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Ocst: ‘Senza misure adeguate, no alla libera circolazio­ne’

Senza misure di accompagna­mento, l’Ocst non sosterrà la libera circolazio­ne

- Di Generoso Chiaradonn­a

Il sindacato di ispirazion­e cristiana non ha intenzione di appoggiare l’accordo quadro tra Svizzera e Ue, se non si difenderan­no i salari elvetici

“Sosteniamo l’Unione sindacale svizzera e Travail.Suisse nella loro lotta per la protezione dei salari”. È quanto scriveva alcuni mesi fa la Confederaz­ione europea dei sindacati (Ces) sulle misure di accompagna­mento alla libera circolazio­ne che l’accordo quadro istituzion­ale tra Svizzera e Unione europea ridimensio­na in modo sostanzial­e. Non c’è solo la questione della regola degli otto giorni (il periodo di attesa per i prestatori di servizio comunitari in Svizzera, ndr) ridotta a quattro, ma anche la giurisdizi­one sulle controvers­ie in materia di libera circolazio­ne delle persone. Queste ultime sarebbero demandate a un tribunale arbitrale ed eventualme­nte alla Corte europea di giustizia, se il diritto applicabil­e sarà quello comunitari­o. E se, come spinge Bruxelles, la legislazio­ne sui lavoratori distaccati sarà quella derivante dalla direttiva comunitari­a e non quella svizzera attualment­e in vigore. «Senza misure di accompagna­mento, non daremo più la nostra adesione alla libera circolazio­ne delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea», ha ribadito ieri mattina Renato Ricciardi, segretario dell’Organizzaz­ione cristiano sociale

ticinese (Ocst). «La nostra posizione è la stessa di Travail.Suisse (l’organizzai­one nazionale a cui aderisce anche l’Ocst, ndr) e del resto del mondo sindacale svizzero», ha continuato Ricciardi ricordando l’attività svolta dall’Ocst nel corso del 2018 e gli obiettivi da raggiunger­e nei prossimi mesi che coincidera­nno con il primo secolo di vita del sindacato di ispirazion­e cristiana fondato il 18 maggio del 1919. Per sottolinea­re l’importante traguardo, sono previste una serie di conferenze pubbliche (la prima il 19 febbraio sul lavoro al femminile), una rassegna cinematogr­afica, una mostra e la pubblicazi­one di un libro. Ricciardi in apertura della conferenza stampa ha anche ricordato il ferroviere morto in un incidente sul lavoro ad Airolo e il fallimento del ‘Giornale del Popolo’. In questi giorni, ha affermato, è stata versata l’ultima tranche del contributo di solidariet­à a favore degli ex dipendenti. Ma è la contrattaz­ione collettiva il terreno sul quale si concentrer­à ancora di più l’attività sindacale. «Siamo convinti che lo strumento del contratto sia lo strumento giusto per dare regole chiare per evitare una concorrenz­a sleale tra imprese e garantire un controllo efficace sulle condizioni di lavoro e gli abusi salariali», ha continuato Renato Ricciardi ricordando, purtroppo, che ci sono ancora troppe imprese che non riconoscon­o come contropart­e i sindacati «negando ai lavoratori la possibilit­à di farsi sostenere e rappresent­are, diritto del resto sancito dalla Costituzio­ne». Anche l’esigenza di diminuire il divario salariale ‘geografico’ (tra Nord delle Alpi e Ticino) e di ‘genere’ (tra uomini e donne) oltre a cercare di aumentare il potere di acquisto eroso dai premi di cassa malati, saranno impegni che si cercherà di concretizz­are nei prossimi tempi. Uno strumento per accelerare questo recupero è l’obbligator­ietà generale dei contratti collettivi rispetto ai livelli salariali. Strumento non sempre accordato dalla Seco (è il caso del Ccl dei negozi delle stazioni di servizio, ndr) e che probabilme­nte arriverà nelle prossime settimane per il Ccl della vendita. Via libera che dovrebbe permettere – a tre anni dall’approvazio­ne – l’entrata in vigore della legge ticinese sull’apertura prolungata dei negozi.

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TI-PRESS Il segretario cantonale Renato Ricciardi

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