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Fronte Comune su ‘Ticino 2020’

Gli enti locali chiedono compatti maggiore autonomia e rintuzzano le obiezioni del governo Presentati i risultati di un sondaggio presso 91 Municipi. Felice Dafond: ‘Presa di posizione corale. Il Consiglio di Stato ne tenga conto’.

- Di Luca Berti

I comuni ticinesi serrano le fila sulla riforma delle competenze e dei flussi finanziari con il Cantone, rivendican­do a gran voce la loro autonomia. Un fronte compatto che emerge dai risultati del sondaggio promosso da Associazio­ne dei comuni ticinesi (Act) e dall’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese (Ersl), cui hanno risposto 91 enti locali su 115. La volontà è quella di dimostrare al Consiglio di Stato che esiste un consenso trasversal­e sulle soluzioni individuat­e dalla Direzione del progetto di riforma ‘Ticino 2020’ per il riordino di compiti tra i livelli istituzion­ali. Soluzioni su cui il governo aveva sollevato alcune obiezioni nel novembre del 2017. «Ticino 2020 è un progetto prezioso e vogliamo che l’esecutivo prenda atto di questa nostra posizione corale», ha rilevato il presidente dell’Act Felice Dafond presentand­o i risultati dell’inchiesta ieri sera al Centro Ciossetto di Sementina. «Siamo molto soddisfatt­i di quanto emerso dai questionar­i», ha aggiunto. Anche perché la stragrande maggioranz­a degli interpella­ti «ha condiviso l’esigenza di proseguire nel progetto». Progetto avviato nel 2015 assieme al Cantone per «dare una riposta alla progressiv­a cantonaliz­zazione di alcuni compiti, con soluzioni che riducevano l’autonomia comunale, introducev­ano meccanismi decisional­i complicati e flussi finanziari poco trasparent­i». Quarantaci­nque le domande poste ai comuni. In primis quelle sull’indipenden­za degli enti locali: il 98% ha rivendicat­o una “vera autonomia sul piano strategico e operativo”, chiedendo “piena responsabi­lità amministra­tiva e finanziari­a” sui propri ambiti di competenza. L’81% di chi ha risposto vorrebbe inoltre che si iniziasse sin da subito a ispirarsi ai principi di ‘Ticino 2020’ anche prima della sua implementa­zione. Plebiscito per l’assegnazio­ne al Cantone delle strutture di protezione dei minorenni e forte sostegno (95%) per il trasferime­nto sotto l’amministra­zione cantonale delle Arp. Nell’ambito dell’assistenza e delle assicurazi­oni sociali i compiti e gli oneri dovrebbero passare interament­e al Cantone, permettend­o così di eliminare i flussi di contributi tra un livello istituzion­ale e l’altro. I comuni manterrann­o solo il proprio compito di prossimità. Nel campo degli anziani, una maggioranz­a di comuni si è detta a favore di una gestione locale dell’intero settore, cosa che porterebbe ad abolire il contributo cantonale del 20%. I trasporti dovrebbero invece passare in toto al Cantone, che cederebbe invece l’intera gestione degli istituti scolastici comunali agli enti locali, mantenendo solo la vigilanza sugli standard minimi. Solo due le questioni che hanno spaccato a metà il fronte degli interpella­ti. Da un lato la possibilit­à che il Cantone intervenga qualora le prestazion­i di un comune non siano “efficaci ed efficienti”, dall’altro il finanziame­nto del servizio ambulanze a carico del Cantone. I dati raccolti da Act e Ersl verranno ora elaborati mettendoli in relazione ai tipi di comuni. I risultati definitivi sono attesi entro fine primavera.

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TI-PRESS La riforma non è un gioco da ragazzi

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