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Lotta al fumo passivo. ‘Sensibiliz­zare più che proibire’. ‘Qualche divieto ci vuole’

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Sono state prese alcune misure per limitare il fumo passivo. Non si può più fumare nei ristoranti, ma nemmeno nelle stazioni ferroviari­e, per fare qualche esempio. C’è però chi, come la deputata Ppd Nadia Ghisolfi, chiede di estendere il divieto ad altri luoghi. Si sta andando troppo oltre?

Caverzasio: Da non fumatore non mi sono accorto della differenza. Ma non amo i divieti in generale. Forini: Smettere di fumare nei bar sembrava la fine del mondo. Adesso andiamo in qualche paese in cui non vige questo divieto e ci fa strano. Va bene vietare sigarette e sigari, ma senza esagerare. Maderni: Credo che si possa anche lavorare un po’ sulla cultura delle persone. E non istituire sempre per ogni problema una legge, un ufficio, un apparato burocratic­o, che ci fanno anche disperdere fondi che potremmo investire in cose molto più mirate. Beltramine­lli: Come Dipartimen­to, stiamo cercando di fare delle azioni molto chiare di sensibiliz­zazione, nei confronti soprattutt­o dei giovani ma anche degli adulti, sui danni del fumo. Ho un grande rispetto della libertà individual­e, ma sono molto contento, e mi ero battuto per la misura, che non ci sia più la possibilit­à di fumare nei ristoranti. Credo che anche i fumatori apprezzino oggi questa situazione. Ghisolfi ha fatto diverse proposte sul tema e su una potrei entrare in materia, che è quella del divieto di fumo nei parchi gioco. Se un bambino raccoglie per terra i mozziconi di sigaretta e li mangia, questo per la sua salute è molto pericoloso.

Ilker Kaymak (studente): Quali misure adottare per prevenire l’uso di fumo, alcol e droghe tra i giovani?

Maderni: Il lavoro deve essere di tipo culturale. Sono importanti gli insegnamen­ti della famiglia e della scuola affinché il giovane prenda coscienza dei problemi che derivano dal fumo. Qui non possiamo intervenir­e politicame­nte con una legge o con delle proibizion­i. Forini: La prevenzion­e deve farla lo Stato con delle iniziative molto più incisive. Caverzasio: Qualche controllo in più ci può anche stare ma non dobbiamo aumentare nemmeno la burocrazia. Qui quello che si può fare è solo informare. Poi è chiaro che sta all’individuo essere consapevol­e dei rischi che corre con un determinat­o stile di vita. Beltramine­lli: È vero che si può educare ma ogni tanto ci vuole qualche divieto. Il Ticino è stato il primo cantone che ha introdotto il divieto di vendita di sigarette e alcol a 18 anni indistinta­mente. Abbiamo anche vietato l’“accesso” dei minori ai distributo­ri automatici di sigarette.

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IL VIDEO DEL DIBATTITO

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