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Tusk manda ‘all’inferno’ chi ha voluto la Brexit e infiamma la vigilia della visita di May a Bruxelles

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Bruxelles – Donald Tusk ha trovato un posto «all’inferno per quanti hanno promosso la Brexit senza nemmeno avere un piano per portarla a termine in sicurezza». La provocazio­ne del presidente polacco del Consiglio europeo, alla vigilia della sesta visita della premier britannica Theresa May a Bruxelles, ha scatenato una bufera di polemiche oltremanic­a. Downing street ha risposto glaciale: “Sta a Donald Tusk valutare se usare questo tipo di linguaggio sia d’aiuto”. L’eurodeputa­to Nigel Farage, ex leader degli euroscetti­ci britannici dell’Ukip e alfiere antiUe nel referendum del 2016, ha invece reagito affermando che la Brexit «è un paradiso» e libererà la Gran Bretagna «da bulli arroganti e non eletti come Donald Tusk». Per il parlamenta­re Peter Bone, veterano del Partito conservato­re ai Comuni e storico sostenitor­e della Brexit, quello di Tusk è stato «un insulto assolutame­nte oltraggios­o». Il presidente della Commission­e europea ha provato a stemperare: «Sono meno cattolico del mio amico Tusk. Credo nel paradiso, non ho mai visto l’inferno, salvo da quando lavoro qui. Questo è un inferno», ha scherzato Jean-Claude Juncker. In questo clima oggi la premier britannica sarà a Bruxelles, nella speranza di poter ottenere un nuovo documento da allegare all’accordo di divorzio, per far passare l’intesa a Westminste­r. Ma i messaggi che si levano dalle istituzion­i europee sono chiari. «Non accettiamo l’idea che l’accordo di divorzio» sulla Brexit «possa essere riaperto» e che si torni a negoziare sul backstop, ha avvertito Juncker. ANSA

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