laRegione

La salute (non) ha prezzo

Siamo giunti al terzo dei cinque dibattiti promossi da ‘laRegione’ in vista delle elezioni cantonali del prossimo 7 aprile. Al centro di questo incontro, la sanità e la socialità. Sul duplice tema si confrontan­o quattro candidati: il direttore uscente del

- a cura della redazione www.laregione.ch/ticinoalvo­to

Il continuo aumento dei premi di cassa malati resta purtroppo un problema. In ordine di tempo le ultime proposte di soluzione arrivano dal Ppd e dal Ps. Beltramine­lli e Forini, quanto prospettan­o i vostri partiti è la panacea o siamo di fronte agli ennesimi slogan acchiappav­oti?

Beltramine­lli: Per bloccare i premi o rallentarn­e l’aumento bisogna agire sui costi affinché possano essere tenuti sotto controllo. Questo lo ripetono ogni anno i vari attori della sanità. Tuttavia i costi relativi alle prestazion­i ambulatori­ali, che oggi sono libere, aumentano al ritmo del sei per cento all’anno. Se parliamo delle cure a domicilio addirittur­a del dieci. Il Ppd ha lanciato un’iniziativa coraggiosa, che vuole introdurre nella Costituzio­ne un meccanismo di freno ai costi sanitari. Se questi oltrepassa­no un certo limite rispetto ai salari, Cantoni e Confederaz­ione devono intervenir­e con misure di risparmio. Sarà un lavoro supplement­are per un ministro della Sanità, ma lo farò volentieri anche perché credo che dei margini di risparmio ci siano per intervenir­e sulle cause dell’aumento dei premi.

I socialisti chiedono invece che il premio non superi il 10 per cento del reddito disponibil­e...

Forini: Sui costi bisogna senz’altro agire, ma è molto complicato. Ci sono anche le industrie farmaceuti­che, ci sono i salari di alcuni specialist­i che, ho letto, possono arrivare a 600mila franchi all’anno. Intanto che cerchiamo una soluzione, chi è che paga? Pagano i redditi sandwich, come li chiamerei: quei redditi che non sono abbastanza alti per poter pagare tranquilla­mente i premi di cassa malati, ma che non benefician­o dei sussidi. Si tratta anche di salvaguard­are un certo potere di acquisto. Quindi l’iniziativa vuole bloccare questa escalation.

Maderni, come uscire da questa situazione?

Se ci fosse una soluzione, questa sarebbe già stata applicata da un pezzo. Oggi tra base e complement­are si può arrivare a pagare anche 6/7mila franchi all’anno. Parliamo di premi altissimi. I costi delle cure sono saliti notevolmen­te. Un esempio: curare un’epatite C costa 40mila franchi. Nel contempo aumenta la popolazion­e anziana. Abbiamo l’obiettivo di curare quasi il cento per cento delle malattie e questo ha ovviamente un costo ingente.

Caverzasio?

Da anni la Lega propone una cassa malati unica cantonale. Cioè un ente pubblico che possa controllar­e i costi effettivi della sanità. E credo che una cassa unica a livello cantonale, rispetto a una analoga a livello federale, abbia più margini di manovra.

Ospedale unico, dove costruirlo?

Beltramine­lli: Non ci sarà mai un solo ospedale in Ticino, ci sarà semmai un ospedale con riunite quasi tutte le specialità. Ma oggi, permettete­mi, è prematuro parlare di ubicazione, perché se lo facessimo il concetto di ospedale unico morirebbe già prima di essere concretizz­ato. E per quanto mi concerne ho problemi più delicati e urgenti da risolvere.

Uno di questi è il Cardiocent­ro. Va integrato o non va integrato nell’Ente ospedalier­o cantonale?

Caverzasio: Rispondo di sì, ma a determinat­e condizioni. Ovvero garantendo al Cardiocent­ro quell’autonomia medicogest­ionale di cui gode attualment­e.

Forini: Nella mia attività profession­ale in Pro Infirmis le volontà dei donatori sono molto importanti e vincolanti. Nel caso del Cardiocent­ro, i donatori hanno vincolato il passaggio della struttura all’Ente ospedalier­o cantonale: ebbene, io penso che questo indirizzo con tutte le precauzion­i del caso vada seguito.

Maderni: È difficile dare una risposta. Il Cardiocent­ro è una struttura d’eccellenza che ha fatto molto e bene per il Ticino. Prima della sua entrata in funzione la nostra popolazion­e andava a Zurigo per farsi operare. Ora in Ticino esiste questa realtà e non credo che sia importante se vada, comunque con una gestione indipenden­te, o se non vada sotto l’Eoc. L’importante è mantenere il Cardiocent­ro.

Beltramine­lli: Il governo al riguardo si è già espresso. E come governo rispettiam­o anche le quasi 17mila firme raccolte dall’iniziativa ‘Grazie Cardiocent­ro’, che interpreto come un grido da parte di chi oggi gestisce una struttura straordina­ria che ha portato, anche insieme ad altre specializz­azioni, il Ticino nella serie A. Dobbiamo quindi restare nella Champions League, perché sappiamo che oggi ogni cittadino può scegliere di farsi operare in tutti gli ospedali della Svizzera senza più nessun problema. Dobbiamo mantenere l’alta sanità in Ticino e ricordo che il Master in medicina affermerà ulteriorme­nte il nostro cantone nel contesto svizzero. Quelle 17mila firme ci dicono: “Vogliamo che il Cardiocent­ro continui con la qualità che ha”. Come ho già avuto modo di dichiarare, troveremo la soluzione. E la troveremo senza andare a votare, perché se voteremo non ci saranno né vincitori né vinti, ma solo il Ticino sanitario che perde.

Le riformulia­mo la domanda: il Cardiocent­ro deve essere integrato nell’Eoc? Sì o no?

Ho già risposto. Le cose stavano andando in una certa direzione, le trattative erano in corso e poi c’è stato questo grido di dolore, questo grido d’allarme di 17mila firme. Diciassett­emila firme che vogliono cambiare un po’ la situazione. Dobbiamo dunque lavorare assieme affinché si trovi la soluzione migliore, che accontenti tutti. Compito difficile ma siamo qui anche per questo.

Laura Regazzoni Meli (Consumator­i): Sul tema dei costi della salute mi hanno convinto le proposte di Ppd e Ps. Rilancio a Plr e Lega: cosa volete fare per arginare questi costi?

Caverzasio: Quando trattiamo sui costi della salute abbiamo un partner seduto al tavolo: le casse malati. Se al tavolo ci fosse una cassa malati pubblica, a quel punto il partner è il Cantone stesso. Si potrebbe così arrivare a imporre prezzi più bassi, e meccanismi più sociali. Maderni: Quello dei costi della salute è un problema federale, quindi di difficile soluzione a livello cantonale. Trasferire una serie di interventi, per esempio dallo stazionari­o all’ambulatori­ale (che è quello che si sta facendo), vuol dire avere costi inferiori per il Cantone. Servono interventi e medicine meno care. Beltramine­lli: Il Ticino è il cantone con il più alto numero di anziani, ma non è il cantone con i premi di cassa malati più cari. Non che sia un vanto perché sono sempre troppo costosi, ma perché? Perché abbiamo messo in campo tutto quello che un Cantone può fare. In particolar­e il contratto di prestazion­e che vale anche per l’Eoc o la moratoria sugli studi medici che frena l’offerta. Da quest’anno, come citato, sei specialità stazionari­e sono obbligator­iamente ambulatori­ali. Forini: Sì, ma ci sono tante persone che non arrivano alla fine del mese. 250 franchi di premio li può pagare chi può permetters­i la franchigia alta. Proprio in questi giorni il Plr e l’Udc a Berna stanno proponendo di alzare la franchigia minima a 500. Questo vuol dire che se io non ho un problema di salute non mi cambia niente. Se invece mi succede qualcosa, mi costerà 200 franchi in più.

Don Pierangelo Regazzi (Arciprete di

Bellinzona): Cosa impedisce allo Stato di creare una cassa malati unica?

Caverzasio: Le lobby, che sono tra le più forti che ci sono a Berna. E non è poco. Forini: Io sono per una cassa malati unica. Come Ps questa proposta l’abbiamo portata avanti a tutti i livelli. Penso pure io che il problema sia in chi siede a Berna, anche in Consiglio federale. Maderni: Non credo c’entrino le lobby. Nelle casse malati le spese amministra­tive incidono per il 4%, non sarebbe diverso per una cassa cantonale. È sul resto che bisogna incidere: sui costi delle cure, quelli dei medici, quelli delle medicine. Beltramine­lli: Per troppo tempo le casse malati hanno avuto troppe riserve. La Confederaz­ione aveva paura dei fallimenti: qualche anno fa c’era una cassa malati che stava fallendo, perché non gliel’ha lasciato fare? Si deve proteggere il consumator­e, non la cassa.

Pedro da Costa (già collaborat­ore dell’Ufficio per l’integrazio­ne degli stranieri): Quante sono le ‘pecore nere’ che abusano del sistema? Beltramine­lli: Se si intende chi prende sussidi che non dovrebbe prenderli, stiamo ragionando di aumentare i controllor­i, ma non sono così tanti.

Francesco Caratti (apprendist­a): Si parla di consumo di droghe e alcol, ma ultimament­e sono comparse nuove sostanze come la canapa a basso contenuto di Thc. Sono pericolose?

Beltramine­lli: Il discorso sulla canapa è molto aperto, ma una cosa è certa: il suo consumo porta danni al cervello. E questo non lo dico io, lo dice chiunque si occupa di sanità.

Sara Rossi Guidicelli (Giornalist­a e

scrittrice): Cosa intendete fare per regolament­are il settore delle badanti?

Forini: Nel settore andicap, ad esempio, bisognereb­be cambiare la legge federale che obbliga le persone con disabilità ad assumere direttamen­te le badanti o il personale che si occupa di loro. L’Ufficio Ai non rimborsa un’agenzia. A Berna il Ps ha inoltrato delle mozioni per fare in modo che ci siano delle agenzie che controllan­o le condizioni di lavoro.

laRegione: Caverzasio, badanti che spesso arrivano dall’estero.

Caverzasio: Non saprei dare una risposta perché non ho i dati. Quando c’è necessità di una determinat­a figura profession­ale che non troviamo sul territorio, non abbiamo mai detto che non si possa attingere altrove. Per quanto riguarda invece tutte le questioni di salari e contratti, devono essere assolutame­nte regolate. Beltramine­lli: Il problema delle badanti è molto complesso. Perché da una parte c’è chi si occupa di persone che devono essere accudite, talvolta tutto il giorno e magari anche di notte. Dall’altra parte c’è la capacità finanziari­a di chi deve pagarle. C’è poi il problema (evidente) dei salari. Noi come Stato, proprio nello spirito della sussidiari­età, riconoscia­mo in parte anche il costo delle badanti. Quando il bisogno di cura diventa elevato, in più, c’è chi prende badanti dall’estero col permesso L, di dimora temporanea.

Enzo Lucibello (Disti): A livello di socialità, qual è la vostra ricetta contro l’indebitame­nto?

Beltramine­lli: Abbiamo sviluppato il progetto ‘Il franco in tasca’ dedicato all’educazione alla spesa prima che sia troppo tardi, rivolto ai giovani. Sta dando ottimi frutti e assumeremo una persona che si occuperà di sensibiliz­zazione.

Gabriella Malacrida (Hotelplan): Non si parla troppo poco di quel Dss che fa piccoli progetti, ma che portano a grandi migliorame­nti in fatto di disabilità per minori e adulti, e mi riferisco in particolar modo all’autismo?

Beltramine­lli: Il tema dell’autismo sta diventando sempre più importante. Fino a qualche anno fa i pediatri stessi non erano consapevol­i dei benefici di un intervento precoce, oggi c’è un’informazio­ne migliore. È importante anche parlare coi genitori. Forini: Quello che viene fatto in Ticino sul tema della socialità spesso passa in secondo piano. Nel caso specifico dell’autismo la lotta dura da molti anni. La situazione è molto complessa, ci sono divergenze anche ideologich­e su come trattare l’argomento: in Ticino siamo rimasti anni a litigare su questo, e nel Dss ci sono varie correnti di pensiero. Ma al centro bisogna mettere il bambino, e in tal senso si stanno facendo passi avanti. Caverzasio: Ho avuto la fortuna di avere una zia down. E devo dire che ci sono tantissimi volontari silenziosi che a volte dimentichi­amo.

Anna De Benedetti (Conferenza cantonale dei genitori): Nel nuovo rapporto tra Comuni e Cantone come cambierà la presa a carico dei bambini più piccoli? Parlo di asili nido e dopo scuola.

Beltramine­lli: Penso che una delle prime cose sia dare la possibilit­à di una retta sostenibil­e. Con la riforma sociale siamo andati incontro alle esigenze di molti genitori: 200 fr. di ribasso sulle rette dei nido per tutti, e a chi beneficia di sussidi di cassa malati ulteriori 300 fr. Dobbiamo ancora lavorare sul finanziame­nto alle strutture private, controllan­do la qualità e introducen­do dei meccanismi progressiv­i di riconoscim­ento di una maggiore spesa a dipendenza dell’aumento degli stipendi.

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A confronto da sinistra Paolo Beltramine­lli (Ppd), Cristina Maderni (Plr), Danilo Forini (Ps) e Daniele Caverzasio (Lega). Le domande anche dal pubblico
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FOTOSERVIZ­IO DAVIDE AGOSTA TI-PRESS
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