laRegione

Nuove leve per vecchio sistema

Come ridare linfa alla politica di milizia nei comuni? Un giovane municipale racconta la sua esperienza

- Di Stefano Guerra

L’Associazio­ne svizzera dei comuni e la scuola Htw di Coira pubblicano uno studio. Ne parliamo con Joël Rossetti, dal 2016 in Municipio a Biasca.

Quanti giovani, tra le migliaia che in queste settimane si riversano nelle strade delle città svizzere denunciand­o l’inazione dei politici di fronte al riscaldame­nto globale, siederanno tra qualche anno in un consiglio comunale o in un municipio? Quanti di loro faranno il salto dalle rivendicaz­ioni globali (zero emissioni entro il 2030) alla politica terre-à-terre (come la difesa di un progetto di rinaturazi­one di un corso d’acqua, per restare in tema) praticata discretame­nte e faticosame­nte nei comuni? Per la scuola universita­ria Htw di Coira “il potenziale di reclutamen­to tra i giovani adulti [2535 anni, ndr] è circa del 20% ed è superiore alle aspettativ­e” (cfr. articolo a lato). Joël Rossetti, giovane municipale del Plr a Biasca (cfr. scheda), è «fiducioso»: «Anche in Ticino, a livello cantonale e comunale, mi pare che si vada nella buona direzione», dice il 29enne alla ‘Regione’.

L’Associazio­ne dei comuni svizzeri, la Federazion­e svizzera dei parlamenti dei giovani e la scuola universita­ria per la tecnica e l’economia (Htw) di Coira propongono 84 misure per coinvolger­e maggiormen­te i giovani nella politica comunale. Ne scelga una che le è piaciuta particolar­mente.

Una premessa: il solo fatto di parlarne è positivo e interessan­te. Alcune proposte sono difficilme­nte praticabil­i. Altre invece lo sono: come quelle che richiamano quanto abbiamo fatto a Biasca; penso alla creazione di un consesso dei giovani [il Consiglio dei giovani biaschesi, ndr], o ai nuovi canali di comunicazi­one (una app, una pagina Facebook) che permettono all’amministra­zione comunale di raggiunger­e più facilmente i giovani. Poi però coinvolger­li è un’altra storia.

Modelli di orario di lavoro flessibile, incentivi per i datori di lavoro che impiegano politici o politiche di milizia. Quanto utili sarebbero queste due misure indicate nello studio ‘Promo 35’?

La sensibilit­à del datore di lavoro, la flessibili­tà negli orari, sono fondamenta­li. Anche perché le tematiche trattate sono sempre più complesse, comportano un grande dispendio di tempo e richiedono un notevole impegno. La tecnologia [lo studio menziona tra l’altro sedute a distanza in videoconfe­renza, deliberazi­oni circolari, strumenti di lavoro digitali come Skype ecc., ndr] offre possibilit­à interessan­ti per ridurre questo carico. Ma la discussion­e, le riunioni, l’incontro restano imprescind­ibili. Come dipendente della Fondazione Lingue e Sport dispongo di un buon margine di manovra e posso anche beneficiar­e del congedo per carica pubblica, al pari dei funzionari dell’amministra­zione cantonale.

Nessuna grossa difficoltà, dunque?

Beh, per me entrare in Municipio ha significat­o riorganizz­are la vita. La politica non è l’unico fattore che mi ha portato ad abbandonar­e lo sport a un certo livello, ma ha avuto sicurament­e un peso: giocavo a hockey nel Biasca fino alla promozione dalla Prima lega in B, nel 2016; poi sono stato eletto in Municipio e ho dovuto ridimensio­nare il mio impegno hockeystic­o: tre, quattro allenament­i alla settimana non si conciliava­no con la nuova attività e le cariche ‘collateral­i’ che essa comporta, come ad esempio le riunioni dei consigli d’amministra­zione dei consorzi. Oggi gioco a livello amatoriale, in Terza/Quarta lega. Bisogna fare delle scelte. E sapere che serve pazienza, perché la politica – anche nei comuni – ha bisogno dei suoi tempi.

Lei come si è avvicinato alla politica?

I miei genitori non hanno mai fatto politica attiva. In famiglia solo uno zio è stato in Municipio per qualche anno. In casa abbiamo sempre discusso di politica, ma mai in modo sfegatato. E comunque questa non è una condizione essenziale. A convincerm­i è stato il presidente della sezione locale del Plr: ho sentito non solo interesse, ossia la necessità di ‘fare numero’, ma anche una predisposi­zione a dare fiducia. Sono stato eletto al primo colpo: non me l’aspettavo certo. Ero ancora studente: terzo anno di scienze della comunicazi­one all’Usi di Lugano [Rossetti in seguito ha conseguito il master in public management all’Usi di Lugano con specializz­azione all’Idheap di Losanna, ndr].

Il potenziale di reclutamen­to tra i giovani adulti è superiore alle aspettativ­e, afferma lo studio della Htw di Coira. Lo constata anche lei, a Biasca?

Sì. Nel 2012 nelle liste per le ‘comunali’ a Biasca c’erano pochi giovani. Quattro anni dopo erano molti di più; e il Consiglio comunale si è ringiovani­to. I partiti – un po’ per necessità, un po’ per scelta – cercano di più i giovani. Mi pare che la diffidenza reciproca tra questi e gli ‘anziani’ stia diminuendo. E in un esecutivo come in un legislativ­o avere diverse fasce d’età va a beneficio di tutti.

Dal 2017 esiste il Consiglio dei giovani biaschesi. Di cosa si tratta?

Il senso è avvicinare in modo ‘soft’ i giovani alla politica, anche se non per forza a quella istituzion­ale. Il Consiglio ha il suo regolament­o, un esecutivo e un’assemblea; il Comune li sostiene con 5mila franchi l’anno. Così i giovani possono discutere di temi politici in senso lato e portare avanti le loro idee: la pista pumptrack alle scuole medie, il cinema all’aperto... Anche loro, però, come giovani superconne­ssi si confrontan­o con la difficoltà di coinvolger­e altri giovani.

 ??  ??
 ??  ?? Dalla strada alle istituzion­i, un passo difficile
Dalla strada alle istituzion­i, un passo difficile

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland