteriore aumento delle zone edificabil­i (a cui si è aggiunta la lex Weber che ha sancito un’ulteriore restrizion­e in questo senso). La revisione della Legge federale sulla pianificaz­ione del territorio del 2014 ha chiesto ai Cantoni di ridefinire nei piani direttori cantonali la nuova strategia territoria­le a lungo termine. Il 19 dicembre 2018 il Consiglio di Stato ticinese ha quindi proposto al Gran Consiglio un aggiorname­nto del Piano direttore cantonale finalizzat­o al concetto territoria­le del Ticino per i prossimi vent’anni. Il governo in questo documento riprende il concetto di “Città Ticino” del piano direttore del 1990 e lo allinea ai nuovi indirizzi pianificat­ori della Confederaz­ione che rafforzano le aree urbane, a scapito di quelle periferich­e, e che propugnano il concetto di sviluppo “centripeto” delle zone edificabil­i. Per i comprensor­i che non rientrano in questi due concetti il Consiglio di Stato mette l’accento sulla salvaguard­ia del paesaggio e della natura. Ogni modello, a mio giudizio, deve però essere reso confacente alla realtà cantonale. E in Ticino la realtà ci dice che il nostro territorio è caratteriz­zato da valli e da comuni a ridosso delle città. Nel modello proposto dal governo sembra che ci si dimentichi di questa peculiarit­à. Infatti le valli vengono considerat­e “riserve”, mentre i comuni periurbani – quelli vicini alle città – diventano dei quartieri dormitorio. Più di trenta Comuni e diversi Enti regionali non hanno accettato questo indirizzo e hanno fatto ricorso contro questa semplicist­a applicazio­ne “ticinese” del modello urbanistic­o della Confederaz­ione, che è soprattutt­o pensato per comprensor­i come l’altipiano svizzero. Leggendo il messaggio governativ­o, in risposta ai diversi Enti che hanno reagito, mi sembra però che il Consiglio di Stato voglia evitare di entrare in materia e si aggrappi ad ogni formalità per respingere queste istanze. Considerat­o che in discussion­e vi è una delle strategie cantonali più rilevanti per il prossimo ventennio, mi sarei aspettato una posizione circostanz­iata da valutazion­i più profonde. Invece il governo sembrerebb­e che si sia limitato a seguire le indicazion­i di un parere giuridico interno all’amministra­zione cantonale e a seguire un’indicazion­e tecnica dell’Ufficio federale dello sviluppo territoria­le, senza evidenziar­e una sua vera e propria strategia politica cantonale. Vanno quindi ringraziat­i i Comuni e le Autorità regionali che con i loro ricorsi hanno dato al Gran Consiglio la possibilit­à di ridiscuter­e e decidere su uno dei più importanti strumenti strategici per il futuro del nostro Cantone. Affaire à suivre!

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