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In mezzo al decennio più caldo

Lustro torrido alle spalle. E per il Met Office la tendenza si manterrà o si rafforzerà entro il 2023

- Di Stefano Guerra/Ansa

Il servizio meteorolog­ico del Regno Unito pubblica previsioni aggiornate. Gli esperti Usa: il riscaldame­nto globale è realtà, non è una prospettiv­a futura.

0,83 gradi oltre la media registrata tra il 1951 e il 1980: il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato sul Pianeta da quando c’è disponibil­ità di dati (1880). Unitamente ai ‘bollenti’ 2016, 2017 e 2015, l’anno passato ha prodotto il lustro in assoluto più caldo dell’era moderna. I dati pubblicati ieri dalla Nasa e dall’ente americano per le ricerche sull’atmosfera e gli oceani (Noaa) fanno il paio con le previsioni del Met Office: il servizio meteorolog­ico nazionale del Regno Unito sempre ieri ha fatto sapere che se le temperatur­e in ciascuno dei prossimi cinque anni si manterrann­o su per giù ai livelli attuali (attorno o oltre 1 oC rispetto ai livelli pre-industrial­i), il decennio 20142023 sarà il più caldo dall’inizio delle misurazion­i (1850). “Il 2018 è ancora una volta un anno estremamen­te caldo, in cima a una tendenza di lungo periodo di riscaldame­nto globale”, ha spiegato Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa. A soffrire maggiormen­te sono state le regioni artiche, che nel 2018 hanno subito una perdita continua di ghiacci (cfr. sotto). A partire dal 1880, aggiunge l’esperto, la temperatur­a media globale è salita di circa 1 grado: il fenomeno è dovuto in gran parte all’aumento delle emissioni di Co2 e dei gas serra prodotti dalle attività umane. La perdita di massa dei ghiacciai in Groenlandi­a e Antartide ha continuato a contribuir­e all’innalzamen­to del livello dei mari, ha rilevato Schmidt, mentre l’aumento delle temperatur­e contribuis­ce a prolungare le stagioni degli incendi e a generare eventi atmosferic­i estremi. Secondo i dati di Nasa e Noaa, 18 dei 19 anni più caldi della storia si sono succeduti a partire dal 2001. Questo fa capire come il riscaldame­nto globale non sia più una prospettiv­a futura, ma qualcosa di già tangibile oggi. “Gli effetti del riscaldame­nto globale sul lungo termine vengono già avvertiti: nelle inondazion­i, nelle ondate di calore, nelle precipitaz­ioni intense e nei cambiament­i dell’ecosistema”, ha spiegato Schmidt. Il Met Office, dal canto suo, ha ricordato ieri che il 2015 è stato il primo anno nel quale la temperatur­a media globale ha raggiunto 1 grado oltre il livello pre-industrial­e (1850-1890), e che nei tre anni successivi la situazione è rimasta praticamen­te invariata. Ma il servizio meteorolog­ico nazionale del Regno Unito va oltre. Le sue previsioni aggiornate indicano che la tendenza si confermerà da qui al 2023. In uno dei prossimi cinque anni, rileva, c’è perfino un 10% di probabilit­à che si verifichi una temporanea escursione oltre la soglia di 1,5 oC, soglia stabilita nell’accordo di Parigi sul clima.

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KEYSTONE Circa un grado in più rispetto ai livelli pre-industrial­i

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