‘Non mi parlarono di abusi sessuali’
Pau-Lessi scrive al CdS: mi venne riferito solo di ‘avances’, ma non di qualcosa suscettibile di denuncia Dopo l’autosospensione dal Consiglio della magistratura, quella dall’aiuto alle vittime
Una lettera di tre pagine al governo nelle quali l’ex alto funzionario del Dss Ivan Pau-Lessi afferma: ‘Non mi dissero di abusi sessuali, ma mi riferirono solo di avances’.
“Ribadisco che non ho assolutamente memoria che mi sia stato riferito di abusi o rapporti sessuali commessi dall’operatore sociale sui ragazzi”. È forte, non c’è che dire, il tenore della lettera di tre pagine che Ivan Pau-Lessi – già funzionario del Dipartimento della sanità e della socialità – ha inviato martedì al Consiglio di Stato. Il giorno stesso in cui ha preso la decisione di autosospendersi dalla sua carica di membro non togato in seno al Consiglio della magistratura (cfr. ‘laRegione’ di ieri). Tre pagine nelle quali l’ex municipale socialista di Giubiasco dice la sua riguardo alla vicenda che ha portato, la settimana scorsa, alla condanna per coazione sessuale di un ex collaboratore del Dss. Durante la lettura della sentenza, il giudice Marco Villa ha ricordato come una delle vittime nel 2005 “aveva chiesto aiuto a un alto funzionario, il quale non ha preso provvedimenti affinché l’imputato non potesse più ripetere certi comportamenti”. E se la scelta di autosospendersi dal Consiglio della magistratura (ieri si è autosospeso anche dal ruolo di presidente della Commissione cantonale di coordinamento per l’aiuto alle vittime) “non è un’ammissione di responsabilità”, in questo senso va anche il memoriale inviato al governo. Nel 2005 alcuni ragazzi attivi in un consesso di giovani “mi avevano chiesto un incontro”, scrive Pau-Lessi. “Stando ai miei appunti vennero in tre, e mi vollero raccontare di comportamenti discutibili tenuti dall’operatore sociale, delle sue modalità nello svolgere il suo ruolo e del fatto che ‘ci provava’ con le giovani”. Più che discutibili, tanto che Pau-Lessi “riconoscendo la delicatezza di quanto riferito” prese degli appunti. “In nessun caso qualcuno mi parlò di rapporti sessuali, men che meno estorti. Fosse così lo avrei segnato nelle mie note dell’incontro e, evidentemente, ne avrei parlato con i miei superiori”. Il giorno dopo ne parlò con uno di loro, ma “del tema dell’operatore sociale in generale e non di ‘rapporti sessuali’”. Una versione che smentirebbe quella della ragazza all’epoca dei fatti minorenne che “diceva di avermi parlato di rapporti sessuali da lei avuti o che stava avendo con l’uomo”. Una smentita che non è stata fatta in fase di audizione al Ministero pubblico perché “ingenuamente pensai che alla fine, senza dover entrare in polemica con la giovane, le cose sarebbero comunque risultate chiare sulla scorta dei miei appunti e che palesemente vi era un errore in quello che lei diceva”. Resta che, parole di Pau-Lessi, sì, nel 2005 si riferì “di comportamenti irrispettosi, inadeguati (penso in particolare alle ‘avances’ verso i giovani) da parte dell’operatore sociale ma non di qualcosa di penalmente rilevante o suscettibile di denuncia penale”. E resta che l’operatore è rimasto al suo posto.